Tanti i reperti della necropoli conservati al Museo Archeologico Metauros
di CATERINA SORBARA
A Gioia Tauro rivive l’antica Metauros
Tanti i reperti della necropoli conservati al Museo Archeologico Metauros
di Caterina Sorbara
Recentemente, abbiamo parlato del Museo privato della collezione Alagna, ma la città
di Gioia Tauro vanta un altro Museo: il Museo Archeologico Metauros.
Questo Museo che è nato sulla base di una convenzione tra l’Amministrazione comunale
guidata dal sindaco Renato Bellofiore e la Soprintendenza dei Beni Archeologici della
Calabria; attraverso i reperti presenti, ha lo scopo di illustrare, il passato della
città, a partire dall’età greca, quando venne organizzato il centro emporico di
Metauros, per passare all’età romana sino alla fase medievale.
Il Museo è ospiato a Palazzo Baldari, all’imbocco del centro storico, denominato
“Piano delle Fosse”.
I reperti presenti, provengono da una necropoli dell’antica Metauros, le cui tombe
erano ad incinerazione
Sono presenti vasi utilizzati come cinerari, ma il cui uso primario era connesso alla
cucina, come le chytrai, pentole sferiche per la bollitura dei cibi e anfore che indicano la fitta rete commerciale entro cui era inserita Metauros.
Di grande interesse sono i corredi della fase più antica del centro che presentano
vasellame di impasto non depurato e realizzato a mano, tipico delle culture indigene
dell’Età del Ferro e anche il vasellame greco. Ci sono coppe che venivano utilizzate
al consumo del vino, crateri per la mescita con l’acqua e tanti contenitori per unguenti
e oli profumati.
I rapporti di Metauros con l’antica Locri, sono testimoniati da alcune statuette
in terracotta e piccoli altari (arule), sempre in terracotta.
I rapporti con Reggio, sono testimoniati dalla ceramica Calcidese, mi riferisco alle
ceramiche a figure nere, sono vasi decorati con scene che rappresentano la caccia
al cinghiale di Calidone e l’accecamento di Polifemo.
L’insediamento romano è attestato da vasi in vetro soffiato e alla ceramica da mensa.
Infine nella sezione medievale, sono esposte varie ceramiche, databili per lo più
fra il XIV e il XV secolo, fra le quali esempi di invetriata policroma da mensa,
dai decori vivaci.
Con soddisfazione diciamo che molte scuole lo hanno già visitato, l’augurio è che
presto tutte le scuole della Piana del Tauro e della Calabria lo possano visitare,
perché solo conoscendo bene il nostro passato, possiamo vivere bene il presente,
proiettandoci nel futuro.