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A Taurianova tra “faide e sangue” si sta sempre zitti, a prescindere

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“Daltonici, presbiti, mendicanti di vista. Il mercante di luce, il vostro oculista ora vuole soltanto clienti speciali che non sanno che farne di occhi normali…”, cantava il grande Faber. Ma cosa mai avrebbe scritto, se dopo un tal “oltraggio” insieme alla precaria vista si aggiunse poi la sordità? Di quei ciechi silenti e sordi come di chi non vuol saper nulla al di fuori del suo culo? Un paio di “occhi normali” si sa, non si trovano nemmeno nelle storie d’amore. Ma l’amore non è altro che una morale che urta con l’irrazionalità di un sentimento e se non urta non vien lesa.
Eppure sono trascorsi due giorni dal “fattaccio”, e di quest’amore la traccia si è persa tra gli oblii di una pillola ben digerita o, vorrai veder che le supposte hanno la beneficità dei fichi di Guccini per gli esseri umani? Era il 18 giugno, faceva caldo “ed era scoppiata l’afa”, e quella mattina mi sono svegliato, “mi son alzato e ho trovato l’invasor”.
Quel titolo che tanto rumore fece, ma poco reazione ebbe, oh le tapparelle son rimaste abbassate anche dentro la politica, i politici, quelli che contano, le associazioni del “verbo leggere” e della non “applicazione del codice penale” a Taurianova o che ne so dei petti gonfi al vento, di chi si destreggia tra una vetrina opaca da aloni di polvere e un tappeto poggiato tra le nuvole. Nemmeno un religioso che si indigna si trova, manco a pagarlo. Eppur quando si tratta di parvenza, “siam tutti contenti, auguri e bacetti a tutti i presenti”. “Ma come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati? E bomba o non bomba noi arriveremo a Roma. Malgrado voi.
Quel 18 giugno scorso all’interno delle pagine di un giornale chiamato “Il Giornale”, parlando della nostra città come esempio positivo (?) perché ha il primato di donatori di organi più alto d’Italia, si legge un titolo, più che un titolo, diciamo, un “oltraggio” che recita così, “Nella terra di faide e sangue tutti gli abitanti hanno detto di sì” (sic!).
Da quell’infelice evento, nessuna levata di scudi per la città, silenzi adombrano fatti e pensieri, mentre i ghiacciai si sciolgono, basta un poco di zucchero e la pillola va giù, va giù. Le difese e l’amor proprio così come delle comunità in cui si vive, è andata a finire fuori dal proprio culo, e dove pigghja pigghja (prende prende). Solo un accenno di difesa “partigiana” e poi basta!
Possibile che si riempie la bocca di cultura, lettura, sapere, arte e tragedie, ma quando si tratta di applicarle in difesa della città, c’è la sempre presente parola d’ordine? Indifferenza 2.0!
Possibile che la politica oltre al finocchio di timpa, al “mi toccano due assessori perché ho preso due voti”, “il vicesindaco tocca a me”, “non me lo vuoi nominare l’assessore allora ti faccio cadere”, eh no, e io ho già una maggioranza di riserva e tu ne puoi andare al mare a farti i selfie. “Ah sì, io ti distruggo la maggioranza”, e da lontano una voce che recita, “’ncia cachi”, non c’è altro? La politica si riduce alla buca, alla strada sterrata, alla luce malfunzionante, al gelsomino delle Ande perdute e all’aglio nella carbonara? O che ne so, quanti voti hai, io sono più forte di te, non me lo dai il finanziamento, un contributo per la festa no eh?
“La donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero. Sempre un amabile, leggiadro viso, in pianto o in riso, è menzognero”…
Ma per una volta, politica (coraggiosa e non dondolante), associazioni di madonne e fiori, preti in tenuta marinara, amministrazione fatta da nobili marchese dei tempi che furono, sociologi, “macchinista, fuochista, ferrovieri, facchini, affini, collaterali, uomini di fatica!” e cittadini tutti, ci siete? Per una volta, solo a difesa della città che ancora a distanza di trent’anni ci denigrano con quella pagina triste e buia della testa mozzata?
“Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino, non avevano leggi per punire un blasfemo, non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a forza di botte”. Perché in fondo “Dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato”…proviamo a cercarlo, tutti insieme!
Don Chisciotte senza Mancia
(GiLar del Pueblo)