REGGIO CALABRIA – Si è tenuto ieri l’atteso il consiglio regionale sulla sanità. In apertura la relazione del presidente della giunta regionale Mario Oliverio. In aula presente anche la deputata del Movimento Cinque Stelle Dalila Nesci. Nel pubblico anche una delegazione di sindaci della fascia tirrenica cosentina e diverso cittadini giunti a Reggio Calabria con alcuni autobus.
Il presidente Oliverio ha annunciato che a breve saranno convocati gli stati generali della sanità per supplire alla inadeguatezza della struttura commissariale.
«Abbiamo assistito e assistiamo tutti – ha detto Oliverio – al fallimento di questa esperienza nella quale la gestione commissariale, distorcendo la propria funzione, ha raggiunto livelli inauditi di discrezionalità che hanno toccato l’acme nel mantenimento illogico, irrazionale di doppioni in alcune aziende a scapito di altre. Solo la forte discontinuità – ha aggiunto Oliverio – e l’avvio di un vero processo di riforma del servizio sanitario regionale consentirà alla Regione Calabria e alla politica il recupero del suo ruolo, di programmazione e di controllo».
Ecco il documento approvato dal Consiglio regionale:
“Premesso che
il Governo Nazionale ha disposto, nel dicembre dell’anno 2009, che la Calabria si dotasse di un Piano di Rientro dai debiti pregressi accumulati nella gestione del Servizio Sanitario Regionale;
. I’ attuazione del suddetto Piano di Rientro è stata affidata all’amministrazione regionale;
. successivamente, a seguito delle elezioni regionali svoltesi nel marzo 2010, la Giunta Regionale presieduta dall’on. Giuseppe Scopelliti ha chiesto ed ottenuto l’attivazione dell’Istituto Commissariale per la gestione del Piano di Rientro deliberato dal PCM nel luglio 2010;
. le funzioni di Commissario furono affidate al Presidente della Giunta Regionale e furono esercitate sino al 31 dicembre 2014;
. la Legge di Stabilità 2015 ha previsto, invece, la incompatibilità della funzione commissariale con quella di Presidente della Giunta Regionale;
. dall’anno 2009 ad oggi, dunque, si sono succedute più gestioni commissariali per l’attuazione di diversi documenti di Piani di Rientri;
. al 31 dicembre 2012, si è reso necessario la predisposizione di un ulteriore piano operativo per il raggiungimento degli obiettivi precedentemente programmati e non attuati;
. alla scadenza del triennio 2013/2015, 31 dicembre dell’anno 2015 è scaduto anche il suddetto piano operativo ed ancora non sono stati perseguiti gli obiettivi indicati;
. recentemente l’Ufficio del Commissario ha trasmesso al Ministero della Salute un nuovo piano operativo 2016/2018, configurando così una proiezione novennale della gestione commissariale;
. la pluriennale attività commissariale non ha mai raggiunto gli obiettivi previsti dal Piano di Rientro del debito sanitario;
. in questi anni il servizio sanitario calabrese ha subito un progressivo depauperamento e si è registrata una contrazione qualitativa e quantitativa dei servizi erogati;
IL CONSIGLIO REGIONALE
. esprime forte preoccupazione per la condizione in cui versa attualmente il Servizio Sanitario Regionale;
. evidenzia che l’emigrazione sanitaria passiva registra costi mai raggiunti nel passato (286 milioni di euro). E’ questa una cifra addirittura superiore al gettito derivante dalla imposizione fiscale autonoma regionale, che per i calabresi prevede l’applicazione di tariffe destinate al pagamento delle tasse più alte d’Italia;
. denuncia il fatto che in Calabria è disatteso il riconoscimento del diritto universale alla cura della salute del cittadino dal momento che non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza: la Calabria si colloca al penultimo posto tra le regioni italiane (137/160);
. denuncia inoltre che ad oggi non si è registrata una effettiva ottimizzazione della spesa sanitaria. Infatti, sono stati prevalentemente tagliati i servizi e non colpiti e ridotti gli sprechi;
. denuncia, altresì, che:
