Cultura e Potere

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In tutte le sue attività e in tutte le sue manifestazioni, l’uomo non solo esprime se stesso, il suo intelletto e il suo spirito, ma anche esercita una forza di suggestione sulla società o, comunque, rappresenta nell’attività intellettuale un preciso orientamento culturale e ideologico.

In altri termini se cultura è assimilazione intellettuale ed espressione essenzialmente personale, è però anche, necessariamente, comunicazione e scambio e simbiosi e circolazione di idee dall’individuo alla società e viceversa.

Quindi, sia l’eccessiva importanza che i contemporanei danno all’elemento sociale e della comunicazione nella cultura odierna, sia l’eccessiva attenzione all’individuo isolato e autosufficiente, sono astrazioni che non hanno riscontro nella realtà culturale, che è fatta di dimensione personale o “creazione”, e di dimensione sociale o “comunicazione”.

Le due dimensioni sono naturalmente intercambiabili in quanto, nella espressione e creazione dell’individuo c’è anche, come base, l’assimilazione della cultura antecedente e contemporanea, e, nella dimensione sociale, c’è il fondamento e lo stimolo della creazione individuale.

Non esiste quindi, se non in astratto o in teoria, una cultura individuale completamente isolata dalla cultura della società del tempo, o dalla cultura precedente, né una cultura del tutto sociale o di comunicazione, che escluda l’influenza e l’azione dell’individuo personale e creatore.

Il problema quindi non è stabilire questo, quanto piuttosto determinare o prendere coscienza della reciproca influenza tra individuo e società sul piano culturale, e dove questa influenza diventa una vera e propria dipendenza dell’uno sull’altra e viceversa, un vero e proprio potere culturale o intellettuale o ideologico.

L’influenza culturale è positiva quando è assimilazione libera dell’individuo dalla cultura contemporanea o dalla cultura tradizionale trasmessagli, o, comunque, dall’humus culturale in cui è nato e vissuto, come, ad esempio, è naturale che la poesia epica in Grecia e nei paesi occidentali sotto il dominio culturale della Grecia e della latinità, risenta dell’arte e della tecnica del grande poeta, come è stato per la poesia lirica e tragica dell’antichità e del medioevo e dell’età moderna, per il pensiero filosofico, costruito in gran parte su Socrate, Platone e soprattutto Aristotele, come per la poesia popolare e nazionale basata sulla tradizione dei canti popolari, trasmessi prima oralmente, come le “Chansons de geste” in Francia, o il mito del Parsifal in Germania, e per tutte le letterature occidentali.

Ciò è perfettamente naturale anche quando il fenomeno di assimilazione scade in imitazione ripetitiva, esteriore, meccanica dei modi e degli stili culturali. E’ invece un fenomeno negativo, quando l’assimilazione culturale della tradizione o della cultura contemporanea, diventa condizionamento ideologico, quando addormenta lo spirito critico delle coscienze del tempo, quando è ripetizione di luoghi comuni ideologici, quando insomma diventa moda culturale contro la quale o al di fuori della quale non si riesce a produrre con un autentico e libero spirito critico o creatore.

Fenomeno oggi, purtroppo, molto diffuso.

Così molti poeti e scrittori e artisti in genere, sono arrivati alla fama seguendo non solo una scuola e un preciso indirizzo culturale, ma addirittura identificandosi con una moda, in senso superficiale ed esteriore.

Ora è risaputo che l’artista, sia pure non sommo, è tale solo se, su una base scolastica e culturale, sa librarsi con l’impeto della sua individuale personalità creativa e non diventa un pedissequo seguace di una moda intellettuale.

Così Dante supera lo stil nuovo da cui proviene, e Leopardi la poesia lirica del suo tempo, e anche negli idilli più contemplativi il suo stesso martellante pessimismo e naturalismo, così è per Manzoni, d’Annunzio e alcuni, pochissimi, poeti di oggi.