Taurianova premiato con Su.Pr.Eme 2, con la lotta al caporalato c’è lavoro per 25 figure
Apr 18, 2025 - redazione
Con la pubblicazione sui siti internet dei comuni di Taurianova, Rosarno e San Ferdinando di 2 distinti avvisi pubblici, predisposti dal consorzio Macramè e dall’associazione di volontariato Oasi, è ufficialmente avviato il reclutamento del personale da impegnare per l’attuazione del progetto W.I.A.M.I. (We Innovate for Asylum Integration & Immigration), finanziato dal “Fondo asilo migrazione integrazione” (F.A.M.I) per interventi di prevenzione e contrasto al lavoro sommerso e al fenomeno del caporalato.
La ricerca trasparente di figure qualificate da impiegare a favore dei diritti dei lavoratori migranti, il cui espletamento è stato posto tra gli oneri dei soggetti del privato sociale che hanno ottenuto l’incarico per la coprogettazione da parte dei 3 enti locali, sta avvenendo tramite la creazione ex novo da parte di Macramè di una “Banca delle competenze” e, grazie un secondo bando, l’aggiornamento di una short list già esistente che fa capo a Oasi.
Sono in tutto 25 (16+9) le figure che in questa fase si intende selezionare, per una attività operativa che durerà 36 mesi e che Taurianova (capofila), Rosarno e San Ferdinando hanno avuto cofinanziata dall’Unione Europea, dalla Regione e dai ministeri del Lavoro e dell’Interno, attraverso il Progetto Su.Pr.Eme 2 con risorse fino a 2.422.645 euro.
Si tratta evidentemente di una riedizione, nella Piana di Gioia Tauro e nella Sibaritide, di un intervento che Taurianova – che fu unica destinataria in questo territorio del primo finanziamento – aveva utilizzato tra l’altro per realizzare il Polo sociale integrato di via Sofia Alessio, il borgo sociale per la chiusura della baraccopoli di contrada Russo e l’attivazione di una “Agenzia per l’Abitare”.
Nei due avvisi preparati per conto dell’Associazione temporanea di scopo di cui fanno parte anche gli operatori dell’associazioni “Chico Mendes” e Promidea, sono indicati la scadenza fissata per presentare domanda, il 30 aprile prossimo, e le categorie professionali di cui ci si intenderà avvalere per l’esecuzione del progetto: esperto tratta, assistente sociale, custode, educatore, infermiere, mediatore linguistico, oss, medico, psicologo, docente, esperto servizi per il lavoro, emersore competenze, orientatore, accompagnatore, autista, facilitatore misure dell’abitare, avvocato, informatico, esperto contratti, operatore sportello.
Nei due avvisi, inoltre, sono indicate le sedi di lavoro ovvero i Poli sociali integrati di Taurianova e San Ferdinando, nonché il Borgo Sociale di Taurianova e la tendopoli di San Ferdinando, ferma restando la possibilità che il lavoro venga svolto in altre sedi itineranti.
«Con l’apertura del Borgo Sociale di contrada Russo – afferma il sindaco Roy Biasi – Taurianova sta dimostrando che la chiusura dei ghetti inumani è possibile se le istituzioni, Regione e Prefettura in testa, stanno al fianco dei Comuni in maniera concreta. Il fatto che siamo riusciti a bissare il progetto Su.Pr.Eme, che tante soddisfazioni ha prodotto per la nostra amministrazione comunale indicata in tutte le regioni del Sud quale modello di buone pratiche, significa che la via concreta e non ideologica all’integrazione è possibile, quando come nel nostro caso ci sono amministratori e dipendenti comunali unicamente impegnati a dare risposte concrete sul piano del riconoscimento dei diritti a chi ha bisogno, al di là del colore della pelle».
«Insieme alle altre due amministrazioni – dichiara Maria Fedele, assessore all’Immigrazione – non stiamo lasciando nulla d’intentato pur di affiancare, nel modo più utile e trasparente possibile, quanti intendono assicurare con il loro lavoro retribuito il mantenimento di quell’alto standard di competenza e professionalità che il Raggruppamento di associazioni garantisce e che intendo ringraziare, al pari dei dipendenti dell’Area Welfare del nostro Comune, per il modo come attuano le nostre indicazioni. A Taurianova continuiamo a dimostrare che l’aiuto ai migranti regolari e a quanti vogliono uscire da condizioni di sfruttamento in nome di un diritto può essere anche una fonte di reddito, oltre che una occasione per aiutare quella integrazione giusta di cui la nostra economia e la cultura delle nostre comunità hanno bisogno».