Il tribunale della Libertà di Catania si è conformato alla sentenza della Cassazione a seguito di articolata discussione dell’avvocato Mariangela Borgese sostituendo l’aspra misura cautelare in carcere con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari al proprio assistito.
I FATTI
In data 11 OTTOBRE 2018 due coniugi di Rosarno sono stati arrestati allo svincolo di Catania dagli agenti della Guardia di Finanza. I due trasportavano un chilogrammo di cocaina su un’auto noleggiata. L’auto e i due sono stati poi portati negli uffici del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania dove, durante una perquisizione personale e del veicolo, sono stati trovati cinque panetti di droga, dal valore di circa 100 mila euro, avvolti con nastro adesivo marrone che erano custoditi in una intercapedine del bagagliaio. Marito e moglie sono stati quindi arrestati e rinchiusi nel carcere di Catania Piazza Lanza. Il Gip, Dott.ssa CASCINO, dopo la convalida dell’arresto su articolata istanza di mitigazione della misura cautelare presentata dall’Avv. Mariangela Borgese, del foro di Palmi, aveva prima concesso gli arresti domiciliari e poi l’obbligo di soggiorno e di firma alla donna. Il marito, invece, era rimasto in carcere. Il difensore aveva allora proposto richiesta di riesame ma il Tribunale aveva confermato l’ordinanza del GIP di custodia cautelare in carcere. Avverso tale rigetto il legale ha proposto ricorso per Cassazione deducendo l’omessa motivazione dell’ordinanza sull’inidoneità della misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Con sentenza n. 14604 del 13 marzo 2019 la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avv. Mariangela Borgese, ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catania ,rilevando vi fosse una motivazione manifestamente illogica poiché fondata su mere congetture, richiamando il significativo precedente delle Sezioni Unite del 28 aprile 2016 (sent. n. 20769/2016) alla luce del quale la modifica del comma 1 dell’art. 275bis C.p.p. (apportate con d.l. 146/2013, convertito con l. 10/2014) sarebbe espressione di una vera e propria scelta legislativa di predilezione – a parità di esigenze cautelari – per la sorveglianza elettronica, in luogo della custodia cautelare in carcere, quest’ultima configurandosi ulteriormente quale extrema ratio. Tale preferenza si evince dal rovesciamento – frutto per l’appunto della novella legislativa del rapporto tra custodia in carcere ed arresti domiciliari assistiti da “braccialetto elettronico”, tale per cui la prima costituisce l’eccezione e la seconda la regola, alla luce del principio del minimo sacrificio per la libertà personale.
Con ordinanza del 26/4/2019 il Tribunale del Riesame di Catania, a seguito di articolata discussione dell’avv. Mariangela Borgese sul carattere di “extrema ratio” della custodia cautelare in carcere, con conseguente necessità di un apparato argomentativo rafforzato ogni qualvolta si scelga la misura più afflittiva, si è conformata alla sentenza della Cassazione, ed ha concesso gli arresti domiciliari all’imputato.