Lo riferiscono attivisti e testimoni citati da al Jazira e al Arabiya
Siria: almeno 14 morti vicino Damasco
Lo riferiscono attivisti e testimoni citati da al Jazira e al Arabiya
(ANSA) BEIRUT – Almeno quattordici persone sono state uccise oggi in diverse località della Siria meridionale e in un sobborgo di Damasco durante manifestazioni anti-regime represse con spari di arma fa fuoco da agenti delle forze di sicurezza. Lo riferiscono attivisti e testimoni oculari citati dalle tv panarabe al Jazira e al Arabiya, e dal sito di monitoraggio Rassd che trasmette anche su Twitter. La polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti anti-regime a Damasco, nei quartieri di al Qadam e di Zahra. Lo riferiscono attivisti e testimoni oculari citati dalla tv panaraba al Jazira. Altre fonti citate dalla tv panaraba al Arabiya affermano che una massiccia manifestazione a Qabun, altro quartiere di Damasco, è stata dispersa e che centinaia di civili sono stati arrestati.Le fonti precisano che 12 persone, per lo più civili ma tra i quali figura forse anche qualche militare, sono state uccise nella regione meridionale dell’Hawran, nelle cittadine Enkhel, Hirak e Ghabghab. Due manifestanti sono stati uccisi invece a Harasta, sobborgo a nord di Damasco. Altre fonti, citate in seguito da al Jazira, forniscono un bilancio più grave nel sud a 15 uccisi: sei a Ghabghab, quattro a Enkhel, cinque a Hirak.
SPARI SU MANIFESTANTI IN REGIONE DARAA, VITTIME – Le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco poco fa a Enkhel, località nella regione meridionale di Daraa, contro manifestanti anti-regime, facendo un numero imprecisato di vittime. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locali citati dalla tv panaraba al Jazira. Secondo altre fonti di attivisti che trasmettono su Twitter, quattro civili sono stati uccisi dagli spari di arma da fuoco.
MOSCA CONTRARIA ALLE DIMISSIONI – Mosca è contraria alle richieste di dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad avanzate dagli Stati Uniti e dai paesi europei. Lo fa sapere l’agenzia Interfax citando una fonte del ministero degli Esteri russo. “Non sosteniamo – ha detto la fonte ministeriale – tali richieste e crediamo che adesso sia necessario dare al regime del presidente Assad il tempo per realizzare le riforme che sono state annunciate”. “Parecchio – ha affermato la fonte ministeriale – è già stato fatto in questa area: l’adozione di leggi adeguate, l’annunciata amnistia per i prigionieri politici e la preparazione delle elezioni prima della fine dell’anno. Ma la cosa che conta di più – ha aggiunto la fonte – è che al-Assad ieri ha affermato che stanno terminando tutte le operazioni militari. Questo è un importantissimo passo in avanti, che sottolinea l’intenzione di al-Assad e delle autorità siriane di continuare le riforme. Noi – ha proseguito – supportiamo e incoraggiamo con tutto il cuore il popolo siriano in questo processo”. Secondo la fonte del ministero degli Esteri russo, citata dall’agenzia Interfax, “possibili soluzioni a tutti i problemi che si sono accumulati recentemente in Siria possono essere trovate solo attraverso un dialogo che coinvolga tutte le forze siriane, un dialogo tra il governo e l’opposizione. Rispondendo alle richieste della comunità internazionale” ha concluso la fonte: “I Siriani si sono detti disponibili a ospitare una missione umanitaria nel Paese, e questo significa che sono veramente pronti a cooperare con la comunità internazionale e con le Nazioni Unite per risolvere la situazione”.
