E’ uno dei tre salafiti ultraintegralisti ricercati da Hamas
Arrigoni: un ricercato si arrende, arrestato
E’ uno dei tre salafiti ultraintegralisti ricercati da Hamas
(ANSA) GAZA – Si e’ consegnato, oggi, uno dei tre salafiti ultraintegralisti ricercati da Hamas nella Striscia di Gaza nell’ambito delle indagini sul sequestro e l’uccisione di Vittorio Arrigoni. Lo riferiscono fonti della sicurezza locale, secondo le quali l’uomo – indicato come Mohammad al-Salfiti – si e’ arreso dopo una sparatoria nel corso di un blitz nel campo profughi di Nuseirat. L’operazione, peraltro, sarebbe ancora in corso. Il campo e’ circondato e un edificio resta sotto assedio: all’interno ci potrebbero essere gli altri due ricercati (uno dei quali giordano) e forse qualche ulteriore miliziano. Per il caso Arrigoni, risultano gia’ in carcere da alcuni giorni due salafiti palestinesi.
SALMA AL CAIRO – Il feretro di Vittorio Arrigoni, il volontario ucciso la scorsa settimana a Gaza, è arrivato ieri sera all’ospedale italiano del Cairo, dopo la cerimonia funebre celebrata al confine fra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Oggi, nel tardo pomeriggio, è prevista la camera ardente, sempre presso l’ospedale italiano, e amici ed attivisti hanno convocato una veglia di commemorazione, sempre nella serata di oggi.
DOVREBBE ARRIVARE DOMANI SERA A ROMA – Dovrebbe arrivare in Italia domani sera, con un volo Alitalia in partenza alle 16 dal Cairo (ora locale) e in arrivo a Roma Fiumicino alle 19.35, il feretro di Vittorio Arrigoni. Lo comunicano su facebook gli amici dell’attivista, cui lui stesso aveva lasciato l’accesso alla sua pagina personale, che infatti ha ripreso a pubblicare notizie da Gaza già dal giorno dopo la sua morte. E sul social network intanto è partita la mobilitazione tra attivisti e ammiratori del lavoro di Arrigoni per accoglierne la salma all’arrivo a Fiumicino. HAMAS, CONDOGLIANZE ALLA FAMIGLIA E ALL’ITALIA – “Esprimiamo condoglianze alla famiglia di Arrigoni e al popolo italiano”: lo ha detto all’ANSA il viceministro degli esteri dell’esecutivo di Hamas, Ghazi Hammad, ai margini della solenne cerimonia di addio al volontario italiano al vaico di Rafah, fra Gaza e l’Egitto. “Le indagini sul delitto proseguono” ha assicurato Hammad. “I responsabili saranno consegnati alla giustizia”.
BLITZ HAMAS CONTRO SALAFITI – Miliziani di Hamas hanno compiuto oggi un blitz nel campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza, nel tentativo di arrestare i tre latitanti tuttora ricercati per il rapimento e l’uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Lo riferiscono fonti della sicurezza locali.
TAGLIA SU TRE RICERCATI – Una taglia, dal valore al momento imprecisato, e’ stata annunciata dalla polizia di Hamas sulle tre persone – due palestinesi e un giordano – tuttora ricercate nell’ambito delle indagini sul rapimento e l’uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Lo ha appreso l’ANSA a Gaza, mentre le foto segnaletiche dei tre – con i loro nomi – compaiono in queste ore sul sito del ‘ministero dell’Interno’ del governo di fatto di Hamas. I tre ricercati sono indicati sul sito di Hamas con i rispettivi nomi di battaglia: si tratta di Bilal al-Omari, Mohammad Salfiti e Abu Abdel Rahman al-Ordini. I primi due sono palestinesi della Striscia di Gaza, ritenuti affiliati a uno dei gruppi di matrice ultraintegralista salafita (vicini agli slogan di al Qaida) entrati talora in contrasto con Hamas da posizioni ancor piu’ radicali. Il terzo sarebbe invece un cittadino giordano, indicato come il probabile regista del sequestro di Arrigoni e descritto da diverse fonti come un militante del jihadismo internazionale infiltrato a Gaza. Almeno altre due persone risultano gia’ in stato di arresto in relazione al caso Arrigoni. Secondo fonti ufficiali di Hamas, questi ultimi due avrebbero avuto un ruolo di supporto nel rapimento, mentre fonti non ufficiali degne di fede insistono nell’affermare che fra i due (indicati come Farid Bahar e Tamer al-Hasasnah, entrambi esponenti del braccio armato di Hamas transitati nella galassia salafita) c’e’ l’uomo che avrebbe confessato di essere l’esecutore materiale dell’assassinio dell’attivista italiano, strangolato poche ore dopo la cattura.
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