Signor governatore della Calabria, Mario Oliverio,
ieri non ha risposto alle mie domande in commissione parlamentare
Antimafia. È rimasto in silenzio sull’iter dell’ospedale nuovo della Piana
di Gioia Tauro, limitandosi a dire, con vecchia e debole scusa, che si è
trovato davanti ad atti già definiti. Le ricordo che i parlamentari
calabresi del Movimento 5 stelle le hanno scritto più volte sui punti
oscuri del caso, ma lei ha ignorato queste segnalazioni e per risposta ha
perfino accelerato l’inizio del lavori.Inoltre, Lei ha detto di non sapere che la moglie dell’allora direttore
generale del dipartimento regionale per i lavori pubblici stava in Tecnis,
cioè la società appaltatrice di quell’ospedale (oltre ad un secondo
previsto nella Sibaritide), il quale, grazie al suo assenso diretto sorgerà
con pesanti dubbi sulle procedure: titolarità originaria e acquisto dei
terreni, rimozione del vincolo di destinazione d’uso scolastico e varie
deroghe di protezione civile.Governatore Oliverio, Lei ha poi taciuto sulla nomina illegittima di Santo
Gioffrè a commissario dell’Asp di Reggio Calabria, deliberata proprio dalla
sua giunta regionale. A tal proposito ha fatto scena muta su chi, tra
i suoi pochi assessori, le ha proposto il nome di Gioffrè, e ha asserito di
non sapere che lo stesso Gioffrè fu assessore della Provincia di Reggio
Calabria che in tale veste votò la delibera di anomala intestazione dei
terreni per l’ospedale della Piana di Gioia Tauro.La presidente della commissione parlamentare Antimafia ha messo la sordina
su queste vicende, con dichiarazioni che all’estero farebbero inorridire
perfino i marmi. Circa la presenza nella giunta calabrese di Antonino De
Gaetano, nonostante le informative sul suo conto, la presidente Bindi ha
infatti affermato: «Il presidente Oliverio si è assunto la responsabilità
politica della scelta, fermo restando che siamo in assenza di alcun
riferimento concreto o documento formale». Eppure Paolo Borsellino lanciò
un monito etico chiarissimo. «I consigli comunali, regionali e provinciali
– raccomandò – avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe
vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei
tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica».La morale è che la missione di ieri della commissione Antimafia è stata
indirizzata volutamente verso l’oscuramento di alcune vicende che tra le
altre riguardano direttamente il Partito Democratico, in particolare nella
provincia di Reggio Calabria; a partire dall’approdo di De Gaetano, che
prima militava nei Comunisti. Nella sinistra reggina, rammento, si
annoverano l’accusa di partecipazione ‘ndranghetistica del sindaco – di
Melito Porto Salvo – Gesualdo Costantino (Pd), ancora sotto processo, e il
caso dell’altro assessore Rocco Agrippo, già condannato per concorso
esterno in associazione mafiosa. Il dato storico è che Agrippo e Costantino
erano nella stessa, citata giunta provinciale di Gioffrè.Come ha potuto affermare, governatore Oliverio, che la presenza in giunta
di De Gaetano «continua a essere agitata in maniera strumentale»?Vede, il problema non è il riscontro penale, ma il controllo politico e
morale degli uomini, dei loro movimenti, dei loro rapporti con
l’elettorato; soprattutto nella regione in cui è nata la ‘ndrangheta, che
impedisce la democrazia effettiva e lo sviluppo economico e sociale.Al suo posto, governatore Oliverio, io mi sentirei male, per i suoi «non
so» e i mutismi rispetto alle mie domande. Una cosa è certa: da ieri lei
non può più presentarsi come uomo del cambiamento.