“Dopo il voto cattolici uniti per recuperare il nostro ruolo in politica”
redazione | Il 06, Mar 2013
E’ il proposito del segretario questore del Coinsiglio regionale Giovanni Nucera
“Dopo il voto cattolici uniti per recuperare il nostro ruolo in politica”
E’ il proposito del segretario questore del Coinsiglio regionale Giovanni Nucera
Riceviamo e pubblichiamo:
Non era difficile prevedere che il responso elettorale di fine febbraio avrebbe complicato e non chiarito il quadro politico nazionale, alla luce della grave crisi economica e non solo che la stessa Italia e l’Europa stanno vivendo.
I sentimenti di confusione e sconforto che in questi giorni aleggiano nel cuore degli uomini di buona volontà, consapevoli della posta in gioco che il risultato elettorale ha messo in campo, non solo non soddisfano le aspettative, ma rischiano di fare smarrire i migliori propositi.
Lo sconforto è un sentimento umano, che in certe situazioni è comprensibile, ma che deve essere sconfitto dalla fede, dalla speranza e dalla carità. Sentimenti molto cari ai cattolici tanto che non mancano le iniziative per avviare opere di chiarimento e di riorganizzazione del suo associazionismo per offrire una via di riferimento nell’ormai compromesso sistema politico bipolare, sempre più in crisi, anzi annullato dal voto di questi giorni.
In questa direzione mi piace cogliere due dinamiche di ampia portata. La prima, il tentativo che una parte del mondo cattolico ha cercato di porre in essere attraverso l’esperienza del Governo Monti, per tamponare la grave crisi economica e finanziaria del Paese. La seconda, l’aver sempre più, attraverso i pronunciamenti del Magistero, evidenziato prima del voto la crisi antropologica che viviamo e che quindi in campagna elettorale richiedevano di insistere sulla centralità dei principi “non negoziabili”, fondamento della dignità umana e pilastri della dottrina sociale della Chiesa”.
Principi non negoziabili che hanno il compito di “illuminare” gli aspetti di politica economica e sociale necessari per affrontare la grave emergenza della recessione e della disoccupazione. Né il Governo Monti, né i tanti rivoli cui ancora ostina a disperdersi la cultura sociale cattolica, hanno saputo cogliere la grande opportunità elettorale creando, di conseguenza, disorientamento e delusione tra i cattolici.
Un’altra occasione sprecata, forse per insipienza, per mancanza di volontà o per tattiche logiche da cui la cultura cattolica dovrebbe stare lontana. Eppure le opportunità non sono mancate. Dopo “Todi 1” e “Todi 2”, ci si aspettava un’assunzione di grande responsabilità per esaltare, soprattutto, il valore dei “principi” non negoziabili.
Non come una classifica precettiva o prescrittiva, ma come elementi fondamentali che devono accompagnare la crescita dell’uomo.
E quando “i principi” perdono la loro essenza intrinseca e si trasformano in “normali valori” allora si affievoliscono le identità e si mescolano le sensibilità culturali in un insieme indistinto dove tutto è possibile e dove ogni azione troverà sempre libertà di arbitrio e di determinazione in un relativismo che è proprio il più delle volte, l’antitesi del rispetto della dottrina sociale e della fede cattolica.
La delusione che oggi si registra, ancora una volta, è frutto degli atteggiamenti incoerenti che molti uomini, impegnati in politica, e che si richiamano al magistero della Chiesa, continuano ad assumere: alcuni candidandosi in partiti che contengono nel loro programma punti indubbiamente lesivi della legge morale naturale e della stessa salvaguardia dell’identità della persona; altri, inserendosi nelle liste di cultura liberista e laicista, dimenticandosi della loro formazione e della loro provenienza; altri ancora, hanno utilizzato l’appartenenza a movimenti ecclesiali per lanciarsi in politica dentro raggruppamenti che portano avanti istanze contrarie alle ispirazioni del movimento ecclesiale originario.
E mentre il mondo cattolico continua a dividersi sulla interpretazione dell’impegno dei suoi uomini nel rispetto della laicità della politica, i principi cosiddetti “non negoziabili” subiscono, giorno dopo giorno, sempre una maggiore e più insistente aggressione.
Ciò avviene in Europa, dove il “riconoscimento giuridico del matrimonio omosessuale” è un fatto dirompente che apre la possibilità della filiazione, non solo tramite adozione, ma anche tramite inseminazione. Né è plausibile sostenere che trattasi di minoranze, poiché non è sul numero dei riconoscimenti che si fonda la “contrapposizione”, ma è sul cambiamento di cultura che si afferma una deriva travolgente e nichilista.
Si va incontro al rischio di perdere il senso della paternità e della maternità ed il valore del concetto di “famiglia”. E mentre questa valanga impetuosa si abbatte sulla natura umana, i cattolici si dividono sempre di più su tematiche di piccolo cabotaggio smarrendo il significato della “giusta via”.
La già ridotta pattuglia dei cattolici “ispirati”, presente nella scorsa legislatura, si è, dopo il voto di questi giorni, almeno a prima vista, ulteriormente assottigliata, facendo venire meno una credibile difesa di principi e valori connessi alla natura umana.
C’è la reale possibilità che anche in Italia, in questa legislatura, diventino leggi concrete le norme sulle convivenze omosessuali, già approvate in Inghilterra, in Francia, in Spagna, ed in altri Paesi; che venga sfondato il limite dei tre embrioni, previsto dalla Legge 40, e che la pillola abortiva RSU486 sia in dotazione alle ragazzine come una normale pastiglia per il mal di gola. Ma anche che si possa avere coppie divorziate con una e-mail o che un bambino possa avere sei genitori.
Oggi che l’esito elettorale ha mandato in soffitta il bipolarismo è necessario che l’associazionismo cattolico, in tutte le sue componenti, partendo dalle città piccole e grandi e dalle parrocchie e senza pregiudizi ideologici, ritrovi la serenità del dialogo, e che concretamente si ponga come baluardo al relativismo dominante della nostra società. Ma è più che mai opportuno che si recuperi l’identità e la dignità dell’essere laici-cattolici per riavviare una stagione nuova per la politica italiana ed europea. No ad una rivoluzione “grillina” ma ad una vera e salutare battaglia sulla ricerca della verità storica ed antropologica. Verità che parte dalla riscoperta di un nuovo umanesimo che riporti la persona ed i suoi bisogni al centro del dibattito politico. Per fare questo, diventa più che mai indispensabile riunire le forze cattoliche, così come avvenne all’inizio del secolo scorso, in un’unica grande aggregazione con la quale ripartire, non solo per salvare il significato sempre eterno del popolarismo e della solidarietà, ma anche la socialità di una economia che avendo messo cinicamente da parte “l’uomo”, incombe sulla società come una scheggia impazzita che colpisce la comunità rendendola sempre più insicura e minacciata nella sua esistenza.
On. Giovanni Nucera Segretario Questore del Consiglio regionale della Calabria