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Crotone, ancora fermi lavori bonifica sito inquinato

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Desideriamo svolgere, come cittadini crotonesi, un semplice esercizio di memoria, per ricordare a noi ed a chi ci legge, che le vie della riscossione sono finite, se non ti chiami Equitalia.
Come noto, con la sentenza n. 2536 del 24 febbraio 2012 il Tribunale di Milano condannava Syndial S.p.a, a dare corretta esecuzione alle opere di bonifica e alla messa in sicurezza del sito inquinato di Crotone con le modalità contenute nel Piano Ordinario di Bonifica del 23 luglio 2009, approvato con D.M. del 31 Luglio 2009, nonché all’ulteriore pagamento, a titolo di risarcimento del danno ambientale degli ormai famosi 56.200.000 di euro, da liquidarsi in favore del Ministero dell’Ambiente. Dal 2012 ad oggi, numerose sono state le campagne mediatiche di molti amministratori, che ci rassicuravano che quel risarcimento era destinato a Crotone e, su questo presupposto, stilavano piani utopistici di sviluppo per il territorio crotonese.
Da un punto di vista ufficiale, tuttavia, nessun vincolo esiste tra il territorio di Crotone ed i fondi per il risarcimento. Nessun accordo di programma, nessun protocollo di intesa, nessun atto ad hoc. I 56.200.000 di euro restano nell’aere per un paio di anni, riscaldati dal fiato sprecato dei tanti che non hanno inteso rassegnarsi. Il solo atto ufficiale nel quale sembra ritrovarsi il legame tra risarcimento danno e Crotone è l’art. 4-ter, comma 1 del decreto “Destinazione Italia”. A riguardo, il Piano prevede che: “Al fine di accelerare la progettazione e l’attuazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito contaminato di interesse nazionale di Crotone, le somme liquidate per il risarcimento del danno ambientale a favore dell’amministrazione dello Stato con sentenza del tribunale di Milano n. 2536 del 28 febbraio 2012, passata in giudicato, sono versate all’entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate al pertinente capitolo dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e destinate alle finalità di cui al presente comma.”
Un gioco di parole che sa di beffa, sulla reale destinazione di questi 56 mln di euro, che invece sembrano ben “vincolati” e confezionati.
La stessa norma prevede l’investimento da parte dell’immancabile commissario ad acta, per dare efficacia al Piano di Bonifica. Ci piacerebbe poter affermare che l’istituto del commissariamento è un atto dovuto da parte di un governo responsabile. Purtroppo nostro malgrado ci tocca osservare l’abuso di questo strumento istituzionale, ormai diventato clava di delegittimazione politica da parte di attori già di per sé illegittimi. Ci sembrerebbe più consono avere un progetto di sviluppo da dare al commissario, piuttosto che un mero piano di bonifica destinato a lasciare un territorio spoglio ed un tessuto economico-sociale arido.
Lo stesso Ministro Galletti nel settembre 2014, a seguito di una interrogazione parlamentare, ha solo garantito la nomina di un commissario straordinario per la bonifica e la messa in sicurezza, in applicazione proprio dell’art. 4 ter Decreto Destinazione Italia, senza alcun riferimento all’effettivo utilizzo del risarcimento.
Si impone a questo punto una riflessione in merito all’ennesimo scippo che rischiamo di subire. Se è vero per un verso, che l’importo è previsto a titolo di risarcimento del danno ed è sganciato, come più volte è stato assicurato, dall’opera di bonifica e messa in sicurezza, cui dovrebbe provvedere direttamente e separatamente Syndial, è legittimo temere d’altra parte, che quei fondi, semmai realmente impiegati nel rispetto della lettera di legge, andranno nuovamente nelle possibilità economiche della stessa società che per sentenza è condannata a provvedervi autonomamente dando attuazione al Piano di Bonifica del 2009. Dunque, ancora una volta, nessuna crescita economica e occupazionale per Crotone.
Ci domandiamo, pertanto, se non v’è allo stato alcun progetto di sviluppo complessivo, a che pro la nomina di un commissario ad acta?
Per evitare di essere semplici spettatori, abbiamo chiesto l’intervento dei Parlamentari di Possibile, affinché attraverso apposite iniziative possano sciogliere ogni dubbio, impedire l’ennesimo scippo e garantire trasparenza circa la reale portata dell’art. 4 – ter del Piano Destinazione Italia e della sua concreta applicazione. Vogliamo impedire l’ennesima beffa ai nostri danni, vogliamo evitare l’ennesimo regalo ad ENI, perché riteniamo che sia già sufficiente la scia di veleno abbandonata.