Sanità, ritardi record nei pagamenti ai fornitori. In Calabria per saldare servono ben 973 giorni
redazione | Il 05, Gen 2013
Ad evidenziare il dato che, tra l’altro, vede la Calabria in cima alla classifica negativa, è la Cgia di Mestre che sfruttando delle relazioni della Corte dei conti ha messo in luce come nel settore sanitario nazionale vi siano ritardi intorno ai 300 giorni nei pagamenti ai fornitori, ritardi che aumentano al Sud e soprattutto arrivano ad oltre il triplo in Calabria
Sanità, ritardi record nei pagamenti ai fornitori. In Calabria per saldare servono ben 973 giorni
Ad evidenziare il dato che, tra l’altro, vede la Calabria in cima alla classifica negativa, è la Cgia di Mestre che sfruttando delle relazioni della Corte dei conti ha messo in luce come nel settore sanitario nazionale vi siano ritardi intorno ai 300 giorni nei pagamenti ai fornitori, ritardi che aumentano al Sud e soprattutto arrivano ad oltre il triplo in Calabria
Strumenti per medici e infermieri, pulizie, mense, ma anche materiale amministrativo: i fornitori delle strutture ospedaliere devono ricevere almeno 40 miliardi di euro dalle Asl. E il dato, rileva la Cgia di Mestre, è solo ufficioso visto che Lazio, Campania, Abruzzo, Sicilia e Calabria non hanno comunicato l’ammontare dei propri debiti. In media le Aziende sanitarie locali pagano dopo 300 giorni, ma nel Sud i tempi di pagamento possono raggiungere quasi tre anni: 973 giorni in Calabria, 894 giorni in Molise e 770 giorni in Campania. Con una media generale nella pubblica amministrazione di 180 giorni che secondo le previsione della Cgia è destinata a crescere. L’impossibilità di quantificare con precisione l’indebitamento complessivo delle Asl e degli ospedali è legato al fatto che molte Regioni non hanno comunicato alla Corte dei Conti i dati riferiti al 2011, proprio quelle regioni che hanno un disavanzo sanitario. Al netto di queste Regioni, a fine 2011 il debito ammontava a quasi 18 miliardi di euro. Se teniamo conto che nel 2010 (quando l’indebitamento, pari a 35,5 mld, includeva gli importi di tutte le Regioni) queste cinque realtà del Sud assorbivano quasi la metà del debito complessivo nazionale, si può affermare con buona approssimazione che il dato complessivo riferito al 2011 non dovrebbe essere inferiore ai 40 miliardi di euro. Un decreto legge del novembre scorso ha stabilito che dall’1 gennaio 2013 tutte le strutture sanitarie pubbliche dovranno pagare entro 60 giorni. Alla luce di questi dati – rileva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – è difficile pensare che le Asl, soprattutto quelle del Sud, riescano a rispettare la nuova tempistica. Infatti, non è un caso che in questi giorni molte strutture sanitarie stiano sottoscrivendo dei contratti con scadenze di pagamento ben al di sopra dei limiti stabiliti per legge, in barba a quanto previsto dal decreto di recepimento della Direttiva europea contro il ritardo dei pagamenti”. Un ritardo dei pagamenti così elevato rappresenta un danno per il sistema economico ma anche per il servizio sanitario, spiega Valerio Fabio Alberti nuovo presidente della Fiaso, la Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, che raggruppa 120 Aziende Sanitarie ed Ospedaliere in tutto il territorio nazionale. “Il dato che riporta la Cgia è quello rilevato dalla Corte dei Conti e coincide con la stima della stessa Fiaso. Chi paga con tempi lunghissimi non ha nessuna capacità negoziale, non si può trattare il prezzo migliore e in più scatta un aumento dell’8% per pagare la mora. Impossibile così risparmiare e ci sono costi ulteriori”, sottolinea ancora Alberti. L’impatto sul sistema produttivo è fortissimo: “Basti pensare – aggiunge il presidente Fiaso – al sistema delle imprese, quelle medie e quelle piccole, e a quelle che offrono servizi socio assistenziali come cooperative e onlus, dove la principale risorse è costituita dal personale”. Per la Fiaso esiste però una via di uscita: aumentare la disponibilità di credito bancario per le aziende sanitarie. “Serve cambiare la normativa e il supporto delle banche, ma i benefici economici sarebbero straordinari”, conclude Alberti. Gli interessi bancari sarebbero infatti minori degli interessi di mora e le aziende potrebbero così contrattare a prezzi migliori.