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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 26 DICEMBRE 2024

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Grillo, il nuovismo che sa di antico

Grillo, il nuovismo che sa di antico

| Il 06, Mar 2013

Editoriale di Luigi Pandolfi

Grillo, il nuovismo che sa di antico

Editoriale di Luigi Pandolfi

 

 

Lo so. Adesso mi attirerò gli strali, ed il sarcasmo, di quanti, anche a sinistra, iniziano a scricchiolare di fronte alla pressione veemente dell’onda grillina.

Mi diranno che il Movimento 5 Stelle introduce nel sistema politico italiano nuove forme di protagonismo dei cittadini, che propone soluzioni originali alla crisi, ai problemi ambientali, che potrebbe contribuire a svecchiare la classe politica del paese, mettendo fine alla bulimia della cosiddetta “casta”. Ok, ci sto. Sono considerazioni che anch’io ho fatto.

Epperò, fors’anche per alcuni interessi storiografici che ho coltivato nella mia prima gioventù, non riesco a togliermi dalla testa alcune associazioni, taluni parallelismi, tra il grillismo di oggi e ed altri fenomeni politici populisti, scapigliati, impertinenti, che hanno segnato, chi più chi meno, la storia del novecento.

Quand’ero studente universitario a Perugia ero sovente andare a passare un po’ il tempo alla Biblioteca Augusta di Via delle Prome, per leggere qualche libro ormai introvabile o sfogliare vecchi giornali. È passato molto tempo, ma in queste ore confuse mi riaffiorano alla memoria immagini, frasi, concetti, catturati qua e là in quei lontani pomeriggi perugini. Sarà un caso che mi torna in mente l'”Abbasso tutti!” che campeggiava sul giornale dell’Uomo Qualunque? Oppure certe freddure contenute nel Candido di Guareschi ed in quello, successivo, di Giorgio Pisanò? Si, Giorgio Pisanò. Quello delle polemiche al vetriolo con Giacomo Mancini (“Si scrive leader, si legge lader”), che dava delle “merde” a chi la pensava, anche nel suo ambiente, diversamente da lui. Forse no, non è un caso.

“In pratica assistiamo all’ignobile spettacolo di un arrivismo spudorato, al brulicare di una verminaia di ambizioni, ad una rissa feroce per conquistare i posti di comando dai quali poter fare il proprio comodo ed i propri affari. Questa rissa si svolge tra uomini politici professionali che vivono di politica, e che, per ragioni di pentola, hanno trasformato la politica in mestiere”.

Chi l’ha detto? Beppe Grillo forse? No, Guglielmo Giannini, nel suo editoriale sul primo numero de “L’Uomo Qualunque”. Sessantasette anni fa. Straordinaria attualità di Giannini!

Penso poi alle piazze e, chissà perché, mi vengono in mente le adunate. Non tanto quelle del Ventennio, troppo “regolari”, oramai. Piuttosto quelle dannunziane, più vivaci, più libere, scapestrate. Il grande tribuno, il Vate, il “Me ne frego” contrapposto alla normalità responsabile. Sennonché il fiumanesimo finì poi per confluire nel fascismo.

Non è una novità il rapporto tribunizio con le folle. Appartiene alla storia della politica moderna, della società di massa. In questo il Movimento 5 Stelle non ha inventato nulla. Compreso l’esonero del leader dal rendere conto delle cose che dice, di quello che fa. Il Vate non è sindacabile, punto.

A Roma i parlamentari neoeletti oltre a salutarsi, a conoscersi, a presentarsi, non hanno mica discusso della linea politica, delle scelte da compiere su eventuali alleanze e sulla formazione del nuovo governo. Questo lo deciderà il leader, nella sua illuminata solitudine. D’altronde il leader, in questi casi, non deve il suo ruolo ad un mandato ricevuto dalla base, dal popolo, da chicchessia. Men che meno da un gruppo parlamentare, i cui membri devono invece tutto alla prodigalità del leader.

I partiti sono finiti, dice Grillo. E con cosa dovrebbero essere sostituiti? Ce lo spiega direttamente lui: “Le masse informate non hanno più né il bisogno né la volontà di delegare ad alcuno il loro destino. I Referendum via rete, senza quorum e propositivi diventeranno la normalità”.

Uno scenario aberrante, una sorta di plebiscitarismo digitale, nel quale il cittadino, al di fuori di ogni socialità, anche di tipo politico, sarebbe periodicamente chiamato a fare un click su un si o un no, per avallare o bocciare scelte fatte dall’alto ovvero per esprimere posizioni che, nella maggior parte dei casi, nessuno raccoglierebbe.

Ancora: “In un tempo abbastanza breve – un decennio o due- nulla sarà come prima. Scompariranno i media tradizionali, svanirà gran parte delle strutture gerarchiche che regolano i vari aspetti della società e dell’economia. Tra queste, anche i partiti, che saranno sostituiti dai movimenti.”

Si ha l’impressione che l’alternativa proposta da Grillo sia quella in cui masse di individui atomizzati, soli davanti agli schermi dei loro personal computer, diventano portatori di una nuova forma di protagonismo passivo di fronte all’ineffabilità del potere.

Qualche decennio fa ci fu un altro leader carismatico che, dopo aver tuonato contro il “parlamentarismo parolaio ed inconcludente”, decise di chiuderli per legge i partiti. Tranne il suo. Si chiamava Benito Mussolini.

Referendum, plebisciti, masse e tribuni. Cosa c’è di nuovo? Probabilmente solo il web.