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Chiesti quattro anni e sei mesi di carcere per Claudio Scajola

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Sono quattro anni e sei mesi gli anni di carcere chiesti per l’ex ministro dell’interno Claudio Scajola, mentre per Chiara Rizzo, “Lady Monaco”, moglie del latitante Amedeo Matacena, la richiesta è di 11 anni e 6 mesi di reclusione; per Martino Politi sono stati chiesti 7 anni e 6 mesi di reclusione; per Mariagrazia Fiordelisi, invece, la richiesta è stata di 7 anni e 6 mesi di reclusione.
Queste le richieste del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo nel processo “Breakfast” che vede alla sbarra diversi soggetti con l’accusa di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena.
Lombardo non ha contestato a Scajola l’aggravante mafiosa, diversamente invece per Chiara Rizzo, Martino Politi e Mariagrazia Fiordelisi, ai quali invece è stata chiesta.
Lo stesso Pm Lombardo durante la sua requisitoria ha fatto un’analisi della situazione criminosa che si era venuta a creare dove i grandi appalti degli anni ‘90 sarebbero stati favorevoli ad Amedeo Matacena. Dal tapis-roulant al lungomare, il palazzo dello sport, palestre e questura. Tutti firmati da imprese che sono riconducibili in via indiretta ad Amedeo Matacena.
Le attenuanti sono state richieste per Mariagrazia Fiordelisi in quanto lo stesso ha collaborato nel corso dell’inchiesta.
Il procuratore aggiunto Lombardo è molto schietto nella sua requisitoria affermando che “Amedeo Matacena è l’unico nella storia giudiziaria reggina e forse anche nazionale a dire ad un Rosmini: ‘Io non ti pago, perché se continui a insistere quello che sei tu lo faccio diventare un altro”.
Per il resto si sofferma sulla posizione di Chiara Rizzo chiedendosi, lo stesso Pm, se lei sapesse di tutto quanto è emerso per la gestione dei rapporti con la cosca Rosmini.
Le infiltrazioni mafiose sono sempre all’ordine del giorno in ogni inchiesta dove ci sono potere e soldi