Di Giuseppe Larosa
Il caldo torrido di questi giorni fa da cornice a quella che si appresta ad essere la campagna elettorale più stravagante degli ultimi trent’anni. C’è tutto e il contrario di tutto, un misto fritto associato al brodo caldo. Una gara contro il tempo dove tra i protagonisti (o come volete chiamarli), alcuni emulano il Benjamin Button (con salsa alla ‘nduja). L’integrità morale combacia con la freschezza di quella fonte della verginità (con sospetta non potabilità dell’acqua). Come se il passato fosse figlio di una terra straniera e tutti siamo figli di madre vergine, per intercessione dello Spirito Santo e canteremo tutti insieme Alleluia…Alleluia…
C’è una costante che accomuna quasi tutti e vige nel cosiddetto centrodestra, ovvero che senza alcun ragionevole dubbio, tutti vorrebbero andare con l’ex sindaco Roy Biasi, indistintamente e senza remore, parliamo di alcuni si intende, in quanto l’ex primo cittadino per oltre un decennio è quello più gettonato alla vittoria finale, sembrerà strano, ma è così. Ovviamente sono ipotesi estive e si sa, le previsioni cambiano continuamente. Così come le “transumanze” che di solito negli altri territori si spostano nelle zone collinari in estate e nella pianura in inverno, da noi i “tratturi” sono bel trafficati e vivono la teorie delle “geometrie variabili”. Oggi li vedi ad un tavolo, domani spariscono sia tavoli che sedie. Per così dire è anche il periodo dei “funghi”, dove spuntano liste civiche delle quali prima non vi era traccia esistenziale né condizione di certificazione in vita. Ma ci sono. Nel centrodestra formato da Lega, il partito di Biasi, il quale come sempre si candida per spirito di servizio e perché glielo chiedono (sic!). Ma lui che prende una sua decisione mai, glielo chiedono sempre di sacrificarsi. E per questo da parte nostra esprimiamo la più viva solidarietà per l’immane sacrificio ogni qualvolta è costretto a subire, così come egli stesso ha affermato anche nel 2015. Poi abbiamo Forza Italia, Fratelli d’Italia e Udc. Dalle notizie in nostro possesso, compreso quello che puntualmente ci dice in televisione Giuliacci, sembra che il tavolo allo stato attuale è sparpagliato, c’è maretta d’intenti e una forte perturbazione proveniente dal Nord.
C’è molta incertezza tanto da trasformarci da “città d’arte” a città degli asini volanti. Ognuno dice la sua, bleffa come un giocatore di poker, annuncia veleni e spettri d’altri tempi, c’è chi per vendetta e rancore trama dietro le quinte. Il reparto gestazioni perpetue da sindacatura acuta è quasi sempre affollato, ma oramai, più che gestanti siamo ai livelli geriatrici.
Iniziamo da Fratelli d’Italia, oggi ha un commissario all’epoca nominato dal parlamentare Cirielli nella persona di Filippo Lazzaro, lui si siede ad ogni tavolo del centrodestra, ma si mormora ovvero, si dice ma io non ci credo, che dalle zone metropolitane c’è l’intenzione di allearsi con Biasi. Insieme al Lazzaro furioso ci sarebbe anche una lista civica dove ha come fautori e protagonisti, Daniele Prestileo e Angela Crea (figlia del più conosciuto Ninì la quale opterà sicuramente verso Biasi). Entrambi ex maggioranza nella scorsa consiliatura. A meno che, non si trovi la quadra per una candidatura a sindaco tra Lazzaro e Prestileo. Questa ipotesi sarebbe accettata di buon grado dal commissario Totò Leva il quale si era ribellato ad un’altra proposta di candidatura a sindaco e dove insieme a primi, aveva abbandonato il tavolo per disaccordi. Ed è in attesa di sapere se l’Udc resterà ancora nelle sue mani per finire in altri lidi, il tempo di una parvenza settembrina.
