Le mani della ‘ndrangheta sulle videoslot, arresti e sequestri
redazione | Il 23, Gen 2013
Blitz della Guardia di finanza in Emilia Romagna. 29 ordinanze di arresto e sequestro da 90 milioni di euro. E in un’intercettazione minacce al giornalista Tizian – ULTIMI AGGIORNAMENTI
Le mani della ‘ndrangheta sulle videoslot, arresti e sequestri
Blitz della Guardia di finanza in Emilia Romagna. 29 ordinanze di arresto e sequestro da 90 milioni di euro. E in un’intercettazione minacce al giornalista Tizian
ROMA – La Guardia di Finanza sta eseguendo 29 ordinanze di custodia cautelare ed oltre 150 perquisizioni nei confronti di un’organizzazione che secondo le indagini gestiva in tutta Italia i settori del gioco on line e delle videoslot manomesse. A capo dell’organizzazione un boss della ‘ndrangheta con base a Ravenna. I finanzieri hanno anche sequestrato beni per oltre 90 milioni di euro.
L’organizzazione, secondo quanto accertato dai finanzieri, aveva la base operativa in Emilia e ramificazioni non solo in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) ma anche in Romania e in Gran Bretagna. A capo dell’organizzazione ci sarebbe un boss della ‘ndrangheta, trasferito in Emilia dove deve scontare un provvedimento di ‘obbligo di firma’, con precedenti per diversi reati tra cui traffico internazionale di droga e armi. Il blitz scattato stamattina ha impegnato circa 800 finanzieri di diversi comandi italiani che stanno eseguendo le 29 ordinanze (18 delle quali di custodia cautelare in carcere) e 150 perquisizioni in numerose sale da gioco dove erano state piazzate dall’organizzazione le videoslot manomesse o dove era possibile collegarsi con i siti di gioco on line illegali.
LE MINACCE AL GIORNALISTA
“O la smette o gli spariamo in bocca”. Così due degli arrestati nella maxi-operazione anti-‘ndrangheta della Gdf di Bologna, parlano al telefono del giornalista della Gazzetta di Modena, Giovanni Tizian. Nell’intercettazione di fine 2011 quello che è ritenuto il capo dell’organizzazione, Nicola Femia, si lamenta con un faccendiere, Guido Torello, di articoli pubblicati su di lui.
“In mezza pagina parla di me questo giornalista, ed è già la seconda volta in due anni. Dice…un esponente della ‘ndrangheta, poi questa cosa dei giochi..”, dice Femia a Torello nella telefonata registrata. E il faccendiere si mette subito a disposizione: “Va bene, mi dici come si chiama il giornale e il nominativo. E lo facciamo smettere immediatamente. Ci penso io, ce l’hai copia?”. E aggiunge: “Ti dirò che c’é un giornalista che rompe le balle ad una persona che mi sta aiutando, poi ti diro chi è. O la smette o gli sparo in bocca, perché è una persona che mi sta dando una mano”. Poi riferito a Tizian, che ora è sotto protezione: “Questo é qui è una persona che o gli stai sul culo…”. Quindi quando Femia gli accenna dei contenuti degli articoli usciti sulla Gazzetta di Modena e scritti da Tizian, Torello taglia corto: “Vedi che glielo faccio dare in bocca, glielo faccio dare in bocca. Ti spiego: sappi una cosa, che ci sono due poteri oggi in Italia, la magistratura e i giornali”. E Femia: “Eh lo so, il giornale è peggio della magistratura”.
IL BLITZ NELLE SALE DA GIOCO
L’associazione a delinquere dalla provincia di Ravenna, dirigeva sul territorio nazionale ed estero, anche attraverso estorsioni e sequestri di persona, l’attività illecita nel settore del gioco on line e delle video slot manomesse. L’organizzazione, secondo quanto accertato dai finanzieri, aveva la base operativa in Emilia e ramificazioni non solo in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) ma anche in Romania e in Gran Bretagna. Il blitz scattato stamattina ha impegnato circa 800 finanzieri di diversi comandi italiani che stanno eseguendo le 29 ordinanze (18 delle quali di custodia cautelare in carcere) e 150 perquisizioni in numerose sale da gioco dove erano state piazzate dall’organizzazione le videoslot manomesse o dove era possibile collegarsi con i siti di gioco on line illegali.
