Dichiarazione esplosive dell’ex presidente Mario Oliverio : “Non mi fu affidata la sanità non per un problema di legge, ma perché non mi sarei piegato. Non ho mai accettato di sacrificare il pubblico per allargare i confini al privato. E questo mi è costato”
Oliverio alla manifestazione organizzata a Vibo Valentia dal consigliere Antonio Loschiavo. Tutti dobbiamo essere presente il 10 maggio a CatanzaroApr 13, 2025 - redazione
“Non mi fu affidata la sanità non per un problema di legge, ma perché non mi sarei piegato. Non ho mai accettato di sacrificare il pubblico per allargare i confini al privato. E questo mi è costato.” Parole che pesano come pietre. Oliverio ha rivelato pubblicamente ciò che in molti hanno sospettato per anni: la volontà politica trasversale di tenere fuori dalla gestione sanitaria chiunque potesse ostacolare interessi consolidati. “A De Luca la sanità fu data. A me no. E oggi lo dico: ho sbagliato a non incatenarmi a Palazzo Chigi.”
IL DISASTRO
il Piano di Rientro del 2009, che, invece di risanare, ha massacrato la sanità calabrese. “4800 operatori sanitari in meno tra il 2009 e il 2015. Turnover bloccato. IRPEF al massimo. Ospedali chiusi. E intanto cresceva il debito verso le altre regioni. È stato un fiume deviato che si è sfogato altrove, nella mobilità sanitaria.”
ROBERTO OCCHIUTO
Roberto Occhiuto, l’attuale presidente-commissario: “Doveva aprire un confronto serio, coinvolgere le opposizioni, i sindacati, le comunità. Non lo ha fatto. Si è rinchiuso nella propaganda, nei video social. E intanto il disastro peggiora.”
Poi l’attacco diretto alla retorica del “salvatore”: “Si vanta dell’ospedale della Sibaritide. I lavori sono iniziati nel 2018. Quando è arrivato Occhiuto erano già al secondo piano. Se vuole gli mandiamo le foto. E intanto la situazione dei pronto soccorso è drammatica. A Cosenza i medici sono sovraccaricati, i reparti scoppiano. Il territorio non risponde, e tutto si riversa sugli ospedali.”
Oliverio ha ricordato anche la tragedia di Serafino Congi, il giovane morto a causa del collasso del sistema di emergenza-urgenza: “È morto perché il 118 è un colabrodo. Tre ore di attesa per un’ambulanza. In una regione dove la carenza di medici è cronica, non si può non intervenire sul fronte dell’urgenza. Non razionalizzare le uscite è una colpa gravissima.”
E la proposta? C’è. Chiara e netta:
“Io avrei chiesto al governo di rinegoziare il Piano di Rientro. Avrei preteso misure straordinarie per l’assunzione di medici nelle aree disagiate. Avrei tirato una riga sul debito, affrontandolo con trasparenza. Altro che operazioni opache e fatture duplicate.”
Ma la parte più vibrante dell’intervento è stata rivolta alle forze politiche, ai partiti, alla società civile:
“Dov’era la politica in questi anni? Dov’è oggi? Non si può lasciare soli consiglieri come Lo Schiavo a combattere questa battaglia. Se non c’è chi alimenta i motori, se non c’è una goccia di benzina nel serbatoio, come possiamo andare avanti?”
“Se le forze politiche non si rimettono in marcia, se i partiti non tornano a promuovere movimenti nei territori, allora di che stiamo parlando? Questa iniziativa è straordinaria. Sosteniamola, tutti. Perché senza partecipazione, senza lotta, senza popolo, non ci sarà nessuna svolta.”