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Il comizio di Conia chiude l’estate cinquefrondese

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di Giuseppe Campisi

CINQUEFRONDI – L’atteso comizio di chiusura dell’estate cinquefrondese ha permesso al primo cittadino Michele Conia di fare il bilancio consuntivo del primo anno di amministrazione rivolgendosi “a quei cittadini che hanno un po’ di delusione” le cui aspettative cioè sarebbero state disattese presentando un lungo elenco dettato dalla voglia “di memoria e ricordo” per replicare a quanti, in paese, recitano il mantra del disfattismo. Un promemoria insomma che ha abbracciato una serie di criticità piccole e grandi che sono state affrontate dall’amministrazione in una ottica di problem solving, dalle scuole al commercio, dai parchi alle opere pubbliche, dalla cultura ai futuri investimenti strutturali come ad esempio quelli per il recupero dell’ostello della gioventù della Limina già ricovero per animali. Ma nell’elenco di Conia c’è stato posto tra l’altro anche per il servizio civile riattivato, la tari diminuita del 10%, il campo sportivo terminato, l’attivazione delle consulte e della commissione pari opportunità passando per la mensa scolastica divisa per fasce ed il lavoro, attraverso la rotazione dei disoccupati impiegati direttamente dal comune.

“Ora inizia la fase due perché il primo anno era di rodaggio – ha chiarito Conia che si è scusato anche per gli errori commessi –. Dobbiamo avere il coraggio di toccare la macchina amministrativa perché noi vogliamo fatti”. Conia ha poi informato che entro dicembre una serie di interventi interesseranno molte zone del paese: il rifacimento di piazza Castello, il parco giochi della villa comunale, allargato e ammodernato con giochi per bimbi diversamente abili, una piazza con parco a contrada Violelle, la captazione di nuove sorgenti ma anche la rivisitazione della viabilità cittadina attraverso il rifacimento della segnaletica ed un nuovo piano del traffico. E poi la questione città metropolitana, vera scintilla che ha di fatto infiammato, in questi ultimi tempi, la polemica politica tra i due sindaci dirimpettai. Era il tema a cui forse Conia teneva di più in quanto volto a chiarire, in via principale alla cittadinanza, la mancata presa di posizione ante elezioni che aveva lasciato margini a dubbi lasciando dietro di se una coltre di fumosa incertezza poi riverberata nelle polemiche con il sindaco di Polistena.

“Chi urla e accusa vuol dire che non ha ragione” è stato il primo commento sulla questione che Conia ha spiegato come il voto riguardasse l’elezione “di 14 consiglieri, non di uno” e come interessati fossero “i sindaci e i consiglieri comunali non di Cinquefrondi ma di tutta la provincia”. Quindi ha informato sul rifiuto da parte di Tripodi circa un confronto pubblico proposto da una radio e due emittenti televisive “perché è facile parlare quando l’altra parte non c’è” confermando a tal proposito di essere sempre pronto “dove vuole, quando vuole e come vuole”. Le dinamiche preparatorie di una lista identitaria hanno lasciato spazio ad un nulla di fatto “per qualche atteggiamento di qualcuno” e la contestuale candidatura ritirata da parte di altri soggetti (Salvatore Fuda sindaco di Gioiosa, Domenico Mantegna vice sindaco di Benestare, Mimmo Panetta di Siderno e Mimmo Lucano sindaco di Riace) hanno poi fatto precipitare la situazione verso l’abbandono anche da parte dello stesso Conia su input di Sinistra Italiana, movimento politico a cui il sindaco di Cinquefrondi fa attualmente riferimento.

“Io non appartengo al partito di Michele Tripodi” ha subito chiarito Conia che ha poi riferito delle invettive di Tripodi unicamente al suo indirizzo nonostante il dietrofront interessasse almeno altri quattro soggetti politici. L’accordo con il sindaco forzista Giuseppe Pedà “che un mese fa si è fatto la foto con Salvini” è stato poi il rimprovero mosso a Tripodi da Conia che ha risposto all’accusa sulla mancanza di un rappresentante della piana nella Città Metropolitana in questo modo: “La Piana di Gioia Tauro ha Peppe Zampogna e Fabio Scionti. La piana di Gioia Tauro non sei tu Michele Tripodi, siamo tutti noi”. Anche sul mancato sostegno a Tripodi è arrivata la replica: “Due anni fa, quando alla regione era candidato Giuseppe Longo e per pochi voti non è stato eletto perché loro hanno votato un candidato di Reggio Calabria, lì non c’era il territorio o il territorio c’è quando il candidato è di Polistena?”. Anche il ricorso al Tar di Tripodi a Longo in merito alle elezioni provinciali del 2011 è entrato nel dibattito, così come la questione indennità di carica, con una provocazione: “Siamo pronti a scambiarci due mesi delle nostre indennità di giunta con una delle loro” incalzando sul discorso difesa dei posti di lavoro della struttura sanitaria privata Villa Elisa e rimbrottando Tripodi sulla mancata partecipazione alla battaglia, che doveva essere comune come per l’ospedale di Polistena, contro la chiusura del tribunale di Cinquefrondi. “Chiudiamola qui perché io amo Polistena. Uno come me che non crede nei confini e nelle barriere mondiali può alzare un muro tra Cinquefrondi e Polistena? Noi dobbiamo rispondere ai problemi veri dei cittadini a cui di questa polemica tra me e lui, sono convinto, non frega nulla”. Quindi, rivolgendosi a Tripodi ha chiosato: “Io non sono comunista come te. Io sono figlio di Berlinguer”.