banner bcc calabria

Suicidio giudice Giusti, avvocato Femia: “Si può ipotizzare l’istigazione al suicidio”

banner bcc calabria

banner bcc calabria

Il giorno dopo il suicidio dell’ex giudice Giancarlo Giusti, è il suo avvocato difensore ad alimentare polemiche e dubbi sulle inchieste nei confronti del suo assistito, ipotizzando anche “una istigazione al suicidio”.

Secondo l’avvocato Geppo Femia, infatti, «nel codice esiste un reato estremamente grave che si presta ad una difficile dimostrazione, l’istigazione al suicidio. Certamente c’è stato un accanimento giudiziario nei confronti di Giusti». «Si è ucciso per dimostrare la sua innocenza, non per vergogna», aggiunge Femia.

«A Giusti – ricorda il legale – di ritorno dalla Cassazione dissi: “tu puoi avere tutti i rapporti, anche che io non conosco, con Lampada; puoi avere concordato di fare tutto quello che ti pare per chissà quanti milioni, ma da queste carte tu per me sei assolutamente innocente. Non c’è una corrispondenza con quanto tu hai fatto, che certamente è censurabile dal punto di vista strettamente deontologico. Ma da qui ad arrivare al reato ne passa”».

«Sulla base della decisione della Cassazione – ha proseguito l’avv. Femia – stiamo parlando di 1.700 euro spesi da Lampada in favore di Giusti per avere in cambio, secondo l’impostazione accusatoria ritenuta anche dalla Cassazione, la nomina, peraltro fatta da un collegio, della cugina quale custode di beni sequestrati alla famiglia Pelle. Beni che poi sono stati confiscati. Oltre a questo ci sono due incarichi di monocratico, piccole cose, ed un causa riguardante la moglie di Lampada che Giusti non si è mai fatta assegnare e che è stata gestita da altri magistrati, che hanno dichiarato di non essere mai stati contattati da Giusti».