SIRIA: USA E UE, ASSAD SI DIMETTA – Adesso basta. Dopo cinque mesi di sanguinosa repressione costata la vita a migliaia di persone, il presidente siriano Bashar al-Assad se ne deve andare: lo hanno chiesto oggi per la prima volta a gran voce il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, e i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e David Cameron. Con un ordine esecutivo Obama ha inoltre stabilito nuovi congelamenti di beni siriani in Usa e l’interdizione ai cittadini americani a fare investimenti in Siria, oltre ad aver vietato qualsiasi scambio petrolifero o di prodotti petroliferi con Damasco.Solo poche ore prima, al Assad aveva detto al telefono al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon (che ha poi chiesto una verifica) di aver ordinato la “sospensione delle operazioni militari e di polizia” in varie località del Paese. Evidentemente il rais – che ha accusato in seguito l’Occidente di fomentare la violenza – non è stato creduto. Anche perché attivisti e testimoni oculari hanno continuato a riferire di nuove violenze a Homs e Latakia, di nuovi arresti nei sobborghi di Damasco, e della presenza diffusa di carri armati in vari centri del Paese. “Il futuro della Siria deve essere determinato dai siriani, ma il presidente Bashar al-Assad si è messo di traverso sulla loro strada. E’ giunto il momento che il presidente Assad si faccia da parte”, ha detto Obama, disponendo allo stesso tempo le ulteriori, dure sanzioni contro il regime.Quasi contemporaneamente, in un comunicato congiunto, Merkel, Sarkozy e Cameron hanno affermato che Assad “ha perso ogni legittimità. Lo invitiamo a trarre le conseguenze del rifiuto totale del suo regime da parte del popolo siriano e a lasciare il potere, nell’interesse superiore della Siria e dell’unità del suo popolo”. Subito dopo si è unita al coro la Ashton, affermando che “l’Unione europea ritiene che Assad abbia perso qualsiasi legittimità agli occhi del popolo siriano e che debba lasciare il potere”. Una richiesta condivisa in serata anche dalla Farnesina. Solo pochi giorni fa, in un rapporto al Consiglio di Sicurezza, Ban Ki-moon aveva affermato di avere notizia di sistematici attacchi ai civili da parte delle forze di sicurezza, spesso con colpi di arma da fuoco esplosi senza preavviso e indiscriminatamente, anche contro bambini.E ancora, di soldati siriani che si rifiutano di sparare ai civili e vengono giustiziati da altri militari. Di fatto, una serie di elementi che potrebbero configurare l’accusa di crimini contro l’umanità. Sul bilancio delle vittime dall’inizio della repressione l’Onu parla di circa 1.900 morti, mentre attivisti siriani per la democrazia di almeno 2.300, di cui circa 400 membri delle forze di sicurezza. Damasco parla solo di circa 500 morti, tra soldati e agenti di polizia. Di certo, in assenza di stampa indipendente in Siria, è estremamente difficile stabilire una cifra esatta. E anche raccogliere reazioni all’alzata di scudi occidentale.Finora, da Damasco è arrivato solo il commento di un responsabile del ministero dell’Informazione, Rim Haddad, secondo cui “Obama e il mondo occidentale vogliono attizzare la violenza”, invece di “offrire il loro aiuto per le riforme”. Allo stesso tempo, un analista politico, Issam Takruri, ha dato la chiave di lettura non ufficiale, di certo ufficiosa, e al momento fantasiosa. “Con queste mosse – ha sostenuto Takruri su un portale internet – l’Occidente mira a preparare il terreno per un intervento della Nato, usando il pretesto umanitario”.
FRATTINI, BENE UE, ASSAD HA PERSO LEGITTIMITA’ – “Pieno sostegno” alla richiesta dell’Unione europea affinché il presidente siriano Assad lasci il potere. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, in una nota, commenta così l’iniziativa dell’Alto Rappresentante per gli esteri dell’UE Catherine Ashton. Una richiesta, quella di Bruxelles, che, si legge nella nota, “riflette pienamente la posizione italiana di ferma condanna del regime di Bashar Al Assad e la perdita di ogni legittimità di quest’ultimo nei confronti del popolo siriano. Si tratta di un’evoluzione coerente con la linea che l’Italia ha finora mantenuto, dando una chance ad Assad finché si è potuta nutrire la speranza nell’avvio di un dialogo inclusivo in Siria ma procedendo poi per prima a richiamare l’Ambasciatore e a proporre un inasprimento del regime sanzionatorio quando la speranza è stata soffocata dalla constatazione di una repressione feroce”. Alla luce dell’assoluta convergenza di posizioni, conclude la nota, il Ministro degli Affari Esteri ritiene che non vi sia nulla da aggiungere alla ferma presa di posizione dell’Unione Europea.
redazione@approdonews.it