“La Fondazione Calabria Etica e tutte le altre fondazioni in House della Regione Calabria, sono dei carrozzoni utili alla politica per creare clientelismo e forse è anche giusta la chiusura ma, a
mio avviso, i tempi non sono maturi”. A dichiararlo è Mimmo Gianturco, coordinatore politico di ‘Sovranità’ e consigliere comunale a Lamezia Terme.
“Con la liquidazione della fondazione – afferma Gianturco – ritengo sia un bene che i progetti sociali ritornino in mano ai comuni ma prima di fare ciò va concordata una programmazione con gli enti territoriali. Questo perché i comuni al momento non hanno né una programmazione adeguata né la
possibilità economica di gestire i progetti sociali che gestiva la Fondazione Calabria Etica”.
“In questa fase – continua il consigliere comunale lametino – per i comuni è impossibile attuare e portare a termine i progetti sociali gestiti da Calabria Etica, in quanto gli enti territoriali vivono una grave crisi finanziaria. Inoltre, come potrebbe ad esempio il sindaco di Lamezia (avendo lui la delega ai fondi europei e programmazione comunitaria) studiare, attrarre e gestire fondi europei di carattere sociale se impegnato h24 a cercare in tutti i modi di recuperare risorse per evitare il dissesto finanziario dell’ente? Questo stesso problema lo avrebbero tutti quei comuni interessati dai progetti di Calabria Etica”.
“La giunta regionale ha dunque avviato le procedure per lo scioglimento della Fondazione “Calabria Etica” – prosegue il leader di Sovranità – nominando commissario liquidatore il professor Valerio Donato che avrà cura di riconoscere le spettanze ai lavoratori che legittimamente hanno svolto
attività lavorative. Chiediamo al Prof. Donato che vengano liquidate le spettanze dovute anche ai collaboratori del progetto ‘Centri per la Famiglia’ che da gennaio ad aprile non hanno ricevuto lo stipendio e i loro contratti sono stati dichiarati paradossalmente cessati al Dicembre 2014
(per i contratti rinnovati) o a Gennaio 2015 (per nuovi contratti) perché il progetto è stato dichiarato nullo”.
“Le diatribe politiche – conclude Gianturco – quanto quelle burocratiche e/o amministrative non possono coinvolgere i collaboratori che, a causa delle possibili colpe di qualcuno o a causa di giochi politici ormai noti soprattutto in Calabria (tanto più se questi avvengano in periodi di campagne elettorali), sono quelli che ne pagano le spese”.