di Luigi Mamone
Dalle colonne di un giornale regionale che secondo l’impersonale “si dice” dell’ambiente giornalistico, assai simile all’IO narrante del Verga dei Malavoglia, verserebbe in fase preagonica, abbandonato ormai da molte delle sue firme, alcune delle quali indubbiamente prestigiose, e altre, in qualche caso solo onuste di bolsa gloria di paese, una stoccata – peraltro garbata – di un giovane articolista alla ricerca di un posto al sole e forse di un ulteriore articolo da proporre a corredo della pratica di iscrizione all’Albo, ci ha costretto ad una riflessione sul dovere dell’informazione – al condizionale e con il beneficio dell’inventario – e la temerarietà della notizia.
La stoccata – attualissima in questi giorni in cui gli Azzurri della Spada e del Fioretto hanno fatto incetta di titoli mondiali – ci è parsa obiettivamente fuori misura e figlia della voglia di trasformarsi da articolista in opinionista o peggio ancora in censore. Diversamente saremmo costretti – con logica stringente a dedurre che l’aspirante collega necessiti una buona ripetizione sui modi e tempi dei verbi e delle coniugazioni verbali. Questo perché definire “temerario” un articolo scritto rigorosamente al condizionale e che dunque esprimeva pienamente il beneficio del dubbio con il quale il pezzo era stato scritto dall’articolista che giungeva a domandarsi e a sollecitare ai lettori il dubbio se la notizia fosse espressione di “realpolitik o di fantapolitica” ci pare veramente fuori luogo. Un colpo basso? Una caduta di stile e un’assenza assoluta di deontologia da parte del giovane collega ebbro di entusiastico compulso giornalistico? Assolutamente no. Non crediamo a queste ipotesi malevole che getterebbero ombre funeste sul panorama della stampa calabrese, Olimpo nebuloso, questo, popolato da eroi omerici, senza macchia e senza paura: alcuni invincibili, altri immortali, altri detentori di diritto successorio dinastico e ulteriori altri per maturati riti di iniziazione esoterica. Altri infine addirittura…. invisibili. Eroi tutti – costoro – che combattono contro mostri di ogni tipo e specie e che, novelli Campanella, si pongono a lottare i mali estremi della cattiva informazione della Calabria. Riteniamo la stilettata sia frutto di un colpo di calore di questo luglio africano e come tale la accettiamo con il beneficio del dubbio. Tanto quanto avevamo recepito la notizia della nostra fonte confidenziale – che il requisito dell’ attendibilità fino ad allora certamente lo aveva – ma che ex post – riconosciamo – ha toppato di malo modo. Preso atto di ciò auguri a tutti: aspiranti giornalisti e aspiranti candidati sindaci. Ripassate i verbi e la grammatica. Per entrambi vi saranno utili: per scrivere e per fare comizi. Ad majora!
Noi intanto sulla riva del mare nostrum riprendiamo a leggere un bel libro di De Crescenzo: “Elena, Elena, Amore mio” la cui lettura a causa di questa ingenua stilettata eravamo stati nostro malgrado, costretti a interrompere proprio mentre il Pelide Achille inchiappettava nel tempio di Apollo, Troilo, uno dei tantissimi figli di Priamo.