Succedeva nel maggio del 2011 che l’Azienda Agricola “Il Filo di Seta” di Ortì Sup. produceva Istanza al Consorzio di Bonifica “Area dello Stretto” chiedendo un intervento urgente di ripristino e sistemazione della strada che , servendo anche molte altre proprietà terriere, conduce alla nostra Azienda sita in località Marroni-Prestia.
Nella medesima Istanza si faceva notare che l’impraticabilità della stessa rendeva impossibile ogni tipo di attività ordinaria dell’Azienda ma, soprattutto, la manutenzione e la pulizia di ben 8 Ettari di terreno senza la quale si paventava un elevato rischio incendi.
Nell’Agosto dello stesso anno quasi l’intero terreno andò, di fatti, “a fuoco” lasciandoci completamente sgomenti per quanto fosse prevedibile in un territorio in cui i piromani d’Estate la fanno da padroni.
A seguito di ciò chiedemmo conto in modo pubblico dell’operato del Presidente del Consorzio, ad oggi in carica, per le omissioni decennali (l’ultimo intervento sulla strada risale al 1991 circa con la cementificazione di parte di essa) che avevano direttamente impedito la fruizione ordinaria della nostra Azienda e di molti altri terreni fintanto che la stessa Enel, a fronte della richiesta di un allaccio elettrico, ci comunicò che l’operazione era resa impossibile dalle condizioni disastrate della strada.
Lo stesso replicò pubblicamente, a mezzo stampa, che non esisteva alcuna omissione, che non esisteva alcuna Azienda operante ma solo un terreno incolto e che il Consorzio non aveva alcuna competenza su quella strada.
Pertanto ci rivolgemmo al Comune (Ufficio Patrimonio) per fare chiarezza sulle competenze e dunque sulle responsabilità apprendendo che, di fatto, la strada era ed è comunale.
Il Danno e la Beffa ora emergono ancora in modo più surreale.
Se la competenza era ed è comunale perché e come è stato possibile ad inizio anni ’90 un intervento da parte del Consorzio di Bonifica su quella strada?
Volendo prendere atto dunque che la strada, come da verifiche ulteriori, è di competenza strettamente comunale ci si chiede oggi per quale motivo il Consorzio continui ad inviare con modalità vessatorie richieste di tributi per la manutenzione ( inesistente e documentabile) della stessa che ad oggi è in condizioni pietose.
La nostra Azienda ha perso , a causa dell’impossibilità di operare, lo status di “Agriturismo”, il marchio “biologico” e rilevantissime opportunità lavorative e di sviluppo connesse alla nostra storica attività di bachicoltura e gelsicoltura (sono andati in fumo quasi 800 gelsi) ed al Museo della Seta costituito dagli stessi titolari dell’Azienda oltre 20 anni fa. Si aggiunga a questo l’impossibilità di accesso, viste le condizioni, a qualsivoglia Bando Europeo che prevede, anche in Europa 2020, molteplici e proficue opportunità per il comparto agricolo.
Abbiamo avuto premi internazionali (DEA TERRA 2005 a Boston) e riconoscimenti importantissimi ma siamo completamente isolati, costretti a raggiungere a piedi il terreno e addirittura vessati da inutili e vergognosi balzelli completamente illegittimi come da sentenza di Commissione Tributaria Provinciale di Arezzo del 2011 che accoglieva il ricorso presentato dall’Unione Nazionale Consumatori.
“Il Consorzio – stabilisce la sentenza– (in linea peraltro con la giurisprudenza di Cassazione), non ha alcun diritto di imporre tasse di bonifica ai contribuenti, che possono essere richieste solo in presenza di effettive migliorie e solo a coloro che di tali migliorie hanno usufruito.
La tassa infatti è un tributo versato da un privato a un ente pubblico per un servizio erogato e si distingue dall’imposta per il fatto che quest’ultima è obbligatoria e non ha alcuna relazione con l’espletamento di un’attività o un servizio da parte dell’ente pubblico.
L’avviso di pagamento inviato dal Consorzio di Bonifica ai cittadini impone una tassazione, supponendo che la somma richiesta corrisponda a un servizio.
Il tributo viene richiesto ai proprietari degli immobili di qualsiasi natura (terreno o fabbricato) che ricadano in un comprensorio di bonifica, per il fatto di ricevere benefici dall’attività di bonifica svolte dal consorzio, che opera per la manutenzione e l’esercizio degli impianti.”In una città ed in una regione in cui le Istituzioni sono sempre in prima fila a fare passerelle contro le mafie Chi vuole operare in modo onesto e creare opportunità lavorative ed ecosostenibili oltre che Cultura (vedi Museo della Seta) viene completamente abbandonato e addirittura vessato!
Faremo ovviamente ricorso al Consorzio ma dopo anni di raggiri pretendiamo un intervento immediato per la sistemazione della strada anche a fronte di impegni di spesa che fra ottobre ed oggi il Comune di Reggio ha previsto per la manutenzione stradale di ben 1mln e mezzo ( 750 dopo l’Alluvione in autunno e 750 adesso) in cui non ci pare ancora sia stata inserita questa strada , colpita da dissesto idrogeologico, che serve ben oltre 15 proprietà terriere e consente a molti cittadini di Ortì di avere una propria economia che crea indipendenza dalla città .
Già da maggio scorso l’Assessore ai lavori pubblici Angela Marcianò ha effettuato un sopralluogo con il geologo Postorino prendendo atto delle condizioni di impraticabilità della stessa ulteriormente ratificate in un altro recente incontro presso i luoghi con palesato impegno a prendere provvedimenti.
Siamo stanchi di rimandare il nostro Lavoro; ogni pazienza si è esaurita!
Rosa Furfari, Titolare Azienda Agricola “Il Filo di Seta”, Componente del DIrettivo regionale di
“Donne in Campo” C.I.A., Fondatrice Museo della Seta