Al Politeama di Reggio una tre giorni di documentari per salutare la rassegna d’essai e la programmazione di primavera
Giu 20, 2013 - redazione
Storie di migranti e di emigrati calabresi, con una parentesi sulle favelas. Venerdì “Terramatta” di Costanza Quatriglio e “La nave dolce” di Vicari. Sabato “La mano e il guanto” di Orazi, domenica “Buonanotte Australia” di La Face
Al Politeama di Reggio una tre giorni di documentari per salutare la rassegna d’essai e la programmazione di primavera
Storie di migranti e di emigrati calabresi, con una parentesi sulle favelas. Venerdì “Terramatta” di Costanza Quatriglio e “La nave dolce” di Vicari. Sabato “La mano e il guanto” di Orazi, domenica “Buonanotte Australia” di La Face
Una selezione dei migliori documentari premiati nei principali festival del cinema chiude nel segno della settima arte la programmazione primaverile del Teatro Politeama Siracusa di Reggio Calabria. Parte da domani e si concluderà domenica la tre giorni dedicata ai docufilm nell’ambito della Rassegna d’essai firmata da Cineclub Internazionale Distribuzione e Fondazione Horcynus Orca. Quattro titoli di qualità, proiettati in giornate dedicate ciascuna a un tema specifico, fortemente orientato all’attualità, selezionati da Paolo Minuto per offrire al pubblico reggino il meglio del genere.
Domani, venerdì 21 giugno, focus sui migranti. Si comincia alle ore 18.30 con “Terramatta”, il docufilm di Costanza Quatriglio, una delle più belle sorprese dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia e vincitore nella categoria documentari del Nastro d’Argento, il premio assegnato dal Sindacato Giornalisti Cinematografici. La pellicola, che avuto anche la menzione di Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici, è liberamente tratta dalle memorie autobiografiche di Vincenzo Rabito, un bracciante siciliano nato nel 1899, semi-analfabeta per metà della vita, che ha lasciato, dopo una stesura di anni quotidiana e riservata, un’autobiografia in un impasto di italiano, sicilianismi e istinto. Da questa storia, Costanza Quatriglio ha tratto un racconto toccante, che vive di immagini d’archivio (dell’Istituto Luce Cinecittà e altri fondi), sperimentazione visuale, interviste e musiche elettroniche di Paolo Buonvino.
In serata, alle 21.00, spazio a “La nave dolce” il docufilm di Daniele Vicari sul primo respingimento di massa di migranti nella storia del nostro paese. Presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il film insignito del Premio “Francesco Pasinetti” 2012, racconta attraverso testimonianze dirette e filmati d’archivio la storia della nave Vlora che l’8 agosto 1991, brulicante di ventimila albanesi saliti con la forza a Durazzo, stracolma di zucchero ma totalmente priva di acqua, attracca con non poche difficoltà al porto di Bari. Dopo lunghissime operazioni di sgombero, i primi profughi albanesi che inneggiavano all’Italia furono dapprima rinchiusi in uno stadio vuoto, poi rimpatriati con l’inganno: convinti di volare verso Roma, scesa la scaletta dell’aereo si ritrovarono in patria.
Sabato 22 giugno sarà un pomeriggio italo-brasiliano, in clima Confederation Cup. Aspettando il match Italia- Brasile, alle 18.30 al Siracusa verrà proiettato “A mao e a luva – La mano e il guanto”, il documentario di Roberto Orazi ambientato nella favela di Recife, nel nord del Brasile, dove il poeta e musicista Ricardo Gomez Ferraz, autoproclamatosi orgogliosamente “trafficante di libri”, da quindici anni lavora per creare una biblioteca della favela e dimostrare che un libro può essere la porta per la felicità. Alla proiezione parteciperanno un gruppo di studentesse brasiliane dell’Università per stranieri “Dante Alighieri”, che offriranno al pubblico qualche assaggio delle specialità locali.
Domenica 23 giugno, alle 18.30, si torna a parlare di emigrazione, questa volta calabrese, con “Buonanotte Australia” di Pino La Face. La pellicola, che arriva per la prima in sala dopo lo Sciacca Film Fest, colleziona le storie di emigrazione raccontate da alcuni italo-australiani in attesa di ritrovarsi insieme per assistere allo spettacolo di un cantante calabrese doc. Le seconde e terze generazioni di emigrati sembrano aver cancellato le loro radici italiane e calabresi in Australia. Da qui l’esigenza dei vecchi di far sentire la propria voce, di raccontare la loro storia, di perpetuare ciò che rimane del presente e del passato vissuto.