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“Caridi non può parlare della coesione del centrodestra”

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Ma da quale pulpito il senatore Antonio Caridi pensa di poter predicare la coesione del
centrodestra? Non ricorda forse di avere architettato le manovre scissionistiche capeggiate da
Alfano con il tradimento a Berlusconi e Forza Italia? Sarebbe opportuno che chi oggi si erge a
paladino della coesione della coalizione riguardasse con onestà intellettuale la propria storia politica
e facesse un bell’esame di coscienza. Noi forzisti non dimentichiamo che ha rinnegato i valori del
partito come un voltagabbana. E non accettiamo che i richiami al senso di responsabilità
provengano da chi non ha pensato due volte a mettere sotto i tacchi anni di battaglie basate su
principi nobili, difesi con coerenza e impegno costante. I sostenitori ed i militanti di Forza Italia
sanno molto bene quanto sia stato difficile recuperare consenso dopo quella spaccatura del Popolo
della Libertà creata ad arte, con il contributo incisivo di Caridi, per delegittimare la leadership di
Berlusconi e costruire la nuova identità politica che oggi Renzi usa come stampella. D’altra parte il
senatore non è nuovo a colpi di scena e dopo vari passaggi di casacca adesso vorrebbe indossare
quella del ricostruttore. Ma per quanto siamo convinti che per vincere il centrosinistra occorra
lavorare per un centrodestra coeso, riteniamo che questo percorso non possa essere guidato da chi
pretende di governare processi che egli stesso ha compromesso. Prendiamo atto dell’ennesimo
ripensamento di Antonio Caridi, che in poco tempo è passato da Udc a Ccd a Pdl a Ncd e per finire
al Gal, ma sarebbe corretto che ci fosse da parte sua un gesto di onestà nel riconoscere gli errori
commessi nel passato, prima di esprimere valutazioni di merito e dare indicazioni di
comportamento. Sarebbe il minimo, anche per il rispetto che si deve agli elettori e a quanti si
riconoscono nei valori del partito. Sarebbe un grave errore sottovalutare l’intelligenza degli elettori
e non considerare che ognuno si propone con la propria storia, che è innegabile e tangibile, e per
questa viene giudicato anche nell’interpretazione della politica come mero opportunismo.