L’arrivo della nave con le armi chimiche siriane, il fallimento della classe politica calabrese
Lug 01, 2014 - redazione
Editoriale di Robin Hood
L’arrivo della nave con le armi chimiche siriane, il fallimento della classe politica calabrese
Editoriale di Robin Hood
L’arrivo della nave danese a Gioia Tauro è la dimostrazione del fallimento della classe politica calabrese. Le poteste dei sindaci del territorio, un’intera comunità della piana di Gioia Tauro, che in questi mesi hanno alzato la voce della protesta facendo di tutto per far capire a chi ci governa che questa operazione di trasbordo delle armi chimiche siriane non era ben vista. Pur in presenza di tale protesta i governi centrali sono andati avanti senza nemmeno preoccuparsi di ascoltare i sindaci del territorio che rappresentano le istanze dei cittadini. Una tale considerazione che ci deve far riflettere su quanto contiamo
come cittadini e calabresi. La stessa classe politica calabrese, mi riferisco ai consiglieri regionali ed ai parlamentari calabresi, non hanno avuto il peso politico di imporre ai governi Letta e Renzi un cambio d’opinione. La Calabria, terra di conquista per tutti, dimostra tutta la sua fragibilita’ sul versante politico.
A pochi mesi delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale una seria riflessione va fatta su chi inviare a rappresentare i calabresi nel massimo consenso istituzionale. Indipendente dalle garanzie sul buon esito della riuscita di tale trasbordo di armi chimiche al porto di Gioia Tauro, il dato politico per noi non è questo, per noi rimane, che tale decisione sia stata presa senza il nostro consenso, senza essere stati coinvolti. Insomma di noi calabresi se ne sono strafegati, ecco questo è
il punto, che deve farci riflettere seriamente. La Calabria vive uno dei momenti più difficili sul piano politico ed economico,
nella indifferenza totale di che deve tutelarci.
Una crisi economica drammatica, aziende che chiudono, una disoccupazione record da far impallidire anche i più ottimisti sulla ripresa economica. Per far riprendere la macchina calabrese c’è bisogno di una classe politica autonoma e che abbia autorevolezza a Roma. Senza questa condizione sarà difficile uscire dal tunnel.