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Filandari assoggettato alla cosca Soriano

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E’ ciò che emerge dall’informativa in cui i carabinieri di Vibo Valentia hanno condensato le indagini che stamani sono sfociate nell’operazione “Ragno” con il fermo di dieci presunti affiliati alla cosca

Filandari assoggettato alla cosca Soriano

E’ ciò che emerge dall’informativa in cui i carabinieri di Vibo Valentia hanno condensato le indagini che stamani sono sfociate nell’operazione “Ragno” con il fermo di dieci presunti affiliati alla cosca

 

(ANSA) – VIBO VALENTIA – Un paese assoggettato al volere della cosca Soriano di Filandari. E’ ciò che emerge dalla corposa informativa di cinque faldoni in cui i carabinieri di Vibo Valentia hanno condensato le indagini che stamani sono sfociate nell’operazione “Ragno” con il fermo disposto dalla Dda di Catanzaro, di dieci presunti affiliati alla cosca. Sulle attività illecite della consorteria si è soffermato il procuratore capo della Dda di Catanzaro Vincenzo Lombardo che insieme all’aggiunto Giuseppe Borrelli ha incontrato i giornalisti. I due magistrati hanno espressamente ringraziato l’Arma dei carabinieri per “il prezioso lavoro svolto che ha consentito di ottenere elementi di indubbia colpevolezza e gravità nei confronti dei soggetti indagati. Il tutto in tempi brevi”. Secondo quanto emerso dalle indagini, la cosca Soriano, con la sua forza intimidatrice, avrebbe messo sotto scacco imprenditori, commercianti, esponenti delle forze dell’ordine e anche giornalisti. Estorsioni consumate o tentate, danneggiamenti a colpi di arma da fuoco o di ordigni esplosivi, ma anche telefonate anonime rappresentavano il modus operanti del gruppo al cui vertice, secondo l’accusa, c’era Leone Soriano, di 45 anni, che, come ha sostenuto Borrelli, “impartiva direttive anche in regime di arresti domiciliari”. Oltre a Leone Soriano, sono stati sottoposti a fermo Carmelo Soriano (49), Carmelo Giuseppe Soriano (20), Giuseppe Soriano (20), Antonio Carà (18), Graziella D’Ambrosio (41), Graziella Silipigni (40), Gaetano Soriano (47). Risultano irreperibili Francesco Parrotta (28) e Fabio Buttafuoco (22).

‘NDRANGHETA: FERMI; SINDACATO GIORNALISTI CALABRIA, STATO C’E’
(ANSA) – VIBO VALENTIA – Il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, esprime il più sentito ringraziamento ai carabinieri e ai magistrati che hanno portato all’individuazione dei responsabili delle minacce ai giornalisti calabresi Pietro Comito e Nicola Lopreiato. “Magistratura e forze dell’ordine – afferma Parisi – hanno, così, dimostrato, che quando lo Stato decide di impegnarsi seriamente, impiegando uomini e mezzi, i risultati si vedono ed i cittadini possono ricominciare ad avere fiducia. Come già avvenuto nel caso di Antonino Monteleone finalmente lo Stato sta dando seguito agli impegni assunti al Viminale, il 25 marzo 2010, dal capo della Polizia, Antonio Manganelli”. In quell’occasione, infatti, Carlo Parisi ed il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, hanno chiesto di “andare a fondo ai singoli episodi per dimostrare che lo Stato c’é. Operazioni come quella odierna dimostrano che quando ognuno svolge normalmente il proprio mestiere – che per i giornalisti è quello di informare e per i magistrati e le forze dell’ordine di assicurare i delinquenti alla giustizia – lo Stato esiste e nessuno può concedersi il lusso di dire che la Calabria è terra di nessuno”.

‘NDRANGHETA: FERMI; GIORNALISTA MINACCIATO, NO A RASSEGNAZIONE
(ANSA) – VIBO VALENTIA – ”Intendo rivolgere il più vivo ringraziamento all’Arma dei carabinieri, in particolare alla Compagnia ed alla Stazione di Vibo Valentia, ed alla Dda di Catanzaro, nelle persone del pm Giampaolo Boninsegna e del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che all’epilogo dell’indagine denominata ‘Ragno’ hanno fatto luce sul coacervo di intimidazioni che, tra gli altri, hanno colpito anche il sottoscritto”. Lo afferma, in una nota, Pietro Comito, caposervizio di Calabria Ora, uno dei giornalisti minacciati dalle cosche. “L’esito di questa attività – ha aggiunto – dimostra quanto siano importanti l’impegno e la denuncia in una zona apparentemente franca del Vibonese, dove negli anni sono stati proprio la sfiducia ed il senso di rassegnazione della comunità ad alimentare il potere mafioso, producendo altresì un diffuso sentimento di giustizia fai da te al di fuori delle regole della civile convivenza, come dimostrano alcuni tra i fatti di sangue più eclatanti della cronaca recente, che pregiudica la crescita di una provincia dalle risorse umane e paesaggistiche straordinarie”.

redazione@approdonews.it