gli stessi erogatori privati accreditati sono fortemente insoddisfatti delie attività commissariali e da mesi hanno attivato uno scontro giurisdizionale che vede sistematicamente soccombente la Regione; le liste di attesa registrano tempi insopportabili per la domanda epidemiologica; si registra uno scollamento e l’assenza di integrazione tra l’attività ospedaliera e territoriale con l’ulteriore indebolimento della rete di prevenzione e di assistenza costringendo, così, l’utenza a riversarsi indistintamente verso gli ospedali HUB;
l’approvazione del Decreto Commissariale n. 30/2016 determina ulteriori inefficienze, squilibri, contraddizioni ed impedisce ogni logica di programmazione razionale ed innovativa; la proposta di nuova rete ospedaliera è stata delineata senza alcuna concertazione o consultazione istituzionale. Gli stessi Direttori Generali delle Aziende Ospedaliere e Sanitarie Provinciali sono stati ignorati;
di fronte all’esplosione di una diffusa protesta, che si è manifestata su tutto il territorio regionale da parte di tante rappresentanze sociali e della popolazione calabrese, lo stesso Ufficio del Commissario, evidenziando i termini di una programmazione approssimativa ed assolutamente discrezionale, ha più volte rappresentato la necessità di apportare correttivi e modifiche;
IL CONSIGLIO REGIONALE
. condivide la richiesta avanzata dal Presidente della Giunta Regionale, dai consiglieri regionali, da numerosi consigli e giunte comunali, da molteplici associazioni di categorie e rappresentanze sindacali di revocare i DCA nn. 25/2016, 26/2016, 27/2016 e 30/2016;
. approva la relazione del Presidente della Giunta Regionale, Mario Oliverio;
. chiede, altresì, si pervenga ad una nuova proposta di riorganizzazione attraverso l’attivazione di una adeguata concertazione istituzionale;
. chiede la rinegoziazione del piano di rientro attraverso misure e criteri più flessibili, tali da consentire l’uscita dal piano stesso;
IL CONSIGLIO REGIONALE
chiede che il Governo Nazionale assuma ogni utile iniziativa finalizzata al superamento della gestione commissariale del Servizio Sanitario Regionale calabrese.
Auspica, inoltre, che possa trovare compimento, anche attraverso l’emanazione di uno specifico decreto da parte del Consiglio dei Ministri, una iniziativa legislativa tesa al superamento dei Piani di Rientro attualmente in vigore nelle regioni italiane e la conseguente soppressione delle relative gestioni commissariali”.
MIMMO BEVACQUA
“Prendo atto con soddisfazione che, finalmente, si sia deciso di dedicare una seduta
ad hoc alle questioni della sanità in Calabria, come da me richiesto attraverso ripetute
mozioni e ordini del giorno, sin dai primi mesi del nostro insediamento”. Così Mimmo
Bevacqua, nel suo intervento odierno in Consiglio regionale.
“Sulla necessità di arrivare al più presto al superamento in Calabria dell’istituto
del commissario, – ha affermato Bevacqua – penso che ci sia ben poco da aggiungere.
Così come credo ci sia poco da aggiungere sul famigerato Decreto 30, se non ribadire
le colpe di scelte commissariali non condivisibili, determinate in maniera autarchica
e senza il coinvolgimento delle parti interessate, a partire, naturalmente, dalla
Regione. Bene ha fatto, quindi, il Presidente Oliverio, nei giorni scorsi, a rappresentare
al ministro Lorenzin un quadro a tinte fosche della sanità calabrese dopo sette anni
di commissariamento”.
Detto ciò, – ha continuato Bevacqua – credo che la vera domanda cui dare risposta
in questo Consiglio riguarda il ruolo che intendiamo assumere nella nostra veste
di consiglieri regionali. Da tempo, autorevoli esperti sostengono che il consiglio
regionale calabrese abbia abdicato al suo ruolo e, di fronte a poteri straordinari
sempre più debordanti, non riesca ad esercitare quella funzione di programmazione
che gli è propria. Tali pareri, da me pienamente condivisi, mi portano ad affermare
che il commissario governativo deve limitarsi a esercitare poteri amministrativi
e al massimo regolamentari, ma mai quelli legislativi. È al Consiglio che spetta
decidere e prontamente legiferare sulla programmazione sanitaria”.
