“La politica adesso si assuma tutte le sue precise responsabilità e trovi le soluzioni per tutti. Quanto accaduto sulla vicenda dei 16 infermieri in seguito alla sentenza del Tar Calabria deve far riflettere, non deve e non può più esistere una guerra fratricida. Gli interlocutori non possono essere gruppi di operatori o associazioni varie. Gli unici interlocutori devono essere i collegi Ipasvi che rappresentano tutti gli infermieri”. Fausto Sposato, presidente del Collegio Ipasvi Cosenza e prima ancora Presidente del Coordinamento Regionale IPASVI, interviene per difendere la categoria intera degli infermieri e fare chiarezza. Alla luce, soprattutto, di quel che il Tar Calabria nei giorni scorsi ha emesso, ovvero l’annullamento del bando sulla mobilità dell’A.O. di Cosenza ed il conseguenziale scorrimento delle graduatorie esistenti e valide “che deve prevalere su ogni altra forma selettiva del personale sanitario e si estende a tutte le aziende del territorio regionale”. Sposato è preoccupato: “ Le sentenze vanno rispettate, non vi è dubbio. Ma il diritto al lavoro deve essere parimenti garantito. Oggi siamo dinanzi ad una fase dove non ci sono né vincitori né vinti: raccomandiamo ai colleghi di non lasciarsi trascinare in lotte intestine alla categoria che fanno solo il gioco di chi non vuole l’unità degli infermieri calabresi per continuare a gestire secondo vecchie logiche spartitorie. Pertanto l’Ipasvi non è contro i colleghi infermieri che hanno presentato ricorso e neppure contro chi questo ricorso lo ha gestito ma contro chi in questo momento sta gestendo la sanità con approssimazione ed improvvisazione. Va detto che si tratta di un errore tecnico evidente ed evitabilissimo se solo ci fosse stato un coinvolgimento delle professioni sanitarie. Gli errori fatti a margine, senza un sano confronto con chi vive quotidianamente i disagi nelle corsie ospedaliere, si ripercuotono oggi su tutta la categoria e maggiormente sui cittadini. La sanità, ribadiamo da tempo, non può più essere gestita secondo vecchi schemi e senza la partecipazione degli ordini professionali e dei collegi e le emergenze vanno fronteggiate in modo proattivo”. Da qui parte il richiamo anche alla politica ed alla struttura commissariale, “chiamata a progettare in modo condiviso, con scelte coraggiose supportate da chi ha le competenze giuste”. La sentenza del Tar certamente ha fatto scalpore. La mobilità esterna o comunque la fase di reclutamento del personale deve avere “rispetto del principio di buona fede e correttezza”. Per gli infermieri diventa necessario dunque entrare nelle dinamiche delle linee guida in corso di completamento presso gli uffici preposti nella speranza che nella stesura non ci si limiti a quattro concetti che non porteranno risultati e miglioramenti nell’assistenza. “ Possiamo fornire il nostro contributo fattivo ed evitare altri spiacevoli episodi. Sia chiaro che non accetteremo altre mortificazioni e siamo pronti a tutelare ogni singolo infermiere: quelli in mobilità, quelli delle graduatorie attive, i precari e via discorrendo in tutte le sedi opportune. Ma l’appello che vogliamo lanciare è all’unità della categoria ed alla condivisione degli obiettivi. Gli infermieri tutti sono pronti ad aprire, così facendo, una nuova fase, richiesta e voluta dai cittadini per il bene dei cittadini stessi”.