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Antonino Sprizzi sulla figura del senatore Emilio Argiroffi

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L’ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria contesta l’articolo della Lanterna di Diogene

Antonino Sprizzi sulla figura del senatore Emilio Argiroffi

L’ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria contesta l’articolo della Lanterna di Diogene

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Spett. Redazione Approdonews.it
Ho letto con un forte disappunto un articolo ingiustamente liquidatorio ed irriguardoso nei confronti della memoria del compianto senatore Emilio Argiroffi, scritto da tale Giuseppe Larosa, nella vostra rubrica “La lanterna di Diogene”, dal titolo: Argiroffi, Palmi città d’arte. Taurianova, città arte né parte”.
Non intendo entrare nel merito della vicenda relativa all’eredità di Emilio Argiroffi, né alle scelte operate dalla compianta sorella Maria, poiché queste coinvolgono sfere personali, su cui non ho alcun titolo per esprimere giudizi. Credo però, che non possa passare sotto silenzio quanto viene scritto a proposito della personalità politica del senatore Emilio Argiroffi, del ruolo da lui svolto, di quanto egli ha rappresentato per Taurianova e per l’intera Piana di Gioia Tauro, del patrimonio culturale che egli ha lasciato in eredità a quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
A Parte alcuni passaggi discutibili contenuti nell’articolo, non capisco come si possa parlare di una personalità come Argiroffi , definendolo come un “sindaco malconcio”, e aggiungendo ipocritamente ” per le sue precarie condizioni di salute”.
Parliamoci chiaro, si può anche non aver condiviso le scelte fatte da Argiroffi nel corso della sua attività di sindaco, ma sono le singole azioni che possono essere discusse, e non la sua personalità, fino all’ultimo, politicamente ed intellettualmente attenta ed appassionata, quindi tutt’altro che “malconcia”. Del resto, come fa l’autore dell’articolo a non comprendere che quanto afferma è in netto contrasto con quel che egli stesso è costretto ad ammettere, e cioè che Argiroffi si sia trovato a raccogliere “…..i postumi di anni tremendi, di lutti e di terrore per le strade, quando agli inizi degli anni novanta si sparava, si ammazzava e si raccoglievano i cadaveri crivellati e martoriati dalla ferocia mafiosa per le strade”.
Aggiungo inoltre, che Argiroffi si è trovato a raccogliere una eredità politico-amministrativa ormai logora, che per anni era stata additata all’opinione pubblica nazionale come un emblema di malgoverno clientelare.
Raccogliere quell’eredità non è stato per nulla facile; credo che in quel frangente, il prestigio personale del senatore Argiroffi sia valso, quanto meno, a ripristinare un clima di più serena convivenza civile per la comunità taurianovese.
Nell’articolo, poi, il signor Larosa si addentra su un terreno arduo, quello della personalità politica di Argiroffi, e della sua scelta di militanza all’interno del Partito Comunista Italiano.
Certo, Argiroffi giunse al PCI, attraverso una strada non comune, egli infatti, non proveniva dalle fila del movimento operaio, ma la sua cultura ed il suo impegno si erano cimentati in seno al movimento pacifista, che vedeva nella lotta per la pace e per la distensione internazionale, gli obiettivi su cui costruire un futuro di convivenza tra i popoli e tra le culture del nostro pianeta. Accanto a ciò, non gli sfuggivano i problemi e le difficoltà in cui vivevano le popolazioni contadine e bracciantili della nostra Piana, la misera condizione delle nostre raccoglitrici di olive. Ovviamente questa visione egli la maturò dall’esterno, dalla collocazione di chi svolge l’attività di medico, e di chi è un intellettuale puro.
Non credo che questo possa essergli rimproverato, anzi, merito suo è stato quello di essersi avvicinato a quel partito che in Italia, più di ogni altro era in grado di interpretare i bisogni di emancipazione delle masse contadine e bracciantili del nostro Mezzogiorno, e merito anche del PCI di allora fu quello di aprirsi a quegli intellettuali che pur provenendo da una cultura “borghese”” e da idee liberali, potevano trovare piena collocazione all’interno del gruppo dirigente e delle rappresentanze locali e parlamentari del partito. Furono queste le ragioni per cui personaggi come Zagari, Falleti o quanti altri svolgevano funzioni dirigenti in seno al PCI di Taurianova, pur provenendo dal mondo operaio e contadino, videro in Argiroffi non un estraneo, ma un loro autentico rappresentante, al punto da indicarlo ed eleggerlo per tre legislature al Senato della Repubblica. Furono queste le ragioni per cui tanti giovani militanti come il sottoscritto, si riconoscevano nell’azione politica e nella rappresentanza del senatore Argiroffi, e vedevano in lui un punto di riferimento certo ed ineludibile.
Egli fu poi un intellettuale autentico ed un riconosciuto poeta di valore, interprete delle inquietudini degli intellettuali della sua epoca; ma su questo non voglio né posso intrattenermi, poiché si tratta di materia che specialisti e critici letterari possono affrontare con giusta professionalità e competenza.
Vogliate scusarmi per la schiettezza delle critiche che ho sentito il bisogno di manifestare nei confronti dell’articolo del signor Larosa, ma chi come me ha potuto conoscere ed apprezzare l’azione politiche ed il ruolo intellettuale del senatore Argiroffi, non poteva rimanere passivo lettore di una sua ingiustificata e riduttiva denigrazione.
Antonino Sprizzi