banner bcc calabria

Carceri al collasso, riflessioni del sindaco di Cinquefrondi Michele Conia

banner bcc calabria

banner bcc calabria

Carceri al collasso, riflessioni del sindaco di Cinquefrondi Michele Conia
“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, è la frase pronunciata da Voltaire nel XVIII secolo, ed è più attuale che mai- esordisce Michele Conìa, avvocato, sindaco di Cinquefrondi e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili, Immigrazione e Politiche di pace che rilette sullo stato di salute delle carceri in Italia. Con il suicidio nel carcere di Frosinone dello scorso 19 febbraio, sono 13 le persone ristrette in carcere che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, più un operatore, per un totale di 14 morti nelle strutture detentive. Dai dati di “Ristretti orizzonti” si apprende che nel 2024 sono stati 90 i suicidi in carcere contro i 61 del 2023 e a ciò si aggiungono i suicidi di 7 agenti di polizia penitenziaria, ulteriore segnale del disagio e della disperazione che si respirano all’interno delle strutture. Come censito dall’associazione Antigone, al 31 gennaio del 2025 erano 61.916 i detenuti presenti nelle nostre carceri, che hanno una capienza ufficiale di 51.300 posti; più di 18mila unità mancanti agli organici della Polizia penitenziaria. Uno dei passaggi del discorso di fine anno del presidente Sergio Matterella riguardava proprio il carcere e uno dei suoi aspetti più drammatici: l’alto tasso di suicidi correlato a condizioni di sovraffollamento inaccettabile. Anche Papa Francesco, con il gesto simbolico dell’apertura della Porta Santa del Giubileo nel carcere romano di Rebibbia, ha voluto destare alta l’attenzione sulle condizioni della popolazione carceraria. Sovraffollamento, strutture fatiscenti, condizioni degradanti, accesso ridotto ai servizi e alle attività lavorative e formative è ciò che accomuna drammaticamente le carceri. Diverse sono state le condanne ricevute dall’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per le condizioni delle carceri e la violazione di alcuni diritti umani basilari, così come anche emerso dalle statistiche del Consiglio d’Europa sulla situazione disastrosa del nostro sistema penitenziario. C’è un problema di spazi, ma c’è soprattutto una assoluta carenza di risorse umane: non solo polizia penitenziaria, ma anche educatori, mediatori culturali, psicologi e medici. Secondo il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, è soprattutto il sovraffollamento a determinare l’incremento dei suicidi e degli eventi espressione del disagio detentivo, come aggressioni, autolesionismo, tentati suicidi. Una condizione inaccettabile che allontana da ogni possibilità di riscatto. L’articolo 27 della Costituzione sancisce che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, ma viene completamente disatteso. Il carcere infatti, nelle condizioni in cui si trova oggi, si trasforma in discarica sociale. Servono urgenti misure deflattive della densità detentiva concedendo misure alternative. Grande dimenticata dietro le sbarre è la salute. La persona detenuta, quando si tratta di malattia o infermità, ha gli stessi diritti della persona libera e il trasferimento della competenza della sanità penitenziaria dal ministero della Giustizia al Sistema Sanitario Nazionale non ha portato grandi cambiamenti e il detenuto per vedere garantito il suo diritto alla salute è stretto tra la burocrazia di carceri e ospedali. Intanto è di questi giorni la notizia che l’Istituto a Custodia Attenuata (Icam) di Lauro in Campania (unica struttura nel Mezzogiorno a garantire alle detenute madri di poter convivere in una realtà penitenziaria con i bambini senza ambienti direttamente riconducibili ad un carcere per detenute madri), sarà chiuso con i trasferimenti delle detenute e dei loro bambini. Condivido la preoccupazione dei Garanti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania-continua Conia- secondo i quali i tre bambini oggi presenti in Istituto interromperanno il loro percorso scolastico in corso e saranno destinati a strutture del nord Italia. Le detenute madri in Italia attualmente sono 10 di cui 3 ancora a Lauro, 3 in Veneto, 1 in Piemonte e 2 in Lombardia. In ultima analisi il ddl “Sicurezza”, attualmente in discussione al Senato, introduce nuove fattispecie di reato, o di circostanze aggravanti, che inevitabilmente si tradurranno, in ancora più esecuzione penale e ancora più carcere. Tra l’altro prevede l’introduzione del reato di rivolta passiva impedendo alle persone di agire in maniera pacifica per affermare i propri diritti, di protestare pacificamente per condizioni di vita insostenibili e la non obbligatorietà del rinvio della pena per le donne incinte e madri di bambini fino ad un anno. Le persone che hanno commesso dei reati, pur avendo un debito con la giustizia, hanno diritto ad un’ulteriore opportunità di riscattarsi dai propri errori. Anche per le condizioni in cui versano molte strutture, la reclusione, al netto delle buone pratiche, non può avere nessuna funzione rieducativa e di recupero sociale. Dall’ultima relazione del Garante delle persone private della libertà e dal rapporto di Antigone emerge un inferno dietro le sbarre: strutture fatiscenti e condizioni detentive spesso disumane, carceri vetuste, con celle di pochi metri quadrati che non sono riscaldate o sono senza acqua calda, senza doccia, senza aree per le lavorazioni, palestra, campo sportivo. Sono fermamente convinto-conclude il Primo cittadino di Cinquefrondi- che la pena conservi la sua tensione rieducativa costituzionalmente prevista se si possa compiere un reale percorso di cambiamento. L’accesso all’istruzione dei detenuti e la riabilitazione sociale sono gli strumenti più potenti per prevenire la recidiva e promuovere un vero reinserimento sociale attraverso l’apprendimento, lo sport, il teatro, la musica , la scrittura, i laboratori di pasticceria, di falegnameria, solo per fare alcuni esempi, e le statistiche ci restituiscono un impatto decisivo. Le competenze acquisite durante la detenzione devono trasformarsi in opportunità reali di lavoro una volta fuori, creando un “ponte” tra il periodo di reclusione e il rientro nella società. Laboratori creativi e buone pratiche, esempi di giustizia riparativa e inclusiva. Per evolvere e cambiare.
Michele Conìa, avvocato, sindaco di Cinquefrondi (RC) e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili e Immigrazione e Politiche di pace