Caso casa circondariale Lamezia, Cisal: “Non si può e non si deve solo criticare”
Lug 09, 2013 - redazione
“Non si deve pensare semplicemente di chiudere istituti penitenziari come quello di Lamezia, in quanto tale paventata soluzione costituirebbe non solo un ulteriore sperpero di risorse pubbliche, ma anche un irrisarcibile danno per la collettività calabrese tutta”
Caso casa circondariale Lamezia, Cisal: “Non si può e non si deve solo criticare”
“Non si deve pensare semplicemente di chiudere istituti penitenziari come quello di Lamezia, in quanto tale paventata soluzione costituirebbe non solo un ulteriore sperpero di risorse pubbliche, ma anche un irrisarcibile danno per la collettività calabrese tutta”
Riceviamo e pubblichiamo:
Alcuni giorni fa abbiamo appreso dalla stampa delle numerose e pesanti critiche mosse nei confronti del dirigente dell’Istituto Penitenziario di Lamezia Terme, dr.ssa Maria Luisa Mendicino.
Poiché come Organizzazione Sindacale nazionale riteniamo non ci si possa, anzi non ci si debba, rivolgere ne ai vertici delle Istituzioni, ne alla stampa soltanto per criticare, sentiamo il dovere di farlo per dissentire e dissociarci, senza se e senza ma, da quelle che riteniamo essere ingiuste critiche e accuse immotivate rivolte nei confronti di quel direttore penitenziario, delle quali non riusciamo a comprendere le motivazioni alla base delle stesse. La dr.ssa Mendicino, da diversi anni alla guida dell’Istituto di Lamezia Terme, nel compiere il suo delicato e difficile lavoro, ha sempre e comunque dato prova di serietà e professionalità, alla quale ha saputo sapientemente abbinare una non indifferente dose di umanità.
E’ grazie a queste sue peculiarità, che in un ambiente di lavoro “particolare” e non certo facile come quello di una Casa Circondariale, nonostante le criticità tipiche della situazione, alle quali si aggiungono quotidianamente quelle strutturali (derivanti dal fatto che l’Istituto in questione , ubicato in un edificio ex convento risalente al ‘600 quindi, seppur oggetto di recente ristrutturazione ed adeguamento al compito da assolvere, è pur sempre una struttura adattata); quelle causate dalle ben note ristrettezze di budget accentuate della spending review; nonchè in quasi perenne situazione di sottorganico, che il dirigente Mendicino, mantenendo un costante corretto dialogo e confronto con le O.S., ha sempre fatto fronte alle esigenze istituzionali tipiche della custodia e trattamento, garantendo nelle tempestività nei vari settori d’ufficio, contemperando al tempo stesso, le esigenze di tutto il personale (anche di tipo privato), sia esso del comparto sicurezza (polizia penitenziaria), che quello del comparto ministeri (c.d. civili).
In questo ambito e in condizioni storiche difficile, davvero non comprendiamo – attribuendo quasi certamente il tutto ad un malinteso che siamo certi avrà modo ben presto di essere chiarito e positivamente risolto – quali possano essere state le ragioni che hanno indotto esponenti di altra sigla sindacale a prendere carta e penna per giungere a muovere due rilievi in particolare. Ci riferiamo all’episodio in cui — di fronte all’ennesimo caso di perdita di unità di personale amministrativo (per giusto collocamento a riposo) cui per blocco di turn-over non è stato possibile porre rimedio con nuove assunzioni– il dirigente in questione, per assicurare lo svolgimento delle importanti mansioni cui era preposta la persona posta in quiescenza, ha temporaneamente assegnato ad altro impiegato quel compito. Così come stentiamo a credere (ed a racchiuderne le motivazioni alla base) che sia stato possibile muovere critiche al fatto che, in occasione della festa del corpo di polizia penitenziaria (importante ricorrenza annuale per il personale tutto e per quello del comparto sicurezza in particolare), di fronte a precise disposizioni, legate alla spending review, ricevute dai Superiori Uffici, il dirigente della struttura lametina, non ha proceduto – contrariamente a quanto avveniva in passato – ne ad estendere inviti alle locali autorità cittadine ne, tantomeno, ad organizzare festeggiamenti di alcun tipo. Tuttavia, sempre in considerazione della propria spiccata sensibilità, ritenendo doveroso evidenziare, in qualche modo e seppur in maniera estremamente contenuta, la particolare ricorrenza, ha provveduto ad organizzare – a proprie cure e spese – un piccolissimo rinfresco per i dipendenti appartenenti al corpo di polizia penitenziaria presenti in servizio ed avvisando al contempo anche quelli fuori dal servizio.
Con l’occasione noi della Cisal Fpc – Dipartimento Ministeri e Comparto Sicurezza, rivolgiamo un invito al dialogo ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, alle forze politiche di ogni livello ed a tutte le altre sigle sindacali affinchè possa essere messa in atto tutta una serie di iniziative volte ad ideare e realizzare dei progetti (a cui ci sentiamo di dare il nostro sia pur piccolo ma speriamo prezioso contributo) per reperire le risorse strumentali e finanziarie al fine di dare a tutti gli operatori del settore della Pubblica Amministrazione le migliori condizioni di lavoro possibili. Tutto ciò porterebbe da un lato ossigeno alle casse dello Stato e dall’altro, grazie ad una innovazione, riorganizzazione e migliore gestione delle risorse umane nella pubblica amministrazione garantirebbe efficienza ed efficacia nei luoghi di lavoro,
Per raggiungere questo obiettivo, speriamo comune e condiviso, non si devono mortificare ulteriormente i dipendenti pubblici, ne addossare ingiuste responsabilità ai dirigenti.
Allo stesso tempo – così per come da noi più volte sostenuto in passato – non si deve pensare “semplicemente” di chiudere istituti penitenziari come quello di Lamezia, (in questi ultimi anni adeguatamente ristrutturato, anche dal lato della sicurezza) che garantisce efficienza ed efficacia sulla sicurezza e sull’espletamento dei propri compiti Istituzionali sul territorio regionale, in quanto tale paventata soluzione costituirebbe non solo un ulteriore sperpero di risorse pubbliche, ma anche un irrisarcibile danno per la collettività calabrese tutta.
Ciò con l’unico intento di poter dimostrare – tutti insieme, Pubblica Amministrazione, politica e mondo sindacale – che si ha veramente voglia di cambiare rotta nella gestione e amministrazione delle risorse pubbliche. Sprechi da eliminare ve ne sono tanti; ma a nostro parere – sempre per come già in passato evidenziato – sono da ricercare altrove.
Fabio Schiavone e Antonello Iuliano (Cisal)