LA PERQUISIZIONE
Le hanno perquisito l’abitazione e il suo posto di lavoro negli uffici della Corte di Cassazione. Così anche una impiegata del ‘Palazzaccio’ di piazza Cavour, a Roma, è rimasta coinvolta nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Bologna che, sotto la direzione della Dda, ha eseguito questa mattina 29 ordinanze di custodia cautelare.
TRA ARRESTATI ANCHE 2 MILITARI GDF ED EX POLIZIOTTO
C’e Nicola Femia, conosciuto anche come ‘Rocco’ e ritenuto un importante boss ‘ndranghetista al vertice dell’organizzazione smantellata dalla Gdf, coordinata dalla Dda di Bologna, che faceva profitti con il gioco illegale on line e con le videoslot manomesse. Oltre alle 29 ordinanze di custodia cautelare, 19 delle quali in carcere, emesse dal Gip Bruno Perla, sono 150 le persone indagate e altrettante le perquisizioni tra Milano, Roma, Ravenna, Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Torino, Asti, Biella, Bergamo, Macerata, Teramo, Potenza, Modena, Parma, Brescia, Cagliari, Palermo, Messina, Lucca, Benevento, Treviso, Vicenza e Viterbo. Tra gli arrestati, oltre ai due figli di Femia, Rocco Maria Nicola e Guendalina, e il genero Gianalberto Campagna, vi sono un sottufficiale della Finanza di Lugo di Romagna, un altro ex militare sempre della Gdf e un ex ispettore della polizia di stato, accusati di dare informazioni ‘dall’internò all’organizzazione criminale.
Secondo quanto accertato dalle indagini del Gico di Bologna – che ha lavorato sotto il coordinamento del Procuratore capo Roberto Alfonso e dei sostituti Francesco Caleca e Marco Mescolini – l’organizzazione si occupava principalmente di due attività. La prima, il gioco illegale su internet, aggirando le regole italiane attraverso connessioni a siti esteri, in particolare in Inghilterra a Romania: per fare un esempio del denaro che girava, da una perquisizione informatica ad uno dei siti creati, è risultato che aveva raccolto in soli sette mesi oltre 40 milioni di euro di giocate. Il danno erariale ammonta, in questo caso, a circa 1,2 milioni. In secondo luogo, la manomissione di videoslot, in bar e sale giochi: venivano alterate le schede all’interno in modo da nascondere i reali volumi di gioco, eludere i controlli e così lucrare sui soldi destinati ai Monopoli di Stato. Inoltre è stato accertato che Femia, che ha a suo carico una condanna in appello a 23 anni per traffico di stupefacenti – ricorreva sistematicamente all’intestazione fittizia di beni, affidandosi a prestanome per poter gestire comunque le proprie attività. Il ‘meccanismo’ messo in piedi, tenuto in mano dal capo e dai familiari, prevedeva anche il ricorso ad estorsioni, nei confronti di persone che partecipavano, ma che rimanevano indietro coi pagamenti o che non restituivano quello che si riteneva dovessero ai propri superiori. Proprio da un episodio del genere, nel febbraio 2010 sono scattate le indagini: un marocchino venne sequestrato e picchiato da tre persone di origine calabrese. Lo straniero ebbe il coraggio di denunciare, e l’approndimento della Finanza ricollegò i tre a Femia, originario di Santa Maria del Cedro (Cosenza), dove la ‘cosca’ che porta il suo cognome è ritenuta dominante. I sequestri hanno interessato 18 macchine, alcune di lusso, 128 immobili (tra appartamenti e sale giochi), tra cui la villa nel ravennate dove risiede il boss dal 2002, 30 rapporti bancari, 21 società e 1.500 schede.