“1915: la cultura va in guerra” E' il tema dell'incontro che si terrà domani a Reggio Calabria
di Caterina Sorbara
Domani, nella Sala di San Giorgio al Corso, alle ore 17.30, nel Centenario della Prima Guerra Mondiale, si terrà un incontro sul tema “1915: la cultura va in guerra”. Interverranno il Prof. Antonino Romeo e del Dott. Diego Privitera.
Ricordiamo che la Prima Guerra Mondiale vide fin dai primi momenti la partecipazione di personalità del mondo della cultura, dell’arte, della letteratura. Era la “guerra patriottica” – che accendeva i contendenti dell’una e dell’altra – ad attirare queste personalità nel clima di esaltazione popolare verso la guerra, che essi condividevano e che, in qualche caso, avevano contribuito a creare, che vide le popolazioni salutare i soldati che si avviavano al fronte, nella illusione che si sarebbe trattato di un breve conflitto.
Molti di essi perirono nei campi di battaglia o nelle retrovie per le ferite riportate o per le malattie – vedi il caso del poeta Georg Trakl – molte altre – pensiamo al grande pittore Egon Schiele – morirono nell’ultimo anno del conflitto (il 1918) a causa dell’epidemia di spagnola.
In Italia il parossismo interventista toccò il proprio massimo con gli infuocati discorsi del poeta-vate Gabriele D’Annunzio a Quarto il 5 maggio 1915 (in occasione della sagra dei Mille) e più tardi a Roma il 13 maggio 1915 durante le cosiddette “radiose giornate di Maggio” che anticiparono la formale e ufficiale partecipazione dell’Italia alla Guerra anche se il clima favorevole all’intervento armato venne, in certo qual modo, preparato qualche anno prima dalla pubblicazione del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuto su Le Figaro del 5 febbraio 1909, nel quale al punto 9 si trovava scritto “Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”.E in effetti i futuristi pagarono un grande tributo alla partecipazione alla guerra.
Marinetti, Boccioni e Sant’Elia – gli uomini di punta del movimento – scelsero di arruolarsi come volontari nel giorno stesso in cui l’Italia entrò in guerra contro l’Austria-Ungheria.
Tutti e tre trovarono la morte.
Non dobbiamo dimenticare poi, la figura di Renato Serra, scrittore e critico, che partecipò alla Seconda e Terza Battaglia dell’Isonzo nel corso della quale morì in combattimento il 20 luglio del 1915, a soli 31 anni, sul monte Podgora (monte Calvario) e lo scrittore Scipio Slataper, triestino, arruolatosi volontario, come molti altri triestini, e morto al fronte combattendo sul monte Podgora –oggi Monte Calvario – il 3 dicembre del 1915.