A Taurianova al “Villaggio Sud Agrifest” va in scena “Solo la verità lo giuro” con Antonio Padellaro, una grande (ma umile) firma del giornalismo italiano Un’ora dove il racconto si trasforma in una narrazione intima dell’autore, tra aneddoti, vita da cronista e le amarezze che lo hanno colpito
Di GiLar
Un pomeriggio caldo ma interessante. Un luogo immerso nella natura, colori, sorrisi e suoni tra sottofondi di parole che si fondevano con l’aria leggera che si respirava in quella splendida realtà che oramai è diventato il Villaggio Sud Agrifest, un luogo di cui ci si fida solo per la luce che emana.
Proprio ieri in quel “villaggio” è andato di scena una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano, uno dei pochi rimasti di una vecchia guardia che “affascinava” come lo stesso Antonio Padellaro ha voluto sottolineare quando ha ricordato, firme leggendarie come Bocca, Scalfari o Montanelli, ognuno con le sue idee ma che trasmettevano un fascino con la loro scrittura che ammaliava tutti i lettori ed erano tanti, l’odore della carta stampata vendeva milioni di copie al giorno. Da quei destini che sono nelle mani di alcuni “mostri” come Trump o come quel maledetto sette ottobre in Medioriente, fino all’epoca berlusconiana come innovatore della politica, ma che porta quella macchia di essersi fatto le leggi ad personam per sfuggire alla giustizia, ma che gli riconosce le sue grandi doti di comunicatore, ma soprattutto di innovatore.
Antonio Padellaro, fondatore del Fatto Quotidiano, già Direttore de L’Unità nonché cronista di lungo corso ha presentato il suo nuovo libro in questa nostra Calabria, dove per sua stessa ammissione, “da dieci anni viene spesso per presentare i suoi libri”, e che ha “bisogno di quel riscatto che solo la cultura può consentirlo”.
È stata un’ora “calda” come se ci si trovasse dentro un contenitore di aneddoti giornalistici, una serie di fatti e di risvolti che ha attirato l’attenzione dei presenti che, nonostante il grande caldo sono rimasti seduti ad ascoltarlo. Il libro di Padellaro ha un titolo intrigante (e lo è pure il contenuto), “Solo la verità lo giuro. Giornalisti Artisti Pagliacci”, edito da Piemme.
La presentazione di un libro “sincero”, ma che non fa sconti a nessuno, ma la cosa che ha colpito di più ascoltando Padellato è che non fa sconti nemmeno a sé stesso, facendo capire che quel libro non è altro che un “diario intimo” intriso di confessioni, rivelazioni, alcune anche dirompenti, e anche amare, come le sue cacciate dai giorni in cui ha lavorato e ammettendo che “non ho mai fatto del vittimismo nella mia vita”.
Padellaro ha descritto una realtà triste, e ieri è stata la conferma plastica di quello che oggi è il giornalismo italiano ovvero che quel pianeta del cartaceo si sta rapidamente sgonfiando sotto quei riflettori e le luci dei talk show, non esistono più le vecchie redazioni ma quello che non esiste, ma che spera ci sarà una nuova leva di giornalisti è “il sistema pensante”.
Quel titolo del libro di Padellaro, per chi ha un’età diciamo “compatibile” con il tempo che fu, ricorda tanto la famosa frase di un grande socialista qual è Rino Formica, un mostro sacro della politica italiana quando affermò che la politica fosse “sangue e merda”, ovvero editori, potere e politica hanno sempre condizionato la professione giornalistica, che tutto potrebbe essere governato, anche la notizia stessa.
Tutto ciò è stato raccolto in quell’ora nata in un pomeriggio estivo, in un luogo dove la pace filtra con la natura, tra la luce di un sole che bacia gli alberi, tra un vento che comunica con forza e ogni emozione è percettibile come foglie che si staccano e arrivano dritte alla mente. È un luogo dove non sei solo, e se pure lo sei, in quel “villaggio” non ti sentirai solo.