Caccia siriani in azione a Damasco
redazione | Il 29, Ott 2012
146 le vittime da ieri nel Paes
Caccia siriani in azione a Damasco
146 le vittime da ieri nel Paes
Caccia siriani hanno bombardato i quartieri orientali di Damasco di Zamalka, Irbin e Harasta provocando forti esplosioni. Lo hanno riferito fonti dell’opposizione. Secondo un comunicato dell’Harasta Media Office, organizzazione dei ribelli, nella zona non ci sono elettricità, acqua e mezzi di comunicazione. Scontri vengono segnalati dagli attivisti anche nel quartiere periferico di Douma, a nordest di Damasco.
SCONTRI E BOMBE,VIOLENZA HA LA MEGLIO SU TREGUA – Ancora scontri, attentati e bombardamenti, con i Mig governativi che riappaiono nei cieli della Siria: anche la tregua di soli tre giorni chiesta dall’Onu sembra ormai fallita, con un bilancio di almeno 200 morti nei primi due giorni in cui sarebbe dovuta essere applicata, secondo un bilancio di una ong. Intanto il capo di Al Qaida, Ayman al Zawahiri, ne approfitta per ergersi a difensore del popolo siriano: la comunità internazionale, afferma in un nuovo videomessaggio, ha dato “licenza di uccidere” al presidente Bashar al Assad. Scontri tra ribelli e forze governative, accompagnate da bombardamenti delle truppe e dell’aviazione di Damasco, sono stati segnalati oggi dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) e dai Comitati locali di coordinamento (Lcc) dell’opposizione nei sobborghi della capitale, ad Aleppo, nella provincia di Hama e in quella di Idlib, in particolare nella città di Maarrat al Numaan, dove da settimane proseguono i combattimenti per il controllo di una via essenziale di comunicazione tra Damasco e Aleppo. Le vittime oggi sarebbero non meno di 39, secondo gli Lcc. mentre l’Ondus parla di 48 uccisi dopo i 146 di ieri, che sarebbe dovuta essere la prima giornata di una tregua per la festività islamica del Sacrificio, sponsorizzata dall’inviato dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi. Le due organizzazioni parlano anche di scontri ad Aleppo, per la prima volta, tra ribelli e miliziani curdi di un’organizzazione vicina al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), organizzazione separatista turca. Secondo l’Ondus vi sarebbero stati una trentina di morti. La televisione di Stato ha affermato che un gruppo “terrorista” – denominazione usata in genere per i ribelli armati – ha dato fuoco a un autobus nella regione di Afrin, nel nord del Paese. Nulla si sa della sorte dei 14 passeggeri. L’emittente ha inoltre segnalato l’esplosione di un’autobomba davanti a una chiesa siriaca a Dayr az Zor che ha provocato “gravi danni” all’edificio, ma non ha parlato di vittime. Mentre l’Ondus parla di un attentato nella stessa città con otto morti. La tregua “è nata morta”, ha affermato un capo dei ribelli ad Aleppo, il colonnello Abdel Jabbar al Oqaidi, citato dall’agenzia Afp. Un fallimento per il quale le parti continuano ad accusarsi reciprocamente. E ben poco per placare gli animi possono fare notizie come quella data dalla televisione secondo la quale 279 detenuti sono stati rilasciati a Dayr az Zor in base ad un’amnistia concessa il 23 ottobre scorso dal presidente Bashar al Assad a tutti i detenuti, “non colpevoli di azioni di terrorismo”. Intanto il comandante delle forze Usa in Europa, generale Mark Hertling, ha avanzato dubbi sui responsabili dei colpi di mortaio esplosi dal territorio siriano e caduti in Turchia nelle ultime tre settimane, che hanno fatto salire alle stelle la tensione fra Damasco e Ankara. “Non sappiamo con certezza se questi proiettili sono esplosi dall’esercito siriano, dai ribelli che vogliono coinvolgere la Turchia o dal Pkk”, ha detto l’alto ufficiale. Un gruppo di ribelli siriani, infine, ha annunciato di avere ‘arrestato’ nella regione di Azaz, nel nord della Siria, un giornalista libanese, Fidaa Itani, affermando che “il suo lavoro è incompatibile con la rivoluzione siriana”, ma ha assicurato che presto lo rilascerà.