Il dato ulteriore – ha proseguito Bevacqua – è che, senza una reale e potenziata
integrazione fra ospedale e territorio, un sistema sanitario coerente non può funzionare,
non può essere efficiente. In tale contesto, assume particolare significato il potenziamento
delle cure primarie. Ecco perché condivido le due forme associative da tempo individuate,
le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e le Unità di Cure Primarie (UCCP), che
appaiono perfettamente congrue allo scopo, tenendo conto dell’orografia specifica
e delle deficitarietà che insistono sulle piccole comunità. È qui che vanno create
le condizioni per evitare il sovraccarico indelle reti ospedaliere, offrendo professionalità
e strumentazioni tali da infondere nei cittadini lanecessaria fiducia in prestazioni
ottimali”.
“Quello che i tempi ci chiedono – ha concluso Bevacqua – è di acquisire la coscienza
della necessità e il coraggio delle scelte. I calabresi meritano rappresentanti che
non sfuggano ai loro doveri: il consiglio regionale nel suo insieme deve mostrarsi
capace di saper fare proprio il grido di dolore, che noi cogliamo ogni volta che
mettiamo piede in una struttura ospedaliera o di territorio”.
NAZZARENO SALERNO
“La situazione sanitaria calabrese – afferma il consigliere regionale Nazzareno Salerno (Fi) – ha origini lontane e vanno analizzati tutti gli elementi evitando letture riduttive. Sin dalla fase iniziale di questa legislatura – quindi già prima della nomina del commissario Scura – ho richiesto la convocazione di un Consiglio regionale dedicato a questa delicata tematica, convocazione che è arrivata in maniera assolutamente tardiva. Ricordo preliminarmente che il Piano di rientro – prosegue il consigliere regionale – è stato approvato da Loiero, alla fine della sua esperienza, e che inizialmente prevedeva la chiusura degli ospedali con meno di 120 posti letto. Con il governatore Scopelliti siamo riusciti, seppur parzialmente, a modificare il Piano, salvando il salvabile e tutelando gli ospedali generali e quelli posti in aree strategiche come quelle di montagna. Per comprendere lo stato attuale – evidenzia Salerno – non si può ignorare questa premessa. Ho sempre sottolineato l’obiettivo di questo Governo di colonizzare la Calabria, poi dimostrato dalla produzione di una norma, a mio avviso ad hoc per la Calabria, che ha stabilito l’impossibilità di nominare commissari per il Piano di rientro i presidenti delle Regioni. Dico a chiare lettere che Scura non è la persona adatta per fare il commissario, innanzitutto perchè non può andare ai Tavoli nazionali a spiegare che la Calabria ha delle sue specificità e non può essere considerata allo stesso modo della pianura Padana. Di certo – sottolinea Nazzareno Salerno – non si può ragionare solo in termini statistici. Mi chiedo come si possa pensare di abbattere le liste d’attesa o l’emigrazione sanitaria con il turn over bloccato e le gravi carenze in termini di posti letto. Mi domando cosa è stato fatto per il potenziamento della rete territoriale e per l’apertura dei poliambulatori dalle 8 alle 20”.
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che il problema è politico – rilancia il consigliere regionale – bisogna rimettere in discussione il Piano di rientro rivendicando ruoli di primo piano nella Programmazione della Regione Calabria. Occorre assumere una posizione centrale ponendo come punto di riferimento – conclude Nazzareno Salerno – la tutela del diritto alla salute dei calabresi”.
FLORA SCULCO
“Finalmente il Consiglio regionale discute di sanità. Era ora! Per troppo tempo la discussione sul tema non è stata affrontata nella sua sede naturale e anche noi, molti di noi consiglieri regionali siamo stati, purtroppo, costretti ad esprimerci, più volte, sugli organi di stampa, correndo il rischio di aggiungerci altro disordine al disordine generale che su questo argomento si è generato”.
