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Cultura, presentato a Rende il libro di Agazio Loiero

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A dispetto dell’antipolitica, la sala Tokio del Museo del Presente di Rende venerdì sera era piena come ai tempi in cui era il luogo utilizzato dal riformismo d’oltre Campagnano per comunicare col mondo. Anche ieri il riformismo, non solo rendese, ma tout court, l’ha fatta da padrone: su impulso di LabDem, l’associazione interna al Pd presieduta dall’ex ministro ed ex parlamentare Salvo Ando, ha presentato “Lorsignori di ieri e di oggi” (Rubbettino 2016), il libro in cui l’ex governatore calabrese Agazio Loiero si è divertito (e a leggerlo si capisce quanto si sia divertito e, soprattutto, abbia voluto divertire i propri lettori) a tracciare 16 ritratti di altrettanti personaggi della seconda repubblica, da Berlusconi a D’Alema, passando per Travaglio, Crozza e de Magistris, fino a Giuliano Ferrara. Una collezione, per dirla col prefatore Paolo Franchi, di “medaglioni”, o, per usare un gergo se possibile più retrò, di “elzeviri” in cui, l’ex big del centrosinistra, riscoperto l’amore per il giornalismo, ha tentato di raccontare la storia politica recente.
Sala piena, s’è già detto (e aggiungiamo: incurante del freddo) e parterre nutrito. Infatti, subito dopo i saluti del “padrone di casa”, il coordinatore rendese di LabDem Giuseppe Parise, sono intervenuti Cesare Loizzo, il coordinatore regionale di LabDem, Francesco Lo Giudice, il responsabile cultura di Anci giovane-Calabria, la critica letteraria Sofia Vetere, l’ex capogruppo regionale del Pd Sandro Principe e Salvo Andò. Tempi tutto sommato serrati e una sequenza di interventi piuttosto densa. Ma, c’è da dire, l’attenzione del pubblico è rimasta alta fino alla fine, quando ha preso la parola Loiero.
Loizzo, in particolare, si è soffermato sul divorzio tra politica e cultura, verificatosi durante la seconda repubblica, che è stato, a suo dire, alla base dell’attuale clima di antipolitica. In altre parole, secondo il responsabile regionale di LabDem, il libro di Loiero è «uno strumento importante per ricucire i fili di una narrazione interrotta, che è poi lo scopo di LabDem». Insomma, l’associazione, vera e propria area socialista che sta prendendo piede nel Pd, si ripropone, sulla scia di altre iniziative simili, tra cui la scuola di politica organizzata più volte, di ricreare un discorso culturale che impedisca alla politica di “scivolare” verso l’amministrazione tout court.
Preoccupazione analoga l’ha espressa Principe. Il big socialista, approfittando anche del recente anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, ha ricordato che «è triste che si ripensi alla prima repubblica solo come alla storia della Dc e del Pci, quando la tradizione socialista ha dato grandi contributi alla crescita democratica del paese».
Socialismo e riformismo per Principe fa tutt’uno. E forse oggi è davvero così. Soprattutto se si considera l’attuale declino dell’area laica, in cui nessuno è riuscito a riprendere la tradizione del garofano. «Non fummo capiti perché eravamo avanti di trent’anni», ha detto ancora Principe. E ha girato il dito nella piaga: «Ieri i partiti avevano prodotto politici di spessore a tutti i livelli che consentivano un dialogo tra centro e periferia, oggi c’è una deriva spaventosa perché il livello della classe politica si è abbassato in maniera paurosa».
Anche Andò si è lanciato in un amarcord e, soprattutto, in una riflessione su quel che poteva essere e non è stato. Critico su tutta l’attuale situazione, l’ex ministro non ha, tuttavia, il complesso della nostalgia. Ma certo è che, sempre secondo Andò, «un libro come questo dovrebbe girare nelle scuole, per far capire ai ragazzi la politica e i suoi misteri».
Sempre a proposito di amarcord, Loiero ha chiuso i lavori sciorinando, con la consueta bonomia carica di toni ironici, la sua doppia memoria storica, di giornalista e di testimone. Quel che poteva essere e non è stato. Ad esempio, secondo Loiero, «la perdita della dimensione comunitaria della politica, che ha aperto la strada ad altri contropoteri». E poi il racconto dei rapporti tra politica e magistratura, riassunto nel medaglione, carico di curaro dedicato dall’ex governatore all’ex pm di Catanzaro: «La sua prima inchiesta la perse contro un defunto». Bastano questi cenni per far capire che non per tutti, come ha ironizzato Loizzo, «scrivere libri è roba da pensionati». Non lo è soprattutto per Loiero, che dimostra di continuare ad avere di che dire la sua.
Alleanza tra democristiani e socialisti? Forse no. Ma il recupero della cultura può questi ed altri miracoli.