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Gay, ancora una condanna per l’Italia

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Dopo che già tanti stati nel mondo hanno compiuto sforzi legislativi affinché anche
la legge fosse adeguata alla società, perché troppo spesso, anche nei paesi cosiddetti
sviluppati la legislazione arriva troppo tardi rispetto all’andamento ed ai comportamenti
dei propri cittadini, anche la Corte europea dei diritti umani condannandola, ha
chiesto all’Italia di riconoscere le unioni civili fra persone dello stesso sesso.
I giudici di Strasburgo si sono pronunciati martedì, dopo aver preso in esame il
caso di tre coppie omosessuali. La sentenza non è per ora definitiva, siccome entro
tre mesi dal pronunciamento, la penisola può chiedere che la causa venga portata
avanti davanti alla cosiddetta Grande Camera. “Queste coppie”, ha scritto la corte,
“hanno le stesse necessità di riconoscimento e di tutela della loro relazione
al pari di quelle eterosessuali”. L’Italia, insieme alle Grecia, non riconosce
le unioni di questo genere. Se la Giustizia europea fa un passo così avanti, commenta
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, è ora che anche
l’Italia si adegui ed il Parlamento approvi nell’immediato e contemporaneamente
due leggi: una contro l’omofobia ed un’altra per la parità di tutte le “unioni
civili”. È giunta l’ora, ribadisce D’Agata, che sia realizzato compiutamente
nel Belpaese l’articolo 3 della Costituzione.