Forza Italia invece che nell’ultima riunione aveva proposto una candidatura non del suo partito ma di un altro (sic!). E non è uno scherzo! Ed allo stesso tempo in seri contrasti di rotture irreversibili con la Lega di Biasi (e Spirlì), in quanto quest’ultimi sono decisi ad andare da soli e chi si vuole accodare bene, chi no, resta fuori dal loro circuito. In parole povere, “Mai con Forza Italia”, finché sarà in mano al duo Modafferi-(e soprattutto) Stranges, visti i dissapori nati all’indomani della sconfitta elettorale delle comunali scorse nel 2015. Tant’è che Nino il Moro, per gli amici Caridi, essendo vincolato con Forza Italia in quanto segretario particolare del capogruppo Giovanni Arruzzolo al consiglio regionale, è tra due fuochi. Da un lato per definizione la scelta dovrebbe essere naturale con Forza Italia, ma il cuore suo batte per Biasi, un “outing” locale. In totale secondo la teoria dell’asino che vola, sarebbero due liste a sostegno dell’ex sindaco di Taurianova. In effetti è in crisi sia di identità che spirituale tant’è che l’altra mattina (da come si evince dalla foto), stava dialogando con la lapide situata in Villa Fava per avere dei consigli dall’aldilà.
Il centrosinistra. E qui parte la crisi su cosa scrivere, un pessimismo alla “Giacomo” Manzoni, come se ci trovassimo dentro un’incertezza mista al calcolo delle probabilità infinite insieme alla teoria dei numeri primi, quest’ultimi sedotti ed abbandonati. In uno scenario desertificante quasi da postumi di un “armageddon”. Non trapela nulla e quando nulla emerge, il “canalone” è immenso.
In condizioni normali nella politica a tutti i livelli, chi è uscente da un’amministrazione sarebbe l’uomo da battere, in questo caso l’ex sindaco “simpatia” Fabio Scionti. Sfiduciato a dicembre dello scorso anno, si ricandida com’è normale che sia per riconquistare lo scranno perso a causa della “terra bruciata” fatta attorno a sé nella scorsa amministrazione. Ci sono i “terrapiattisti”, i “negazionisti”, e qui a Taurianova abbiamo i “terrabruciati” del noto ideologo, nonché cugino non riconosciuto del Manzoni, un tal Alessio. In questo caso occorre parlare per difetto facendo la conta di quel che è rimasto, come di solito accade in una moria o meglio di quel che rimane di un conflitto bellico quando si fa la conta dei morti e dei feriti.
Per capire meglio, l’altra volta Fabio Scionti vinse le elezioni con sei liste, di questi ne ha perse quattro (Udc, A testa alta, Riparti per il Sud e Impresa Calabria per un totale di 1.267 voti), gli sono rimaste due, il Partito Democratico e il Comitato Civico. Cinque anni fa solo queste due liste avevano preso oltre 1.900 voti, ma i più votati oggi non ci sono e addirittura amano Fabio Scionti come di solito si ama un geco attaccato al muro. In quanto l’azione “terraprocustiana”, mista all’immensa simpatia e alla riconosciuta umiltà che tutto il mondo ci invidia, a proposito dell’ex sindaco, ha distrutto tutto quello che c’era da distruggere. Nonostante il numero salvataggi (senza nemmeno un grazie), compreso quello finale, nulla è cambiato. Ma il passato è storia. E oggi? Non è dato saperlo, non trapela nulla, mancano meno di venti giorni per presentare le liste e lì scopriremo l’arcano. Secondo noi, c’è un canalone immenso, irto (ah no, Irto non c’è con loro), difficoltoso e quasi desertificante checché se ne dica anche se, è un problema quello delle liste che accomuna tutti quanti. Però, nonostante tutto, ancora oggi andare al ballottaggio con Fabio Scionti è tuttora un serio rischio per gli avversari più accreditati, in quanto i voti d’opinione potrebbero riservare delle grandi sorprese. Ma il punto è uno solo, avrà la forza Scionti di andare al ballottaggio? Visto lo sparpagliamento “Tarapia tapioco come se fosse antani con la supercazzola prematurata, con lo scappellamento a destra”, magari qualche possibilità ce l’avrebbe.
Per il resto, siamo a Cinecittà, tra comparse e asini che volano…