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Elezioni, nasce il movimento “Saracena in Comune”

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di Domenico Latino

Intervista a Luigi Pandolfi, giornalista da sempre impegnato in politica, attualmente promotore del movimento “Saracena in Comune”. Laureato in scienze politiche, scrive di politica ed economia su vari giornali, riviste e web magazine, tra cui Il Manifesto, Micromega, Linkiesta, Economia e Politica. Tra i suoi libri: Destra, correnti ideologiche e temi culturali nell’Italia repubblicana (2000); Un altro sguardo sul comunismo, teoria e prassi nella genealogia di un fenomeno politico (2011); Lega Nord, Un paradosso italiano in 5 punti e mezzo (2011); Crack Italia, La politica al tempo della crisi (2011).

In primavera 78 comuni calabresi saranno impegnati nel rinnovo dei propri consigli comunali. Si vota anche nel suo comune, Saracena, piccolo borgo dell’area del Pollino, in provincia di Cosenza. Dalla stampa abbiamo appreso che lei è uno dei promotori di un movimento che si ispira alle esperienze delle “Città in Comune”. Di che si tratta?

Saracena, come tutti i borghi interni, di montagna, vive sulla sua pelle doppiamente gli effetti di questa lunga crisi. Perché parte di un tutto, perché realtà periferica, marginale. Siamo scesi dopo molti decenni sotto la soglia psicologica dei quattromila abitanti, rischiamo per i prossimi anni spopolamento ed abbandono. Ci siamo chiesti se questa china sia inesorabile, se non si possa fermare, provare a fermare, il declino. Siamo giunti alla conclusione che un primo antidoto sia la partecipazione alla vita pubblica, recuperare uno spirito comunitario, mettere a sistema energie intellettuali, esperienze, saperi, restituire alla cittadinanza spazi pubblici, sottrarre alcuni beni fondamentali alla logica del mercato, riconciliare i cittadini con la politica attivando istituti di democrazia diretta. Poi vengono certamente il lavoro, servizi più efficienti, fiscalità di vantaggio per i meno abbienti, una maggiore vivacità culturale. Su tutto, però, la capacità di fare rete, ragionare in termini di territorio, pensarsi come parte di un mosaico. Con queste convinzioni, e con la speranza di invertire la rotta, abbiamo dato vita al movimento “Saracena in Comune”.

Il territorio del Pollino ha grandi risorse…

Non c’è dubbio. Ricompreso nell’area protetta più estesa d’Italia, oggi riconosciuta come patrimonio dell’UNESCO, è davvero uno scrigno di tesori naturalistici e culturali. Pensi: su undici comuni classificati in Calabria come “Borghi più belli d’Italia”, ben tre insistono nella nostra area. E che dire della diversità arbëreshe? Le comunità albanofone in Italia sono una cinquantina, di cui sei solo nell’area dell’ex Comunità montana del Pollino, con Lungro che è sede dell’Eparchia, diocesi della Chiesa Italo-albanese di rito orientale. A questo straordinario patrimonio Saracena concorre con le sue montagne ed i suoi pianori di grande valore paesaggistico ed ambientale, ricchi di biodiversità, con il suo centro storico di origini arabe, con le sue produzioni tipiche. Sono convinto che se nei prossimi anni sapremo investire su questo immenso patrimonio, insieme, mettendo da parte inutili campanilismi, il destino delle nostre comunità potrà essere diverso. E non è soltanto questione di soldi, di finanziamenti, pur importanti. Innanzitutto è questione di strategie di valorizzazione condivise, di un approccio nuovo, moderno, al governo del territorio. Non siamo all’anno zero, ma c’è bisogno di fare un salto di qualità.

Lei, comunque, non è quello che si dice un neofita della politica. Ha avuto anche responsabilità di governo al suo paese e nel territorio…

Si. Sono stato vicesindaco del comune di Saracena dal 2002 al 2007, poi anche presidente della Comunità Montana del Pollino. Sono state esperienze importanti, che mi hanno aiutato a crescere, ad acquisire competenze, a conoscere il territorio ed i suoi problemi. Politicamente, parliamo però di un’altra era. E’ cambiato tutto, siamo cambiati anche noi, il nostro modo di guardare il mondo. Per quel che mi riguarda, in questi ultimi dieci anni ho privilegiato lo studio, la scrittura. Ho provato, nel mio piccolo, a dare una lettura della crisi economica nella quale, per molti versi, siamo ancora immersi. Anni importanti, durante i quali ho costruito tante relazioni, in Italia ed in Europa, con l’altra sponda del Mediterraneo. Relazioni politiche e culturali che, spero, possano tornare utili qualora dovessimo vincere le prossime elezioni. Mi piacerebbe mettere a frutto queste relazioni per fare di Saracena un centro culturale riconosciuto a livello nazionale ed europeo, l’agorà di incontri sui grandi temi del presente, dall’economia alle migrazioni, all’ambiente. Se la sua domanda allude al tema, ricorrente, della “rottamazione” dei “vecchi”, dico intanto che vecchio non sono, poi che l’anagrafe non è un indicatore di qualità.

Più indietro parlava di lavoro, forse la vera piaga di questi tempi, in Calabria maggiormente. Ma un piccolo comune cosa può fare su questo versante?

Bella domanda. Il problema esula dalla dimensione locale, ovviamente. Nondimeno, anche un piccolo comune può fare qualcosa. Quando parlavo di integrazione territoriale, mi riferivo all’ottimizzazione della filiera cultura-tradizioni-natura-agricoltura-prodotti tipici, da cui dipende un pezzo del futuro occupazionale della nostra zona. Poi, c’è poco da fare, rimane la lezione di John Maynard Keynes: serve più spesa pubblica! Ci sono ingenti risorse nell’ambito della politica di coesione europea, destinate sia a supportare nuove iniziative imprenditoriali, sia a creare, direttamente, nuovi posti di lavoro in alcuni settori specifici. Penso ad esempio alle risorse destinate dal Piano di Sviluppo Rurale al comparto agricolo e forestale. Ma ce ne sono anche altre. Non bisogna perdere nessuna di queste opportunità. In un comune come quello di Saracena basterebbero, per stare al tema,una cinquantina di stipendi in più per dare una spinta al commercio, all’artigianato, all’economia locale. Keynes avrebbe parlato di moltiplicatore della spesa pubblica. Ma basta anche la nostra piccola storia locale, segnata da due grandi esperienze produttive, l’una nel settore del legno, l’altra della pelle.

Con chi vi confronterete in questa competizione elettorale?

Mah, poco importa. Mi piacerebbe, nel rispetto di tutti, che a prevalere fossero grandi idee e non il solito teatrino. Peraltro, sono fermamente convinto che la rinascita della politica passi dal livello locale.