COSENZA – Sono complessivamente 36 gli indagati coinvolti nella seconda tranche dell’inchiesta sugli appalti dell’Anas. Inchiesta che, grazie alla comparazione degli elementi scaturiti dagli accertamenti tecnici e dall’esame del materiale sequestrato a ottobre, ha consentito di accertare, secondo la Guardia di Finanza, come la corruzione individuata «non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse considerarsi sistemica».
I finanzieri hanno infatti accertati nuovi episodi illeciti e scoperto ulteriori dirigenti e funzionari Anas che, a vario titolo e in accordo con diversi imprenditori, si sono resi responsabili di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale. In particolare gli episodi di corruzione erano finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto a determinate imprese e a velocizzare l’erogazione dei pagamenti, a sbloccare contenziosi e consentire la disapplicazione delle penali, assicurando indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio.
L’inchiesta arriva dopo quella che ha travolto la stessa Anas per tangenti, con il coinvolgimento dell’ex sottosegretario calabrese Luigi Meduri e fino alla collaborazione della principale imputata, Antonella Accroglianò.
«Il mercimonio della pubblica funzione – sostiene la GdF – e la sistematicità dell’asservimento della medesima sono stati i tratti essenziali che hanno caratterizzato per anni» l’operato dei pubblici funzionari dell’Anas che sono stati arrestati oggi. In cambio di questo mercimonio, i dirigenti, ma anche il deputato di Forza Italia indagato, «hanno ottenuto utilità e provviste corruttive dai titolari di aziende affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale». Utilità che, secondo quanto è stato accertato, sono pari a circa 800 mila euro.
Le perquisizioni sono state effettuate nel Lazio, in Sicilia, in Calabria, in Puglia, in Lombardia, in Trentino-Alto Adige, in Piemonte, in Veneto, in Molise e in Campania. Perquisite anche le sedi Anas di Roma, Milano e Cosenza. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati anche 225 mila euro in contanti.