Assolto in Appello Mario Oliverio, cade per la seconda volta il teorema Gratteri

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La Corte d’Appello di Catanzaro ha scritto oggi un nuovo capitolo della lunga battaglia giudiziaria che ha visto protagonista – o meglio, bersaglio – l’ex Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Con sentenza netta, limpida, inequivocabile, è stata confermata l’assoluzione già pronunciata in primo grado in relazione alla partecipazione della Regione Calabria al Festival dei Due Mondi di Spoleto. L’accusa – quella di concorso in peculato – è stata spazzata via ancora una volta. E ancora una volta c’era la firma, in origine, della Procura retta da Nicola Gratteri.

Nonostante la totale demolizione del castello accusatorio in primo grado, la Procura – caparbia, ostinata, e forse gelosa di un impianto già franato sotto il peso della realtà – ha voluto impugnare la sentenza. Ha ribadito la propria posizione con un atto d’appello di oltre venti pagine. Ma anche in secondo grado, il “teorema” messo in piedi ai danni dell’ex Presidente è stato rigettato. Senza appello. E senza esitazioni.

Nel processo, era coinvolto anche l’on. Ferdinando Aiello, all’epoca unico membro calabrese del Consiglio d’Europa e dell’Osce. Anche per lui è stata confermata l’assoluzione.

A difendere entrambi, lo storico legale del Presidente Oliverio, l’avv. Vincenzo Belvedere, che ha voluto rilasciare una dichiarazione a margine della Camera di Consiglio. Una dichiarazione che riportiamo integralmente, perché rappresenta un atto di giustizia sostanziale, oltre che formale.

DICHIARAZIONE INTEGRALE DELL’AVV. VINCENZO BELVEDERE

Difensore dell’ex Presidente Mario Oliverio e dell’on. Ferdinando Aiello

“La Corte d’Appello di Catanzaro ha ribadito l’assoluzione, a suo tempo statuita dal Tribunale di Catanzaro, per l’ipotesi di reato di concorso in peculato; l’Aiello quale istigatore e l’Oliverio quale esecutore materiale della condotta, in relazione alla partecipazione della Regione Calabria al Festival dei due Mondi di Spoleto.

La Procura della Repubblica di Catanzaro, all’epoca retta dal Dott. Gratteri, aveva impugnato la Sentenza assolutoria, con atto di oltre 20 pagine, ribattendo punto per punto le motivazioni, ritenendole incongrue, inadeguate, errate in punto di fatto e di diritto.

Ho evidenziato come fosse appropriata la parca spesa effettuata per la promozione della Regione Calabria; che non vi fosse nessuno spreco nel fatto che l’intervista del giornalista Paolo Mieli al Presidente della Regione Calabria vertesse più sulla storia personale di un gigante della politica (nel senso aristotelico del termine) calabrese e nazionale, piuttosto che sulle bellezze tout court della nostra Regione. Che vi fosse, appunto, una necessaria ricognizione di chi deve reggere le sorti di una Regione e della sua storia politica di lungo e prestigioso corso.

Che questa guida, pertanto, garantisse qualità, esperienza e richiamasse turismo ed investimenti molto più che una inesperta, magari di un candidato imprestato dalle professioni o dal mondo dell’imprenditoria, ma senza storia politica alle spalle.

Che il resto della manifestazione, con stand della nostra Regione, cuochi che ne magnificavano le peculiarità culinarie, cultura, di cui siamo impregnati, ha avuto un effetto mediatico tale da avere un implemento turistico l’anno successivo notevolissimo.

Si sono messe a confronto le 80.000 euro spese in maniera più che appropriata, per un evento di portata internazionale, quale quello del Festival di Spoleto, con il milione di euro impiegato (quando l’Oliverio non era più Presidente) per una iniziativa effimera della cui memoria se ne son perse le tracce!

Si è evidenziato, ancora, che la partecipazione al Festival dell’On. Ferdinando Aiello era stata prevista perché unico membro, all’epoca dei fatti, del Consiglio d’Europa e membro dell’Osce, organismo operativo di primissimo piano in ambito del medesimo Consiglio.

Insomma, la Corte ha ribadito la piena legittimità dell’operato del Presidente Oliverio e dell’On. Aiello, lasciando la Procura per la seconda volta (solo in questo processo, ma per la sesta volta, se si menzionano gli altri imbastiti al Presidente di Regione) senza un briciolo di riscontro ad imputazioni molto “improbabili”.”

Questa assoluzione si aggiunge a una lunga serie di sentenze favorevoli che stanno via via restituendo verità, onore e dignità a Mario Oliverio. Una valanga giudiziaria, quella scatenata negli anni dal procuratore Nicola Gratteri, che oggi si sta rivelando per quello che era: un’aggressione giudiziaria più politica che fondata su fatti.

E la Cassazione, già allora, lo aveva capito.

Nel procedimento “Lande desolate”, fu proprio la Suprema Corte ad annullare il provvedimento cautelare dell’obbligo di dimora imposto a Oliverio da Gratteri, evidenziando che a muovere quell’accanimento fosse un “pregiudizio accusatorio”. Una dicitura che oggi appare non solo corretta, ma addirittura profetica.

Perché quel pregiudizio accusatorio si è poi manifestato in una sequela di procedimenti, uno dopo l’altro finiti nel nulla, costruiti su congetture e amplificati da un certo giornalismo servile. Ma i tribunali stanno facendo giustizia. Con sentenze, con motivazioni, con assoluzioni. Con la verità.

La sentenza di oggi della Corte d’Appello di Catanzaro è solo l’ultima conferma: i processi finiscono, la verità resta. E Oliverio, nonostante tutto, ne esce con la schiena dritta.