Durissimo intervento delle Camere Penali Italiane, “Con il ‘Metodo Gratteri’, inquietanti interrogativi sull’incapacità del Giudice di svolgere, nella fase cautelare, il proprio ruolo di garante dei diritti del cittadino”

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L’Associazione Nazionale Magistrati del distretto di Catanzaro ha ritenuto di intervenire stigmatizzando i contenuti di un articolo dal titolo “Il metodo di Catanzaro” pubblicato qualche giorno fa sul settimanale “Riformista PQM” a firma dell’avvocato Valerio Murgano, componente della Giunta UCPI, affermando che “occorre ristabilire un dato di realtà a fronte di accuse che infamano la Magistratura del Distretto di Catanzaro”.

Nell’articolo l’avvocato Murgano ripete ciò che aveva già detto quando, da Presidente della Camera Penale di Catanzaro, è intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario di quel distretto nel 2023, ovvero che il “metodo Gratteri” ha determinato un abuso senza precedenti delle misure cautelari emesse nelle maxi inchieste, producendo un’enorme quantità di errori giudiziari e mietendo numerose ” vittime tra i civili”, che vengono evidentemente considerate come un mero effetto collaterale.

Poiché il Pubblico Ministero non ha il potere di emettere misure cautelari, ma soltanto la facoltà di richiederne l’emissione al Giudice, tutto questo è stato reso possibile da Giudici per le Indagini Preliminari che non hanno adeguatamente esercitato la loro funzione di controllo e di limite che il sistema penale gli impone di svolgere.

Al contempo sono stati “congelati” i procedimenti per ingiusta detenzione al fine di non far emergere l’entità e la gravità del fenomeno.

Secondo la locale ANM si tratterebbe di gravi affermazioni frutto di pregiudizio, che “offuscano la realtà”.

Accogliamo, dunque, l’invito di (ri)stabilire il dato di realtà.

I dati pubblici sulle operazioni della DDA di Catanzaro coordinate dal Dott. Gratteri dal febbraio 2017 al settembre 2023, riferiti ai soli procedimenti per i quali è già intervenuta almeno una sentenza di primo grado, riportano il numero pari ad 1121 persone arrestate, delle quali ben 670 assolte, corrispondente ad una percentuale del 37,4%.

La relazione al Parlamento ex L. 16 aprile 2015, n. 47 sulle “Misure Cautelari Personali e Riparazione per Ingiusta Detenzione” presentata nel gennaio 2025, riporta per gli anni dal 2018 al 2024 una media percentuale annua di persone sottoposte a misure cautelari e poi assolte pari a circa al 10%.

La percentuale di persone arrestate e poi giudicate innocenti nel distretto di Catanzaro è, dunque, circa quattro volte superiore alla media nazionale (già preoccupantemente alta).

Sempre attingendo alla citata relazione al Parlamento si apprende che l’indennizzo medio per un’ingiusta detenzione nel distretto di Catanzaro è di circa 48 mila euro, e che in media solo il 46% delle domande viene accolto e dunque sulla base dei dati forniti da Ministero della Giustizia, si può giungere alla conclusione che gli arresti cui si è fatto riferimento hanno dato, o daranno luogo ad indennizzi per circa 14 milioni di euro.

Il dato è approssimato largamente per difetto, perché all’appello mancano 197 arrestati in maxioperazioni eseguite nel 2023, per i quali non è ancora intervenuta neppure una sentenza di primo grado, nonché tutte le persone private della libertà personale al di fuori di maxi operazioni.

Si tratta di persone distrutte, meno della metà delle quali saranno indennizzate (in minima parte) benché innocenti e l’aspetto economico, rispetto alla tragedia umana prodotta da esistenze travolte da inchieste ingiuste, ha ovviamente, una valenza del tutto marginale, ma è opportuno ricordalo perché aiuta a rendere i termini della oggettiva enormità del fenomeno di una ingiustizia intollerabile.

Questo è il dato di realtà che va ristabilito e per prima dovrebbe occuparsene la locale ANM, interrogandosi seriamente sulle ragioni di un fenomeno tanto grave e doloroso, anziché agitare il vessillo della lesa maestà e parlare di affermazioni che offuscano la realtà e che infangano i Magistrati del distretto.

E’ la testardaggine dei numeri, appunto il “dato di realtà”, non le affermazioni che li ricordano, a far sorgere inquietanti interrogativi sul “metodo Gratteri” e sull’incapacità del Giudice di svolgere, nella fase cautelare, il proprio ruolo di garante dei diritti del cittadino.

Roma, 11 aprile 2025

La Giunta UCPI