E’ quanto ha asserito il consigliere regionale Flora Sculco (capogruppo di Calabria in rete) che ha aggiunto: “Oggi, il Consiglio regionale, che è l’istituzione democratica più alta e rappresentativa della Calabria e dei calabresi e che finora è stata incredibilmente tenuta in disparte, devo dire anche per sua responsabilità, può occuparsi di sanità e mi auguro possa farlo non secondo logiche divisorie e di parte e neppure in maniera occasionale, saltuaria, strumentale e fine a se stessa. È un tema troppo importante, e non sarà sufficiente un solo Consiglio ma bisognerà soffermarsi ancora, il Consiglio e tutte le sue articolazioni, ancora tante altre volte su questo tema che è il cuore delle problematiche che interessano e riguardano l’intera Regione, e che coinvolge tutti i cittadini, senza eccezione alcuna ed è l’obiettivo principale su cui indirizzare impegno, serietà, responsabilità e massima attenzione. Io stessa più volte e sin dal mio primo intervento in quest’aula ho avuto modo di dire come, su questo tema, più di ogni altro saremmo stati osservati e giudicati e cosi, ahinoi, è avvenuto! Manca poco, davvero poco – ha proseguito Sculco – per raggiungere un livello di disapprovazione generalizzato da parte dell’opinione pubblica calabrese. Tutto questo deve indurci a promuovere rapidamente un grande sforzo e a mettere in campo un sincero e forte impegno per evitare che il rapporto di fiducia con i calabresi sia definitivamente e irrimediabilmente compromesso. Per queste ragioni, il Consiglio regionale è chiamato ad esercitare, a partire da oggi e sempre di più, le proprie prerogative di controllo e di vigilanza su temi che, come quello della sanità, toccano da vicino la vita e i bisogni della Calabria. Non può che essere così. E se qualche volta si è data l’impressione di qualche timidezza del Consiglio, nell’agire in autonomia e con prontezza, dobbiamo fare in modo che non accada più. Se le fibrillazioni che attraversano tutta la Calabria, le proteste, gli scontenti, persino la rabbia e l’insoddisfazione di operatori della sanità e dei cittadini giungono oggi in quest’Aula – ha aggiunto – significa che quest’Aula ha una sua precisa funzione democratica a cui si deve assolvere, per evitare che le polemiche degenerino in conflitti e che dai conflitti scaturisca la paralisi del sistema. E’ per questo necessario che il dibattito, a tratti acceso ed estremamente confuso, sulla sanità, trovi modo di armonizzarsi attraverso Proposte precise e, in questo caso, con Proposte che dicano con chiarezza qual è il sistema di sanità che vogliamo per la Calabria e per i calabresi. Un sistema sanitario che ha come compito principale quello di offrire servizi e risposte di qualità e di efficienza alla domanda di salute dei cittadini. Tutto ciò che si allontana da questo obiettivo non è accettabile. Per troppo lungo tempo la sanità è stata utilizzata, impropriamente utilizzata e gestita, per fini ed obiettivi utili a soddisfare gli interessi di pochi e di alcuni. È la storia inconfutabile di questi anni. Una storia che – ha detto Flora Sculco – ci ha consegnato una sanità stremata, affogata di debiti, gravida di inefficienze e tanti, troppi vizi, per non dire altro, molte degenerazioni, e poche, davvero troppe poche virtù. Troppi vizi e poche virtù. Purtroppo tutti i calabresi ancora oggi pensano che ci sia molto da fare, tanto da fare, per riorganizzare una sanità che, come ci dicono e ci segnalano tutti i dati, le cifre e le statistiche ancora non funziona o quantomeno non funziona come tutti desiderano e vogliono e come è dovuto e necessario. Questi passaggi non sembrino retorici, perché se non ci intendiamo sulle cause e le responsabilità politiche ed amministrative che hanno provocato il default della sanità, causando il commissariamento per il rientro dal deficit, difficilmente riusciremo a venirne a capo. E venirne a capo, soprattutto oggi, è per noi, non una scelta, ma un obbligo politico ineludibile. La crisi della sanità, aldilà degli errori macroscopici compiuti dalle strutture Commissariali – ha evidenziato ancora il capogruppo di Cir – coincide con la crisi del regionalismo e quindi con la crisi della stessa politica. Parliamoci chiaro: in questa difficile partita del superamento della crisi del sistema sanitario regionale, è in gioco la stessa credibilità