Protocollo ritoccato puntando ad accordo globale 2020
Durban: bozza documento presidenza, Kyoto prorogato al 2015
Protocollo ritoccato puntando ad accordo globale 2020
(ANSA) DURBAN (SUDAFRICA) – La bozza della presidenza sudafricana, quando ancora sono in corso i lavori, parla di un Kyoto2 fino al 2015 con ritocchi per tenere valido il protocollo puntando al lancio del processo in vista di un accordo globale al 2020.
Il protocollo di Kyoto andrebbe avanti senza Canada, Russia e Giappone, e senza gli Usa, che comunque non lo hanno mai ratificato. Su ‘Kyoto 2’ c’é un apposito emendamento in allegato. Sono previsti ritocchi per tenere valido il protocollo puntando al lancio del processo in vista di un accordo globale al 2020. Tra le ipotesi fatte al tavolo dei negoziatori, questa è ritenuta quella meno impegnativa, ma anche l’unica che può portare alla firma di un accordo. In particolare, il negoziato sul trattato globale per il clima, secondo la Bozza del documento, dovrebbe concludersi al 2015 e l’accordo entrare in vigore dopo il 2020.
UE DECISIVA MA SPACCATA,RISCHIA ALLEANZA CON 120 PAESI – L’Ue gioca a Durban, in Sudafrica, la sua partita più importante per la lotta ai cambiamenti climatici. Con l’Ue si sono schierati 120 paesi, tra cui il gruppo delle nuove economie, Cina e Brasile, e gli altri in via di sviluppo con economie più povere. Ora gli “alleati” per il clima attendono la posizione Ue che però – secondo fonti negoziali – è spaccata al suo interno e se non sarà capace di esprimere una posizione unitaria, più morbida rispetto al mandato di una road-map dettagliata per l’accordo globale, dovrà accollarsi il fallimento di Durban. L’Italia cerca il compromesso per un accordo ponte e una posizione negoziale flessibile per poter inglobare Paesi come Cina, Brasile, Sudafrica durante il percorso. Con l’Italia la Commissione Ue, poi Spagna, Germania e Inghilterra. Dalla presidenza polacca poche aperture – è emerso – sul mandato del Consiglio europeo di ottobre per una road-map per arrivare all’accordo globale, con Svezia, Belgio, Repubbliche Baltiche.
ACCORDO SU ALCUNI PUNTI FONDO VERDE – Trovato un accordo su alcuni punti del Fondo Verde che era partito come uno dei nodi tra i più spinosi dei negoziati della 17/a Conferenza mondiale Onu sul clima che si chiudono oggi a Durban, in Sudafrica. Il Fondo, nato a Copenaghen e istituito a Cancun lo scorso anno, prevede 100 miliardi di dollari al 2020. L’accordo riguarda la personalità giuridica, la gestione e la composizione del board di gestione. Non emergono ancora elementi, invece, sulle fonti di finanziamento anche se si pensa a una capitalizzazione iniziale. Il ‘green climate fund’ avrà sede in uno dei Paesi Onu e già la Germania si è offerta per ospitarlo. In attesa della sede definitiva, il segretariato del “green climate fund” sarà ospitato presso il segretariato della Convenzione per i cambiamenti (Unfccc), oppure presso il segretariato del Gef, il fondo mondiale per l’ambiente della World Bank o presso gli uffici delle Nazioni Unite a Ginevra (tre opzioni su cui ancora decidere).