Considerazioni forse poco ortodosse sul risultato delle ultime elezioni amministrative parziali
redazione | Il 15, Giu 2013
Editoriale di Bruno Morgante
Considerazioni forse poco ortodosse sul risultato delle ultime elezioni amministrative parziali
Editoriale di Bruno Morgante
Le elezioni amministrative, anche se parziali, ma con test significativi quali Roma, Siena, Treviso e Catania, hanno determinato una vittoria del centrosinistra e una sconfitta pesante per il PDL e quasi la scomparsa del movimento di Grillo, che sembrava destinato ad avanzamenti progressivi, fino alla vittoria finale.
E’ aumentata a livello preoccupante l’astensione (nei ballottaggi ha superato in molti posti il 50%) e molti commentatori (sfacciatamente di parte e non contenti dell’esito delle elezioni) hanno tratto la conclusione che nessun partito ha vinto, in quanto lo stesso PD a Roma ha preso in assoluto meno voti di quando ha perso con Rutelli.
Il dato reale incontrovertibile è non solo la vittoria del PD, ma anche che nelle città in cui si è votato sono state elette amministrazioni che nei prossimi cinque anni gestiranno legittimamente la cosa pubblica di quelle città, per cui il non voto è stata una delega agli altri a scegliere per proprio conto i propri amministratori.
A nessuno è consentito di strumentalizzare la disaffezione di molti italiani per la politica e per i suoi rappresentanti e le tragedie che molte famiglie stanno vivendo, prefigurando sbocchi violenti per dare sfogo alle proprie insoddisfazioni e al fallimento di politiche spesso deliranti.
Servono riforme vere e profonde e non demagogia o populismo, riforme che sono tali se verremo tutti toccati, sia dal punto di vista del reddito, che dei servizi, che dei privilegi piccoli o grandi di cui godiamo.
Serve lavoro.
Serve una redistribuzione della ricchezza per stringere un poco la forbice tra scandalose ricchezze e povertà sempre crescenti.
Serve una politica che dia uguali basi di partenza ai cittadini e garantisca il merito, rimettendo in moto l’ascensore sociale.
Serve una politica che parli agli italiani il linguaggio della verità, esponga con chiarezza le riforme necessarie e i prezzi che si dovranno pagare, indichi gli obiettivi economici e sociali da perseguire.
Gli italiani sanno essere saggi quando si sentono in pericolo come oggi e sanno affrontare prove anche difficili, se questo serve per garantire una vita migliore per sé e per i propri figli.
Una prova, secondo la mia interpretazione, è venuta dalle elezioni amministrative.
Il PD aveva il terrore di perdere consensi perché la propria base non avrebbe capito fino in fondo ed accettato l’alleanza di governo con il nemico.
Il suo popolo ha premiato la prova di responsabilità che i dirigenti, dopo innumerevoli errori commessi, hanno dimostrato nell’aiutare l’Italia ad uscire dalla pericolosa impasse in cui si trovava.
Per questo per i partiti è il momento di osare e di non avere paura di mettere in atto i grandi cambiamenti di cui il paese ha bisogno.
Il più grande tradimento sarebbe tentare di esorcizzare i problemi non affrontandoli e aggravando, in termini strutturali, la situazione attuale, per cui a problemi veri tipo eliminazione dell’IMU sulla prima casa per i meno abbienti, politiche attive per l’occupazione, diminuzione dell’imposizione fiscale per imprese e famiglie, finanziamenti per scuola, ricerca, ambiente, credito per PMI, si rispondesse con la politica dei condoni.
Si sente qualcuno ipotizzare il condono edilizio tombale e il condono fiscale tombale per reperire le risorse, senza dover aumentare le tasse, per l’eliminazione totale dell’IMU, per non aumentare l’IVA, per avere una disponibilità di venti/trenta miliardi per infrastrutture, sanità.
Dobbiamo tutti sperare che siano sciocchezze, altrimenti la situazione sarebbe molto più tragica di quanto appare.
Gli otto punti proposti dal governo sono importanti e probabilmente rappresentano un momento di sollievo per il paese, ma non affrontano le cause di fondo della nostra crisi, primo fra tutti una spesa pubblica e un livello di imposizione fiscale insostenibile dalla nostra economia.
Intanto il governo potrebbe dare un segnale portando a compimento le riforme per la riduzione della spesa approvate dal governo Monti e ferme per mancanza dei decreti attuativi, tra questi la revisione delle province, con l’eliminazione dei relativi uffici nelle province soppresse quali prefetture, questure, uffici dei ministeri e la revisione dei tribunali sul territorio.