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Cinquefrondi, il centro Popul’Art a rischio chiusura

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di Giuseppe Campisi

Cinquefrondi – Una brutta tegola
potrebbe abbattersi sul centro di aggregazione giovanile Popul’Art di
Cinquefrondi, una delle tre esperienze culturali finanziate dall’ex
Provincia di Reggio Calabria che rischia la chiusura e che dal 2013
anima la città ed i centri limitrofi con laboratori ludico-espressivi
per bambini, impegnandosi a contrastare il disagio giovanile –
esistenziale, relazionale, culturale giovanile attraverso la buona
pratica delle discipline artistiche. “In questi anni – scrivono in una
nota i responsabili della cooperativa Kalamé che ha in gestione la
struttura – il centro si è consolidato come uno spazio che favorisce la
piena espressione di sé e delle proprie attitudini creative. Uno spazio
plurale, laico, in cui l’irripetibile unicità di ogni persona è accolta,
e dove ci si educa al confronto, al rispetto delle differenze, alla
cooperazione. A Popul’Art combattiamo gli stereotipi di genere,
impariamo che non si diventa donna secondo un copione prestabilito e
discriminatorio”. Un lavoro prezioso e meritorio quello di Popul’Art in
un contesto sociale messo a dura prova da mille difficoltà e privazioni
che cerca un sussulto di riscatto con l’impegno di dare valore all’arte
ed al talento personale nelle sue molteplici forme. Allestimenti, piece
teatrali, mostre fotografiche, laboratori ma anche sportello psicologico
e centro d’ascolto rivolto all’interno e al territorio. Una fucina di
produzioni per il centro la cui attività cardine rimane quella teatrale
– trattandosi peraltro dell’unico gruppo teatrale con sede a
Cinquefrondi – il cui ultimo allestimento, “L’incredibile don Ceuzu”,
andrà in scena quest’estate. “I beneficiari del lavoro di Popul’Art non
sono però soltanto le persone che frequentano abitualmente la struttura
– fanno sapere i responsabili -. Si pensi alle molteplici iniziative
culturali pubbliche realizzate da Popul’Art nelle scuole, in piazza, in
biblioteca e frutto della collaborazione con il comune, gli istituti
scolastici, il sindacato, le associazioni, un’emittente televisiva. Si
pensi al “Progetto donna” che ha riunito diverse cittadine a condividere
e promuovere sensibilizzazione sulle tematiche femminili” arrivando a
collaborare con i servizi sociali del comune, il consultorio familiare
di Polistena ma anche il tribunale per i minori di Reggio Calabria. Un
centro aggregativo e culturale che semmai merita attenzione e
salvaguardia per non dissipare le speranze di chi lo anima e di un
intero comprensorio che – specie di infusioni di cultura in questo
particolare momento storico che la Calabria attraversa – ha
maledettamente bisogno.