Cina su stessa linea. Damasco ‘espelle’ diplomatici occidentali
Siria: si apre uno spiraglio da Mosca. “Assad al potere non e’ priorità”
Cina su stessa linea. Damasco ‘espelle’ diplomatici occidentali
(ANSA) La Russia è legata ai suoi interessi in Siria e in Medio Oriente, non al presidente Bashar al Assad e alla sua ristretta cerchia di potere. Mosca apre così uno spiraglio all’Occidente che, seppur arrancando, da tempo chiede l’uscita di scena del rais di Damasco. Propositi che giungono nel giorno in cui il governo siriano risponde alla decisione europea e nord-americana di espellere gli ambasciatori siriani definendo “indesiderati” 17 diplomatici occidentali, tra cui l’emissario italiano, già richiamato a Roma da metà marzo. Sul terreno intanto si registra l’apertura di un nuovo fronte nell’offensiva lealista contro le basi dei ribelli nel nord-ovest: la regione costiera di Latakia, finora relativamente poco investita dalla ribellione armata, è stata teatro di attacchi portati dai governativi anche con elicotteri da combattimento.
Scenari caldi rimangono la vicina regione di Idlib, quella centrale di Homs e quella meridionale di Daraa. In tutto, secondo fonti che non possono essere verificate sul terreno, sono state uccise 49 persone, di cui 24 governativi, stando a quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc, vdc-sy.org) riferisce invece un bilancio dettagliato delle violenze odierne più ridimensionato: 27 uccisi, di cui 4 ribelli e 23 civili. Tra questi anche un bambino di 12 anni nella regione di Idlib. Il Vdc è la fonte d’informazione che offre più dettagli per ciascuna vittima. Dal canto suo, l’agenzia ufficiale Sana parla di funerali celebrati oggi di 17 tra militari e agenti governativi uccisi in varie regioni da non meglio precisati terroristi, ma ignora le vittime civili e quelle, tra i soldati disertori, della repressione. Intanto il direttore dell’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari, John Ging, ha annunciato oggi a Ginevra un accordo con il governo siriano per accrescere la presenza delle agenzie umanitarie internazionali nel Paese. L’accordo prevede, tra l’altro, l’accesso per nove agenzie dell’Onu e sette organizzazioni non governative. “Se si tratta di una svolta o meno sarà chiaro nei prossimi giorni e settimane, e sarà misurato alla luce dell’azione sul terreno”, ha detto Ging.
L’accordo riguarda in particolare l’accresciuta presenza delleßagenzie umanitarie dell’Onu in alcune “zone chiave” come Homs, Idlib, Daraa e Deir az Zor. Stando ad una valutazione condotta a fine marzo dalle Nazioni Unite, almeno un milione di siriani hanno urgente bisogno di aiuti all’interno del Paese, mentre il numero di siriani fuggiti nei Paesi vicini è salito a 78.000. Sul piano diplomatico, domani a Istanbul si terrà una riunione a porte chiuse dei Paesi occidentali (Usa, Gb, Germania, Francia e Italia) e loro alleati regionali (Turchia, Arabia Saudita e Qatar) che sostengono l’opposizione all’estero, identificata dalla cancellerie europee e nordamericane nel Consiglio nazionale siriano, sempre più delegittimato dagli attivisti e dai ribelli in patria.
Dal canto suo, la Russia ha smentito con forza negoziati con Washington su ipotetiche dimissioni di Assad, ma ha anche precisato che la permanenza al potere del rais siriano non è una condizione di Mosca: “Non abbiamo mai detto o posto come condizione (il fatto) che Assad doveva necessariamente restare al potere alla fine del processo politico” in Siria, ha detto il sottosegretario agli Esteri Ghennadi Gatilov. Anche la Cina, l’altro alleato di Damasco che oggi ha ribadito ferma contrarietà a qualsiasi ipotesi di intervento armato, ha inviato un messaggio analogo tramite il suo ambasciatore all’Onu, Li Baodong: Pechino, ha detto, “non ha intenzione di proteggere nessuno contro nessuno”, ma vuole invece “salvaguardare la sovranità della Nazione, e far sì che il suo destino sia nelle mani del popolo siriano”.