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Appelli e petizioni sul degrado dei monumenti e del centro storico di Reggio: il dovere di una riflessione

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“Un po’ di sano orgoglio e rimboccarsi le maniche: ecco la formula migliore per essere cittadini consapevoli”

di MARISA CAGLIOSTRO, storico d’arte

Appelli e petizioni sul degrado dei monumenti e del centro storico di Reggio: il dovere di una riflessione

“Un po’ di sano orgoglio e rimboccarsi le maniche: ecco la formula migliore per essere cittadini consapevoli”

 

di Marisa Cagliostro, storico d’arte

 

 

Si moltiplicano sulla stampa locale le segnalazioni e gli appelli di cittadini e associazioni nei confronti dell’amministrazione civica affinché provveda alla cura e manutenzione degli spazi urbani e dei monumenti, divenuti ormai bersaglio di atti vandalici e di graffiti di scarso valore artistico. In questo momento è come sparare sulla Croce Rossa!

I lunghi e ancora incompiuti lavori di sistemazione degli scavi di Piazza Italia, cuore amministrativo e salotto buono della città con i suoi bei palazzi pubblici in stile liberty non trovano responsabile soltanto l’amministrazione civica ma anche quella dei beni culturali e la cronica mancanza di fondi per la cultura.

A questo si è aggiunta la chiusura delle due uniche e più importanti strutture museali quali il Museo nazionale e poi la Pinacoteca civica, interessati, l’uno da grandi lavori finanziati con i fondi per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e in ritardo nella conclusione e l’altra per lavori di manutenzione che non vedono ancora una soluzione. Anche qui le responsabilità vanno certamente condivise tra più soggetti.

Viene anche in questi giorni ricordato lo stato di degrado del lungomare e dei monumenti celebrativi ivi collocati, delle fontane e delle piazze del centro storico: il club Unesco della città lamenta la non visibilità dei siti archeologici urbani e addirittura propone una petizione popolare, tradotta in molte lingue e inviata a mezzo mondo, tanto per sottolineare la nostra incapacità di occuparci del patrimonio che la storia e la natura benevola ci ha dato. Una modalità di denuncia “dalla Russia al Guatemala” a mio avviso negativa e poco produttiva in quanto non va alla radice dei problemi né offre proposte di soluzioni anche parziali.

La presenza dell’Università, del Conservatorio musicale, dell’Accademia di belle arti, di biblioteche e archivi sembrava poter garantire vivacità culturale e continuità di manifestazioni nelle quali ritrovarsi e socializzare. Ma queste istituzioni hanno fatto e fanno tutte la loro parte?

La vita di una comunità deve essere arricchita da offerte in ogni settore della cultura, che si svolgano in più luoghi e dai quali trarre spunti e linfa vitale per superare i problemi della crisi economica e di valori che si somma alla crisi globale del modo di vivere e di pensare contemporaneo. Un periodo probabilmente non breve in cui occorrerà ritrovare energie e risorse interiori, prima che materiali, per rivedere stili di vita e comportamenti ai quali ci eravamo abituati e illusi di poterne godere all’infinito.

Con questo non si vuole nascondersi dietro un dito. Non vi è dubbio che la città si trova, non unica nel panorama delle città meridionali, di fronte a problemi di rispetto della legalità, di sicurezza dei cittadini, a carenze in settori primari quali la gestione dei rifiuti, dei lavori di manutenzione ordinaria, di erogazione di servizi socio assistenziali ma questo non giustifica l’attuale carenza dell’offerta culturale e ricreativa complessiva che andrebbe anzi incrementata.

E la cura di questo degrado generale deve partire da ciascuno di noi nel rispetto dell’ambiente che ci circonda, nell’uso corretto delle risorse idriche ed energetiche, nel ruolo di educatori dei giovani, nel saper donare anche solo un sorriso o qualche spicciolo a chi, sempre più numeroso, tende la mano o bussa alle porte delle istituzioni religiose e di assistenza.

Solo dopo questo esame personale, non banale né facile da fare, allora potremo ergerci a giudici e capire cosa si possa e si debba pretendere da chi ci governa a tutti i livelli.

Offrire quindi senza riserve il proprio servizio e la propria esperienza nei luoghi di lavoro o attraverso la partecipazione ad associazioni culturali e di volontariato e in occasioni di dibattito pubblico o nei social network, con l’obiettivo del bene comune, pretendendo allo stesso tempo che tutto si svolga con competenza e trasparenza nei luoghi deputati a rappresentarci e a provvedere ai nostri bisogni. Partecipare attivamente e concretamente quindi alla vita della propria città e non soltanto esprimere critiche e lamenti o addirittura farli espatriare per ottenere cosa? Sappiamo bene cosa occorrerebbe e lo insegniamo anche agli altri e lo pratichiamo in tutto il mondo con i nostri restauratori e studiosi!

Un po’ di sano orgoglio e rimboccarsi le maniche: ecco la formula migliore per essere cittadini consapevoli.

redazione@approdonews.it