Longobucco, lavoratori licenziati si incatenano davanti al palazzo del Municipio
Nov 18, 2014 - redazione
LONGOBUCCO (CS) – Sei lavoratori in mobilità si sono incatenati per protesta davanti all’ingresso del Municipio di Longobucco. Gli operai, licenziati nel 2012 dall’impresa che si occupa della costruzione della nuova strada Longobucco-mare, lamentano il mancato reintegro nel posto di lavoro nel momento in cui sono ripresi i lavori con l’utilizzo di altre maestranze.
Il sindaco di Longobucco, Luigi Stasi, ha scritto al Prefetto di Cosenza chiedendo l’apertura di un tavolo di trattativa. I sei lavoratori manifestano la loro preoccupazione «in quanto – spiegano – il prossimo 28 dicembre scade l’indennità di mobilità».
Gli operai che stazionano davanti alla sede municipale di Longobucco sono intenzionati a protestare ad oltranza e minacciano di non partecipare al voto per le prossime elezioni regionali. «Non abbiamo ancora capito – dice uno di loro – perché non è stata mantenuta la promessa di reintegro, anche perché l’impresa ce lo aveva garantito. Adesso, da quando sono ripresi i lavori della strada, ci risulta che l’impresa stessa si sta avvalendo di operai esterni».
“PRECARIATO IN CALABRIA È VERGOGNA DI STATO”. Graziano esprime solidarietà agli operai della Sila-mare
La vertenza dei lavoratori del cantiere della strada Sila-Mare è diventata ormai una vicenda paradossale quanto vergognosa. Che, purtroppo, continua ad offendere e mortificare la dignità umana! A prescindere dal fatto che, in qualsiasi altra Regione, questa arteria sarebbe stata realizzata in pochissimo tempo. In questo territorio, invece, a causa di una classe politica Cosenza-centrica che ha sempre soffocato le nostre aspettative di sviluppo, ci sono voluti circa venticinque anni, per realizzare soltanto un tratto di sette chilometri. A fronte di poco meno di venti chilometri dell’intera arteria, che potrebbe stravolgere in meglio il flusso turistico e lo sviluppo dell’intero territorio della presila fino all’altopiano Silano. Da qui, ovviamente, una serie di conseguenze che hanno coinvolto e travolto il destino di questi operai e delle loro famiglie.
È quanto dichiara Giuseppe Graziano capolista della Casa della Libertà – Ferro Presidente, candidato per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria alle prossime consultazioni di Domenica 23 Novembre 2014, esprimendo solidarietà ai lavoratori della Sila – Mare, da ieri in stato di agitazione. Gli operai ritengono ingiusto il proprio licenziamento effettuato il 30 settembre del 2012 da parte della ditta Sogemi, in quanto i lavori ancora in corso, avrebbero dovuto consentire il loro reintegro.
Non è possibile – aggiunge Graziano – continuare ad assistere a questo spettacolo indecente che svilisce ed annienta la dignità delle persone. Voglio esprimere tutto il mio disappunto a chi si è reso complice, consapevole o meno di questa grave situazione, e voglio dare il mio sostegno ai tanti lavoratori, padri di famiglia che vi sono coinvolti. Lungi da me strumentalizzare la vicenda, ma è solo l’indignazione di un cittadino come tanti. E non di un politico di professione come tanti altri mestieranti che calcano la scena amministrativa della nostra Regione da tantissimi anni con svariati ruoli e funzioni, senza essere mai riusciti a realizzare alcuno sviluppo concreto per i calabresi. Ed è stata proprio la mia indignazione verso questo sistema che mi ha spinto a scendere in campo di fianco alla gente. L’indignazione per le opere incompiute. L’indignazione per i fondi europei restituiti, per una sanità dilaniata. Ma soprattutto – continua – perché non si può annichilire la dignità dell’uomo privandolo del più importante diritto. L’Italia, così come sancisce la nostra Costituzione, è una Repubblica fondata sul lavoro. Ecco perché non posso sopportare e tacere sulla vertenza degli operai della Sila-Mare, così come non è accettabile la vicenda che sta coinvolgendo i lavoratori socialmente utili e della pubblica utilità, impiegati ed integrati negli organici degli Enti locali, diventata una vergogna di Stato. Non è possibile continuare a prendersi gioco delle sorti di 5mila famiglie calabresi. La politica – conclude Graziano – e le istituzioni, anche in questo caso ed in modo irresponsabile, stanno dimostrando tutta la loro inefficienza e alimentando, con i loro incomprensibili comportamenti, un pericoloso clima antidemocratico. Dobbiamo mandare a casa gli artefici ed i responsabili di questi scempi e riprendere, insieme, a programmare il nostro futuro.