Il boss del clan Pesce rinviato a giudizio per riduzione in schiavitù della moglie
redazione | Il 08, Mar 2013
Francesco Pesce, 29 anni, figlio del boss Salvatore e considerato anch’egli esponente di primo piano nella cosca è stato rinviato a giudizio dal gup di Reggio Calabria con l’accusa di aver ridotto in schiavitù la propria ex moglie. Il processo si svolgerà il prossimo 24 giugno davanti ai giudici della corte d’Assise di Palmi
Il boss del clan Pesce rinviato a giudizio per riduzione in schiavitù della moglie
Francesco Pesce, 29 anni, figlio del boss Salvatore e considerato anch’egli esponente di primo piano nella cosca è stato rinviato a giudizio dal gup di Reggio Calabria con l’accusa di aver ridotto in schiavitù la propria ex moglie. Il processo si svolgerà il prossimo 24 giugno davanti ai giudici della corte d’Assise di Palmi
REGGIO CALABRIA – Francesco Pesce, di 29 anni, figlio del boss Salvatore e ritenuto a sua volta uno degli elementi di spicco dell’omonima cosca di Rosarno, è stato rinviato a giudizio dal gup di Reggio Calabria, Alberto Indellicati, con l’accusa di riduzione in schiavitù dell’ex moglie. Il processo è stato fissato per il 24 giugno davanti ai giudici della Corte d’assise di Palmi. Era stata la donna stessa, deponendo nel corso del processo All Inside contro i presunti capi e gregari della cosca, a riferire che il marito, quando erano sposati, la maltrattava e la chiudeva a chiave in casa. Un racconto confermato anche dalle collaboratrici di giustizia Giuseppina Pesce, sorella di Francesco, e Rosa Ferraro. E proprio le dichiarazioni delle due donne sono state acquisite agli atti su richiesta del pm della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti.