“Generale, la guerra è finita. Il nemico è passato. È vinto. È battuto.” Questi versi di Francesco De Gregori mi hanno sempre colpito profondamente. Parole che mi riportano agli anni della mia adolescenza e che oggi assumono un significato più ampio. Le battaglie, di qualsiasi natura, prima o poi finiscono, lasciandoci con una responsabilità fondamentale: riflettere, imparare e ripartire.
Le battaglie politiche non fanno eccezione. Nella mia esperienza ho conosciuto la vittoria e la sconfitta, ma sempre con la consapevolezza che il nostro compito, come rappresentanti delle istituzioni, è di lavorare con senso di responsabilità e visione per il bene comune. La proposta di una città unica, così come è stata concepita, non ha risposto a questi principi. È nata male e cresciuta peggio. Ecco perché il nostro “no” è stato netto, sia nel metodo che nel merito.
Il popolo è sovrano, sempre. Il messaggio che è arrivato è chiaro: non è questa la città unica che i cittadini delle tre municipalità auspicano. Ma l’astensionismo, che è stato altrettanto significativo, ci obbliga a una riflessione ulteriore. Esiste, forse, un desiderio diffuso di sviluppo e crescita, ma non attraverso soluzioni affrettate o imposte dall’alto. La nostra visione deve essere diversa: una visione che guardi al futuro, costruita dal basso, orientata verso un reale progresso.
Se vogliamo una grande e moderna area urbana, dobbiamo partire dai territori che la circondano, rispettando la voce dei consigli comunali e avviando percorsi condivisi. La gestione associata dei servizi, per esempio, può essere una strada concreta e immediata per cominciare a lavorare insieme, facendo dialogare istituzioni e comunità.
Adesso è il tempo delle verifiche. Dobbiamo definire il modo in cui andare avanti, valutando opportunità, pianificando soluzioni strutturali e tenendo conto di ogni variabile. Ma soprattutto dobbiamo porre al centro del processo gli attori protagonisti: i cittadini, i loro rappresentanti e le loro aspirazioni.
Il nostro obiettivo deve essere ambizioso ma realizzabile: una metropoli all’avanguardia, che cresca nel rispetto delle identità locali, che si sviluppi a cerchi concentrici partendo da un nucleo centrale dei tre comuni e che offra opportunità a tutti. Solo così potremo costruire un futuro che non sia solo grande nei numeri, ma grande nei valori e nelle prospettive.
Orlandino greco
Italia del meridione