della politica. La sanità non può essere considerata più terreno di scontro politico: non lo consente l’etica, non lo consentono i calabresi. Non vogliamo e non dobbiamo consentirlo noi tutti! Se questa è la situazione, è evidente che bisogna tornare alla normalità e ridare a Cesare quel che è di Cesare, ridare alla istituzione regionale quello che gli spetta: la funzione e la responsabilità di guida e di governo del settore. Questo va chiesto e va fatto! E non per tornare indietro e lontano, magari a ricreare altri vizi e a riproporre vecchie impostazioni, ma per superare una condizione che per primo a noi e a tutti i calabresi appare insopportabile. Questo non significa in alcun modo, né deve significare che il passaggio da una fase Commissariale che, ormai, non ha più senso, rappresenti un ritorno al passato e magari a camuffate verticalizzazioni e a gestioni verticistiche che realizzerebbero un nuovo dominio, una nuova supremazia, una nuova concentrazione di potere, che non farebbe funzionare le cose e non ci appare la medicina giusta per porre rimedio ad una situazione di cui noi tutti, tutti, senza eccezione, ci lamentiamo. Quello che serve, su questo tema e su questo argomento – ha rilanciato Sculco – è mettere ordine e mettere in filiera compiti, funzioni e responsabilità, in modo chiaro ed inequivocabile e a ciascuno il suo, di compiti e di responsabilità, per esercitare una funzione di governo chiara e lucida, mirata e protesa a riorganizzare e qualificare i servizi sanitari nella nostra regione, riducendo sprechi e aumentando il livello di soddisfazione dei cittadini. Al Consiglio regionale spettano e vanno riconosciuti compiti che non sono secondari ma primari e fondamentali: compiere scelte di fondo e fornire indirizzi chiari e lungimiranti. Alla Giunta regionale spetta il compito di dare concretezza alle scelte e ai programmi e Consiglio e Giunta, insieme e non separatamente, hanno il dovere e la responsabilità di esercitare l’alta funzione di Governo soprattutto in un settore e su di un tema così delicato ed importante nella vita di tutti i calabresi. Se la direzione di marcia e la bussola che ci guiderà, a seguito di questo Consiglio, sarà questa, allora potremo dire – ha concluso Flora Sculco – di aver compiuto il nostro dovere e di aver svolto appieno le nostre responsabilità”.
FRANCESCO D’AGOSTINO
“La situazione del sistema sanitario regionale dopo sei anni di commissariamento continua a peggiorare, e bene ha fatto il Presidente Mario Oliverio ad avviare una nuova fase, in sinergia con Giunta, Consiglio e soggetti del settore, a partire dall’organizzazione degli Stati generali della Sanità”.
Lo sostiene il vice presidente del Consiglio regionale Francesco D’Agostino, che ha sottolineato la necessità urgente “di cambiare rotta su tema così importante per i cittadini calabresi”.
“L’evidenza – ha proseguito D’Agostino – è che la sanità regionale versa in condizioni drammatiche. Basti pensare che nel periodo 2014 – 2016 sono stati emanati ben tre decreti commissariali sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, e la sensazione è che si vada verso il quarto documento a riguardo. Altro segnale negativo è la carenza di posti letto, il cui numero è al di sotto della media nazionale, mentre le strutture ospedaliere, di per sé obsolete, sono carenti di nuove tecnologie e di figure professionali necessarie. Tutto questo dimostra come il piano di rientro, che muove su una logica esclusivamente numerica, sia inefficacie ed inefficiente”.
Secondo Francesco D’Agostino: “Il problema è diffuso, radicato, e comprende criticità su ogni fronte, come ad esempio la pressoché totale assenza di Case della Salute sul territorio regionale. Cresce, in questo contesto, l’emigrazione sanitaria che la Regione Calabria sostiene economicamente, con spese di non poco conto”.
“A questo punto – ha concluso il vice presidente del Consiglio regionale – è urgente avvicinare la risposta sanitaria regionale ai reali bisogni dei calabresi, ridisegnando il volto del sistema sanitario regionale in funzione delle esigenze dei cittadini e dei territori, aprendo una stagione di investimenti veri e lungimiranti che prevedano, tra l’altro, l’impiego delle risorse ex articolo 20, e restituendo finalmente alla politica la funzione di indirizzo in materia sanitaria”.