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Oppido, assolti Santo Surace e Natale Altomonte

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Il Tribunale di Palmi, in accoglimento delle richieste formulate dal difensore,
Avv. Giuseppe Alvaro, ha assolto, per non avere commesso il fatto, Santo Surace,
28 anni, e Natale Altomonte, 65 anni, entrambi di Oppido Mamertina.

I due erano stati arrestati il 20 gennaio scorso dai Carabinieri di Molochio nella
ritenuta flagranza del reato di favoreggiamento nei confronti di Natale Trimboli,
46 anni, originario di Platí, già condannato nel processo Minotauro di Torino sulla
‘ndrangheta in Piemonte, indicato dal Ministero dell’Interno come uno dei latitanti
più pericolosi di Italia e ricercato anche in ambito internazionale.

I Carabinieri, durante una perquisizione eseguita presso un’abitazione sita alla
via Genova n. 2/f di Molochio, avevano rintracciato il Trimboli, che nell’occasione
dichiarava di chiamarsi invece Francesco Barbaro ma la cui reale identità veniva
subito accertata dai militari, in compagnia di Santo Surace e di Natale Altomonte,
i quali non avrebbero fornito agli operanti idonea giustificazione circa la loro
presenza all’interno dell’abitazione né in merito ai loro rapporti con il Trimboli.
Poco dopo sopraggiungeva nell’appartamento anche un’altra persona, identificata
in Carmine Luci, 44 anni, di Molochio, il quale risultava essere il soggetto che
aveva la disponibilità dell’immobile, messo a disposizione del latitante. All’interno
dell’abitazione veniva rinvenuto materiale (effetti personali e abbigliamento)
riconducibile al ricercato, segno evidente, secondo gli inquirenti, che quest’ultimo
aveva trovato stabile rifugio nell’abitazione di via Genova.

Insieme al latitante venivano, quindi, tratti in arresto i tre uomini sorpresi
all’interno dell’appartamento, nei cui confronti il Gip di Palmi, su richiesta
del Pubblico Ministero, convalidava l’arresto in flagranza e applicava la misura
cautelare degli arresti domiciliari, con l’accusa di concorso nel favoreggiamento
della persona ricercata dalle Forze dell’Ordine.

Nel corso del procedimento Carmine Luci presentava richiesta di patteggiamento
della pena, mentre Surace e Altomonte chiedevano, tramite il difensore, di essere
giudicati con il rito abbreviato.

L’Avv. Giuseppe Alvaro, nel corso della discussione in difesa dei due imputati,
ha richiamato la giurisprudenza di merito e di legittimità secondo cui la mera presenza
fisica in compagnia del latitante, non accompagnata da altri elementi indiziari,
non integra la fattispecie del favoreggiamento personale, che richiede invece l’accertamento
di una condotta che si sia risolta in un concreto e continuativo aiuto al latitante
ad eludere le investigazioni o a sottrarsi alle ricerche dell’autorità. Il difensore
ha, quindi, evidenziato che l’immobile al cui interno si trovava il latitante non
era in alcun modo riconducibile ai due imputati, e che mancava assolutamente la prova
che entrambi avessero fornito altro tipo di sostegno o di supporto al Trimboli.

Il Tribunale, condividendo le argomentazioni difensive, ha assolto i due imputati,
per i quali invece era stata richiesta dall’accusa la condanna alle pena di due
anni di reclusione (per Altomonte) e di un anno e sei mesi di reclusione (per Surace).