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Male figure

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Non è ancora dato di sapere, dopo oltre una settimana dalla pubblicazione del falso scoop dell’Espresso che ha sbattuto, con un’accusa infamante, in prima pagina il Presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta a che punto sia giunta (e se davvero mai sia partita) l’indagine interna al gruppo editoriale L’ Espresso che l’editore Carlo De Benedetti avrebbe affidato all’ A.D. del Gruppo Monica Mondardini, allo scopo di fare chiarezza sui retroscena e sulle dinamiche che hanno esposto il settimanale ad una mala figura (detto alla siciliana) che resterà scritta negli annali del cattivo giornalismo d’inchiesta.
Strano a dirsi ma è stata più rapida la Procura della Repubblica di Palermo che dopo aver convocato i due giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi, senza mettere troppo tempo in mezzo, ha notificato loro l’iscrizione sul registro degli indagati con la non lieve accusa di “pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico”.
Inoltre per il solo Messina (giova ricordare che 3 anni fa fu licenziato da Crocetta dall’ufficio stampa della Regione Siciliana) gli inquirenti ipotizzano anche il reato di calunnia, in quanto avrebbe indicato una sua presunta fonte, dalla quale sarebbe stato però smentito.
Per un giornalista codesta è una mala figura che rischia di compromettere seriamente la carriera.
Un’ iscrizione sul registro degli indagati, occorre sempre ricordarlo ai sanculotti in s.p.e., non equivale ad una condanna ma poiché la vicenda è subito apparsa tanto clamorosa quanto poco credibile, a maggior ragione dopo le nette smentite delle principali procure siciliane, non possono esserci dubbi che si è trattato di una patacca i cui contorni devono essere chiariti anche e soprattutto sotto il profilo penale.
Ed è altrettanto evidente che i due giornalisti (o solo uno dei due, che poi ha trascinato l’altro nella mala figura) delle due l’una: o si sono fatti infinocchiare da un informatore che si è rivelato una talpa cieca o, peggio, hanno lavorato di fantasia. Non esiste, come si legge negli scombiccherati commenti di qualche collega loro sodale, una terza ipotesi: regge poco peraltro, anche quella adombrata dal fantasioso Governatore che ha parlato con un’enfasi, comprensibile ma eccessiva, di “servizi segreti deviati” che starebbero dietro la vicenda che, a sentir lui è “il più grave attentato alla democrazia mai avvenuto” (bum!).
Infine, appare la ripetizione di certi stanchi rituali giornalistici isolani, utilizzati quando mancano solidi argomenti, la tesi che racconta di presunte “zone grigie”.
Per una volta i fatti sono, al contrario, di una chiarezza cristallina, tale da suggerire alcune brevissime considerazioni:
a) indipendentemente dall’esito dell’inchiesta aperta dalla magistratura palermitana i due giornalisti devono essere sanzionati esemplarmente poiché, non è ancora dato di capire se consapevolmente o meno (ma importa poco), con il loro falso scoop oltre che danneggiare l’onorabilità di una persona (anche se si tratta di un “potente”) hanno provocato un terremoto di cui la Sicilia e l’ Italia non avevano proprio la necessità.
Possiamo almeno parlare, “apertis verbis” di scarsa professionalità o è un attacco alla libertà di stampa?
b) con loro deve fornire molto più che le vaghe e reticenti spiegazioni sul suo operato rese sino ad oggi il direttore responsabile dell’Espresso Luigi Vicinanza che da codesta farsa tragica ne esce come chi non è certo stato all’altezza del compito di direttore del più diffuso settimanale italiano. E’, quello di chi e come dirige un magazine di fama mondiale, solo un problema di Carlo De Benedetti e della signora Mondardini? Anche. Ma è soprattutto un problema che riguarda gli aficionados della testata, peraltro storicamente non nuova a infortuni clamorosi, poi messi sotto il tappeto ( i non più giovani ricorderanno il caso Cederna/Leone che costò le dimissioni dell’allora Presidente della repubblica) da una compiacente corporazione;
c) infine “the last but non the least” vale la pena accennare alla mala figura di molti esponenti del Pd siciliano (e non solo) i quali, per il fatto che non deve essere sembrato loro vero di poter liquidare l’imbarazzante governatore grazie alla classica buccia di banana (vero sottosegretario Faraone?) saltando a piè pari le responsabilità politiche derivanti dal fatto che il Pd è l’architrave della maggioranza parlamentare che lo sostiene, si sono lanciati in dichiarazioni di fuoco, seguite da imbarazzate e imbarazzanti rettifiche che hanno offerto la cifra della disperante modestia, politica, umana e culturale di una classe dirigente regionale di un di cui il Governatore Crocetta, peraltro, è la migliore espressione.
L’ostentato silenzio del segretario nazionale del Pd, che, una volta di più ha dimostrato di possedere un fiuto canino utile per evitare le male figure, è stato, sotto questo profilo, quanto mai eloquente.

Emanuele Pecheux