30 anni dalla morte di Tortora: “Nulla è cambiato” Lo “Sportello dei Diritti” ricorda l'eroe e rilanc ia la proposta di istituzionalizzare la Giornata Nazionale dell e Vittime di Malagiustizia il 17 giugno di ogni anno
Il 18 maggio 1988, a 59 anni muore Enzo Tortora, conduttore
televisivo, autore e giornalista, per un tumore. A 30 anni dalla sua
morte, Tortora è diventato la personificazione dell’errore
giudiziario italiano. Nulla, intanto, è cambiato nella giustizia
italiana. Lo “Sportello dei Diritti
[http://www.sportellodeidiritti.org/]” ricorda l’eroe e il simbolo
della lotta alla malagiustizia. Enzo Tortora, il giornalista fu
arrestato e tradotto in carcere dopo essere stato accusato
ingiustamente di associazione mafiosa e traffico di droga, reati dai
quali risultò totalmente estraneo dopo un processo approdato sino
alla Corte di Cassazione, sulla base di accuse formulate da soggetti
provenienti da contesti criminali. Dopo ben 7 mesi di reclusione ed
una battaglia di civilità portata avanti in prima linea, anche per il
suo contestuale impegno politico in parlamento nelle fila dei
radicali, la sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta e venne infine
definitivamente assolto. Tortora morì solo un anno dopo
dall’assoluzione in via definitiva a causa di un male che senz’altro
fu determinato dalle sofferenze subìte per l’ingiusta detenzione e
per l’essere stato messo alla gogna in un Paese che si spaccò fra
colpevolisti e innocentisti, come sempre accade nel mondo
dell’informazione globale. A tal proposito disse il grande scrittore
siciliano Leonardo Sciascia: «Quando l’opinione pubblica appare
divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario – divisa in
“innocentisti” e “colpevolisti” – in effetti la divisione non avviene
sulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell’imputato o a
suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno
scommettere su una partita di calcio o su una corsa di cavalli. Il
caso Tortora è in questo senso esemplare: coloro che detestavano i
programmi televisivi condotti da lui, desideravano fosse condannato;
coloro che invece a quei programmi erano affezionati, lo volevano
assolto.» Nonostante tutto ciò, Enzo Tortora non si arrese, come
fanno tanti sopraffatti da un sistema giudiziario che può soffocare e
uccidere al pari di una rivoltella e questa sua lotta per la difesa
dei diritti dei cittadini contro una giustizia con la g minuscola che
troppo spesso si rivela forte con i deboli e debole con i forti, se ha
portato dei miglioramenti quantomeno nell’attenzione dei cittadini
verso i problemi connessi all’amministrazione della giustizia e
dell’ordinamento penitenziario con provvedimenti che hanno significato
nuove garanzie per indagati e detenuti, tuttavia non può rimanere nel
dimenticatoio anche in onore e per mantenere costante l’attenzione
verso le migliaia di cittadini che quotidianamente sono accusati o
condannati ingiustamente, e subiscono trattamenti umilianti e
indicibili sofferenze, acuite al giorno d’oggi, ancor più che in
passato, dalla potenza dei media e della rete che sono pronti a
sacrificare il nome e la dignità delle persone in ragione della
“notizia”. Ecco perchè, per un ulteriore miglioramento dei
diritti dei cittadini e per una Giustizia sempre più “Equa” ed
adeguata ad una civiltà che riconosce nelle Libertà dei suoi
cittadini la massima essenza dello Stato di Diritto, Giovanni D’Agata,
presidente dello “Sportello dei Diritti
[http://www.sportellodeidiritti.org/]”, proprio nella data del 17
giugno, rilancia la proposta di istituzionalizzare una “Giornata
Nazionale delle Vittime di Malagiustizia”, perchè anch’esse sono
vittime e sono un po’ tutti Enzo Tortora.